Il processo
Quando venne aggredita Alessandra era al telefono con la sorella Stefania, presente all’ultimo grado di giudizio a Roma. Il delitto sconvolse la città e di recente è stato ricordato per l’anniversario. “Non dobbiamo voltarci dall’altra parte”, ha detto il sindaco Matteo Lepore, manifestando ancora una volta la vicinanza ai familiari della donna assassinata. La parola fine al processo è stata messa dalla Corte di Cassazione, che ha accolto le richieste del procuratore generale e ha rigettato il ricorso della difesa dell’imputato, l’avvocato Gabriele Bordoni, al termine di una camera di consiglio di poco più di due ore. “Giustizia. Oggi Alessandra ha avuto, finalmente, giustizia. Giovanni Padovani è un assassino, persecutore, capace di intendere e di volere; ha cercato, in ogni modo, di controllarla e possederla, fino a quando lei ha deciso di ribellarsi a tutto ciò ed è stata ferocemente uccisa”, dicono gli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini, per i familiari della vittima. “In questo tardo pomeriggio di settembre – proseguono – guardando il cielo, non si può non pensare che ‘Sandra’ sia lì, da qualche parte, e che starà sicuramente giocando con la sua cagnolina Venny, libera di sorridere, di essere donna”. Durante il processo di primo grado una perizia aveva stabilito che il giovane era pienamente in grado di intendere e volere e di stare in giudizio. E già nel processo di appello erano state respinte le richieste della difesa di procedere a nuove analisi cliniche, ritenendole inutili. I periti psichiatrici avevano infatti stabilito che l’imputato aveva anche simulato le risposte, “al fine specifico di indurre a credere nella sua instabilità mentale”. “L’imputato – si leggeva sempre nella sentenza della Corte di assise di appello bolognese – ha considerato la vittima come un oggetto di proprietà, non come una persona a cui riconoscere il diritto di esprimere una scelta di libertà o di dissenso, l’azione omicida è espressione di un intento ritorsivo dell’imputato verso l’insubordinazione della vittima, è una punizione per essere stato lasciato, per i presunti tradimenti da lui ossessivamente contestati alla vittima”.
Approfondimento
Femminicidio Alessandra Matteuzzi, ergastolo per Giovanni Padovani