La piaga degli horror italiani recenti è sempre stata il tirare indietro la mano davanti agli aspetti più repellenti, proporsi come horror ma poi non esserlo davvero. Cosa che fa sorridere se si pensa che gli horror italiani dell’età d’oro del genere erano famosi in tutto il mondo soprattutto perché erano molto più duri ed efferati di quelli di altri paesi. Anche La valle dei sorrisi inizialmente sembra avere proprio quel difetto, non ha subito l’audacia di andare nelle viscere e non si mostra mai perverso o disturbante. Per fortuna è anche fin da subito un film interessante: la penetrazione di Michele Riondino, uomo distrutto da traumi passati, senza voglia di vivere e apatico, in questa comunità attraverso un interesse sessuale per una ragazza e la curiosità per uno dei ragazzi a cui insegna, è accattivante. Migliore di certo rispetto a dinamiche simili viste in film drammatici.
Ci vuole insomma un po’ perché La valle dei sorrisi esca dal pantano della prevedibilità e mostri la propria originalità, ci vuole che qualche occasione di disturbare il pubblico venga persa e che alla fine anche uno degli argomenti principali della storia, cioè la caratteristica perversa che hanno le pulsioni a lungo sopite quando sono rese possibili da un grande potere non sanzionabile, sia un po’ lasciato andare. Peccato. Questo non è ancora l’horror italiano moderno definitivo, gli manca il tono giusto nella recitazione dei comprimari (un gruppo di attori visti sempre in film drammatici o commedie del resto), ma è un film che conosce la strada giusta e la percorre.
Vision distribution
La maniera in cui nel finale un pugno di immagini fa tutto il lavoro, una palestra che sembra una chiesa pagana, strutture triangolari come Midsommar, movimenti di massa che sembrano coreografati come Smile 2 e una maschera deformata, sono un balsamo rinfrescante. In precedenza forse solo Il legame di Domenico De Feudis aveva mostrato di sapersi avvicinare così tanto all’horror reale. La valle dei sorrisi alla fine forse non mette esattamente paura, gli manca proprio l’affondo, ma è un film che sa manipolare le inquietudini vere e sa usarle per mostrare qualcosa di nascosto: le reazioni alle paure e la mostruosità delle persone quando qualcosa di fantastico e sovrannaturale viene messo a loro disposizione.