Ursula Von der Leyen – Ansa
Dazi a Israele per oltre 200 milioni di euro, sanzioni a ministri e coloni, stop a una ventina di milioni di euro di aiuti diretti. Preannunciate la scorsa settimana dalla presidente Ursula von der Leyen, le proposte di misure nei confronti di Israele, nel quadro dell’Accordo di associazione, sono state presentate dalla Commissione Europea. “L’operazione a Gaza City – ha dichiarato l’Alto rappresentante Ue Kaja Kallas – rappresenta un’escalation della guerra, oggi presentiamo un robusto pacchetto di sanzioni: l’obiettivo non è punire Israele ma migliorare la situazione a Gaza, tutti gli Stati membri sono d’accordo nel dire che la situazione umanitaria è intollerabile”. “Ci rammarichiamo – ha dichiarato anche il commissario al Commercio Maroš Šefcovic – di dover prendere queste misure ma crediamo che siano giuste e proporzionate visto quello che accade a Gaza dal punto di vista umanitario”. La proposta, ha tuonato su X il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, “è distorta dal punto di vista morale e politico, e si spera che, come in passato, non venga adottata. Eventuali provvedimenti contro Israele riceveranno una risposta adeguata”. In effetti, potrebbe aver ragione di sperare viste le divisioni dei Ventisette.
Anzitutto c’è l’aspetto commerciale: la Commissione propone di sospendere le preferenze tariffarie nei confronti delle importazioni nell’Ue da Israele. In pratica, spiega Sefcovic, ciò significa “che a tali merci saranno applicati dazi allo stesso livello applicato a qualsiasi altro Paese terzo con cui l’Ue non abbia un accordo di libero scambio”. Si parla di 227 milioni di euro in dazi che colpirebbero export israeliani per 5,8 miliardi di euro (in massima parte prodotti agricoli), pari a solo il 37% dell’export israeliano nell’Ue, visto che il restante 63% è già a tasso zero e vicino allo zero nel quadro Wto e questo non cambierà. Secondo la Commissione, un’eventuale contro-reazione israeliana potrebbe comportare per gli esportatori Ue dazi per 574 milioni di euro. Va detto che l’Ue rappresenta il 32% dell’export israeliano, mentre lo Stato ebraico solo l’8% di quello dell’Unione. Complessivamente, l’Ue esporta in Israele 26,7 miliardi di euro e importa dallo Stato ebraico per 15,9 miliardi. Punto importante: non ci sarà alcuna misura sul fronte delle importazioni di armi da Israele.
Del resto, questa proposta parte decisamente in salita: per passare serve la maggioranza qualificata degli Stati membri. E al momento contrari sono Germania, Italia (basterebbero loro due a bloccare), Ungheria, Austria, Repubblica Ceca, Bulgaria. “Penso – ha ammesso Kallas – che le linee politiche siano ancora molto ferme”. A luglio non si era trovata una maggioranza neppure sulla ben più blanda proposta della Commissione di sospendere in parte la partecipazione di Israele al programma di ricerca e sviluppo Ue Horizon.
Altro punto importante, la proposta di sanzioni contro due ministri israeliani “estremisti”: il titolare delle Finanze Bezalel Smotrich e il collega alla Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, i più “falchi” sul fronte di Gaza e dell’espansione delle colonie. Con i due ministri vengono inclusi nella lista altre tre coloni estremisti oltre ai nove già inseriti in precedenti liste, ma anche dieci esponenti della leadership di Hamas. Sul fronte delle sanzioni di esponenti israeliani la situazione è ancora più ostica che sul fronte commerciale: qui richiesta è l’unanimità dei 27 Stati membri, e l’inclusione di ministri israeliani complica ulteriormente il quadro.
Almeno c’è un ambito in cui Bruxelles può agire in autonomia: il sostegno bilaterale. La Commissione ha annunciato che fermerà la proposta di esborso di 6 milioni di euro l’anno per Israele nel quadro dell’attuale bilancio Ue. Inoltre saranno fermati 9,4 milioni di euro per progetti non ancora contrattualizzati, al pari di altri 4,3 milioni già contrattualizzati attivando una precisa clausola che consente di sospendere l’erogazione. La commissaria al Mediterraneo, Dubravka Suica, ha però precisato che non saranno invece sospesi i 20 milioni di euro stanziati per la lotta contro l’antisemitismo e per Vad Yashem e 10,2 milioni di euro per la società civile.