di
Massimiliano Del Barba

La prima tappa di Disclaimer nell’ateneo toscano: il dibattito fra catastrofisti e possibilisti sull’interazione uomo-macchina nella medicina moderna

Si fa presto a dire intelligenza artificiale. Si fa presto e probabilmente si commette un duplice errore: prospettico e di analisi. Perché, se il termine «AI» corrisponde in realtà a una cosiddetta parola valigia — destinata cioè a contenere più concetti diversi — la (relativa) breve storia di questa tecnologia che, almeno semanticamente, fra qualche mese compirà settant’anni ci suggerisce l’esistenza, al plurale, di vari tipi di intelligenze non umane, di network inorganici più esattamente, per usare la fortunata definizione del filosofo Noah Harari.

Dalle forme che sa assumere questo strano animale postmoderno, così semplice da interrogare ma che nasconde una potenza d’azione il cui perimetro è forse ancora sconosciuto, ha preso il via, mercoledì 17 settembreall’Università di Siena, il viaggio di Disclaimer, il primo tour di Corriere della Sera negli atenei d’Italia dedicato proprio alle varie forme di «AI» e, fra queste, in particolare a quella che oggi si è accreditata come la definitiva killer app destinata a cambiare il mondo, la poco più che dodicenne intelligenza che basa la sua forza di calcolo sulle reti neurali. 



















































«Se guardiamo alla storia della tecnologie e alla capacità delle varie innovazioni di incrementare la produttività — ha infatti ricordato Carlo Cottarelli, che proprio qui a Siena ha conseguito la sua laurea in Economia —, possiamo affermare che la rivoluzione digitale dell’intelligenza artificiale non sia ancora avvenuta. Tra 1920 e 1970, grazie alla spinta evolutiva della Seconda rivoluzione industriale, la produttività totale dei fattori è cresciuta negli Usa a un tasso medio del 2% mentre nel primo quarto di secolo dell’era digitale il trend si è fermato a un ben più contenuto 0,5%».

Il che, seguendo il ragionamento di Cottarelli, suggerisce da un lato che l’alba della nuova era della singolarità informatica debba ancora venire ma dall’altro, e in molti convergono su questo punto, che il cambio di passo non sarà segnato da una vera e propria disruption. Il caso dello sviluppo della ricerca sanitaria nel campo dei vaccini, di cui proprio Pisa, storicamente e ancora di più dal Covid in avanti, è uno dei poli di ricerca centrali in Europa, sta lì a dimostrarlo.

Rino Rappuoli, direttore scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena, ricordando come proprio in queste aule, a inizio Novecento, partì la sperimentazione di Achille Sclavo che portò alla scoperta del siero contro il carbonchio ematico, e poi negli anni cinquanta si sviluppò il lavoro di Albert Sabin sul vaccino antipolio, ha confermato come la vita di laboratorio stia abituandosi progressivamente a collaborare col super calcolo. «Il primo caso che ci portò a comprendere l’importanza dei big data in questo campo — ha spiegato — risale oramai al 1996 quando grazie al lavoro di editing sul genoma dei batteri di Craig Venter riuscimmo a individuare il vaccino del meningococco di tipo b, anche se il vero salto di qualità l’abbiamo sperimentato durante l’ultima pandemia, quando in sei mesi riuscimmo a trovare un vaccino che con le tecniche tradizionali avrebbe impiegato almeno tre anni per essere individuato».

Il futuro in qualche modo è già qui. Sempre il professor Rappuoli: «Fra un mese pubblicheremo in modo ufficiale la scoperta di una molecola per il vaccino del vaiolo delle scimmie. Ciò è stato possibile perché, grazie alla capacità di calcolo dell’AI, in solo una settimana abbiamo trovato un antigene finora sconosciuto. Sono cambiate veramente le regole del gioco e la prossima frontiera sarà quella dei vaccini tumorali, dal melanoma, la cui sperimentazione è vicina alla conclusione fino al pancreas».

Una grande capacità di calcolo, oggi in grado di interrogare una rete neurale di macchine, che potrebbe però mettere all’angolo di fatto la regia umana sfuggendoci di mano. «Il nostro sforzo — ha concluso Marco Gori, direttore del Siena Artificial Intelligence Lab — dovrà essere quello di mantenere il controllo critico umano per evitare che gli agenti artificiali ci esautorino dalla storia».

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18 settembre 2025