Il board della Fed ha votato compatto per allentare la politica monetaria. Contro solo Stephen I. Miran, il banchiere voluto da Trump, che avrebbe preferito abbassare di mezzo punto percentuale

La Federal Reserve ha deciso di tagliare di 25 punti base il costo del denaro negli Stati Uniti in una forchetta fra il 4% e il 4,25%. Il Comitato federale del mercato aperto dovrebbe inoltre abbassare i tassi di interesse altre due volte quest’anno per un totale di mezzo punto, secondo le dot-plot, le tabelle con le intenzioni di voto dei membri del Federal Open Market Committee. Si tratta del primo taglio dal dicembre 2024.  Inoltre, contro ogni nera aspettativa, la Banca centrale americana ha rivisto al rialzo le stime di crescita del Pil per quest’anno all’1,6%, rispetto al +1,4% formulato a giugno; per il 2026 la previsione passa all’1,8% (da +1,6%) e per il 2027 sale all’1,9% (dall’1,8% di giugno). Tuttavia la Fed mette in guardia da facili entusiasmi: i rischi per il mercato del lavoro sono aumentati e l’inflazione resta elevata. «La Fed punta a centrare la massima occupazione e un’inflazione al 2% nel lungo periodo. L’incertezza sulle prospettive economiche resta elevata. Riteniamo che i rischi al ribasso per l’occupazione siano aumentati». Ad agosto infatti gli Stati Uniti hanno prodotto solo 22 mila nuovi posti di lavoro mentre l’indice dei prezzi al consumo statunitense si è attestato allo 0,4% su base mensile ad agosto, al di sopra dello 0,3% previsto. A Wall Street solo il Dow Jones continua positivo, Nasdaq e S&P500 restano in rosso. L’euro balza sopra 1,19 dollari, ai massimi da quattro anni dopo la decisione della Fed: la valuta condivisa segna 1,1904 sul biglietto verde, riportandosi a valori che non si registravano da luglio del 2021.

La decisione era nell’aria e molti analisti l’avevano prevista. Lo Stoxx 600 ha perso oltre l’1%, trainato dai settori sensibili ai tassi, tra cui banche e assicurazioni, che hanno guidato l’indice al ribasso mentre i contratti futures indicano che nei prossimi sei mesi è previsto un ulteriore allentamento di circa 0,75 punti percentuali. Le azioni lo hanno già scontato in gran parte: l’S&P 500 ha raggiunto una serie di massimi storici e da fine luglio non ha chiuso nessuna settimana in netto calo.



















































Hanno votato a favore della misura  Jerome H. Powell, presidente; John C. Williams, vicepresidente; Michael S. Barr; Michelle W. Bowman; Susan M. Collins; Lisa D. Cook; Austan D. Goolsbee; Philip N. Jefferson; Alberto G. Musalem; Jeffrey R. Schmid e Christopher J. Waller. Ha votato contro solo Stephen I. Miran, il banchiere voluto da Donald Trump, che avrebbe preferito abbassare il range obiettivo  di mezzo punto percentuale in questa riunione.

17 settembre 2025 ( modifica il 17 settembre 2025 | 20:49)