Ha dell’incredibile quanto accaduto martedì 16 settembre all’ospedale Andosilla di Civita Castellana. Alcuni pazienti, tra cui una donna in cura oncologica, hanno trovato gli ambulatori chiusi a causa della festività patronale di San Marciano e Giovanni.

A riportare l’episodio è il quotidiano La Nazione, che ha raccolto la testimonianza della donna di 50 anni, partita da Orvieto insieme al marito per sottoporsi a una visita programmata. Dopo 70 chilometri di viaggio, la scoperta: nessun medico e nessun servizio disponibile, solo il pronto soccorso aperto. Dopo aver contattato l’accettazione la coppia ha appreso che l’attività ambulatoriale era sospesa per la ricorrenza locale.

“È la prima volta che sento di un ospedale che chiude per una festa di paese – commenta il marito alla Nazione –. La cosa più grave è che nessuno ci abbia avvisato, costringendoci a 140 chilometri a vuoto tra andata e ritorno”. Il disguido non ha coinvolto soltanto la paziente orvietana in cura nel presidio civitonico. Almeno altre due persone, giunte di buon mattino, hanno dovuto rinunciare alle cure previste: una paziente in attesa di trasfusione e un uomo affetto da sclerosi laterale amiotrofica.

L’episodio ha destato sorpresa e indignazione tra i diretti interessati, che si aspettavano quanto meno una comunicazione preventiva. Un dettaglio che avrebbe permesso di evitare non solo la fatica dello spostamento, ma anche lo scoraggiamento di chi già convive con patologie pesanti.