Battlefield 6 è nell’aria: la data d’uscita è imminente e abbiamo persino provato una versione quasi definitiva del gioco. Oltre alle due nuove mappe, le novità più importanti sono le modifiche derivanti dai feedback della community dopo l’Open Beta (il nostro provato dell’Open Beta di Battlefield 6 è a portata di click). Il cambiamento più evidente rispetto al test di agosto è la reattività del personaggio: molti giocatori non avevano apprezzato l’eccessiva agilità dei soldati, così gli sviluppatori hanno deciso di apportare alcune modifiche.

Mirak Valley

In questa nuova prova abbiamo potuto giocare a due nuove mappe: partiamo da Mirak Valley, la più grande tra quelle disponibili al day one. Si tratta di un enorme paesaggio rurale le cui estremità presentano piccoli villaggi, palesemente abbandonati da tempo. Nella parte centrale troviamo un enorme cantiere dominato da una gru e due edifici dei quali è stata costruita esclusivamente la struttura principale. Questi due giganti di cemento sono in netto contrasto con la restante porzione della mappa e, vista la loro imponenza, rappresentano il punto perfetto per avere una visuale più ampia su buona parte del paesaggio, magari per segnalare agli alleati la presenza di veicoli nemici o per un bel tiro di precisione.

Qui abbiamo affrontato una quantità massiccia di veicoli, sia di terra che aerei, i quali possono essere contrastati con una delle tantissime postazioni fisse che gli sviluppatori hanno disseminato per lo scenario, così che anche le classi sprovviste di un arsenale in grado di fronteggiare un mezzo meccanico riusciranno ad abbatterne uno. La presenza di numerosi carri armati ci ha messo di fronte ad un livello di distruzione più spinto rispetto a quanto visto nell’Open Beta. A furia di cannonate, sono stati quasi tranciati a metà piccoli edifici, trasformando quello che fino a pochi minuti fa era uno scenario bucolico in un tripudio di macerie.

Operation Firestorm

Poi è arrivata lei, sua maestà Operation Firestorm. Per chi non lo sapesse, la seconda mappa dal più ampio respiro di Battlefield 6 non è inedita, visto che siamo di fronte ad uno scenario storico della serie (presente in diversi capitoli), qui rimaneggiato prevalentemente dal punto di vista grafico e con qualche piccola modifica strutturale.

Vi possiamo dire sin da subito che quella proposta nel sesto capitolo della serie Electronic Arts è la migliore Operation Firestorm di sempre. Abbiamo potuto apprezzare meglio il lavoro svolto dagli sviluppatori perché proprio nelle ultime settimane abbiamo fatto qualche partita nella stessa mappa in BF3 (a proposito, non perdetevi il nostro speciale sul perché Battlefield 3 è ancora oggi gioco incredibile): l’essere entrati in contatto con la versione originale della mappa ci ha permesso di coglierne meglio le differenze, che riguardano soprattutto l’aggiornamento tecnico, con un impatto sia sulla qualità visiva che sui colori. Laddove la versione originale della mappa aveva colori più accesi ed una sorta di patina gialla, nella sua nuova iterazione ha colori più spenti e tendenti al beige, che rendono tutto ancora più realistico.

Escludendo l’aspetto puramente estetico, la Operation Firestorm del nuovo FPS di EA non propone grossi cambiamenti sul fronte strutturale e non possiamo che considerarlo un bene, visto che ci sarà un motivo se a distanza di anni continua ad essere uno degli scenari di guerra preferiti dai fan della serie.

La conformazione del terreno è la stessa, gli edifici sono pressoché identici a quelli della mappa originale e l’unica grossa modifica – che poi tanto grande non è, vista la porzione di mappa che va a toccare – è quella dei silos a nord: gli sviluppatori hanno infatti deciso di ridurre il numero di queste giganti strutture, così da rendere meno labirintica quell’area, favorendo anche lo spostamento coi veicoli. Gli altri accorgimenti riguardano elementi dello scenario come carcasse di auto o piccoli oggetti da usare come ripari, ma parliamo di alterazioni assai superficiali che difficilmente noteranno persino i fan più incalliti.

La modalità Escalation fa il suo ingresso

Oltre a testare queste mappe nelle modalità classiche ad obiettivi, abbiamo potuto sperimentare per la prima volta Escalation, una novità assoluta, per altro, molto divertente. Vi troverete di fronte ai soliti checkpoint da conquistare, ma in questo caso non vi sono ticket per il rientro o punteggi che aumentano in maniera proporzionale al quantitativo di territori sotto il controllo del team.

In pratica, le due squadre devono contendersi i territori e solo quella che ne detiene almeno tre va a caricare un apposito indicatore che, raggiunto il 100% (con una velocità proporzionale al numero di obiettivi controllati), assegna un punto. Il bello è che, con l’avanzare del match, la parte attiva della mappa si restringe e diminuisce anche il numero di territori che si possono conquistare, concentrando l’azione in una zona più ristretta: questo significa che le fasi conclusive del match sono molto più movimentate ed è fondamentale agire in sinergia con gli altri membri della squadra per poter catturare quei pochi obiettivi disponibili. Ovviamente bisognerà giocare ben più di due partite per valutare con attenzione questa modalità, ma quello che abbiamo provato ci è piaciuto parecchio e ha tutto il potenziale per far sì che Escalation possa diventare una delle più amate dai futuri giocatori di Battlefield 6.

Le novità di gameplay rispetto alla Beta

Questa versione aggiornata del gioco ci ha permesso anche di testare il rinnovato sistema di movimento, al quale i Battlefield Studios hanno lavorato subito dopo la chiusura dell’Open Beta. La velocità di spostamento è rimasta la stessa, ma c’è stata una riduzione sensibile dello slancio e della rapidità sia della scivolata che del salto. Inoltre sono stati aggiunti una serie di malus alla precisione quando si spara durante questi movimenti. Piccoli interventi mirati ad evitare che le partite si trasformassero in arene piene di cavallette sparacchine e a ‘costringere’ gli utenti ad un approccio ai conflitti più vicino al realismo. Qualche modifica è stata apportata anche ai mezzi di trasporto: siamo saliti su jeep e corazzati con grande piacere, notando che i veicoli sembrano proporre il giusto compromesso tra potenza e fragilità, così da non rompere mai gli equilibri di gioco.

Non scenderemo troppo nel dettaglio in merito all’arsenale: la versione provata proponeva ogni singola bocca da fuoco che troveremo nel gioco, con tanto di accessori sbloccati, ma per questioni di tempo non abbiamo potuto dedicare troppa attenzione a questo aspetto. Ci torneremo in fase di recensione. Abbiamo comunque provato numerosi fucili d’assalto, nuovi fucili di precisione e gli shotgun, notando con piacere quanto ogni arma riesca in qualche modo a differenziarsi dalle altre.

Ci ha divertito molto anche l’uso della scaletta estensibile, un gadget che avevamo intravisto nei leak della battle royale. Questo giocattolo è parte del possibile loadout degli assaltatori e consiste in una scala portatile che può fungere anche da passerella: si tratta di uno di quegli accessori che non andrebbero sottovalutati, poiché usati al momento giusto possono rendere infinitamente più facile raggiungere luoghi impervi o addirittura inaccessibili a causa della distruzione. Ci è capitato ad esempio di usare la scala per raggiungere senza particolari problemi il tetto di un edificio a Mirak Valley, così da avere una visione perfetta sull’obiettivo e difenderlo da eventuali incursori nemici.