Brescia di LUCA SCARPAT
18 set 2025 16:48
La riforma della sanità lombarda come viene giudicata dai medici iscritti all’Ordine dei Medici di Brescia ma, soprattutto, la conoscenza delle nuove norme permette a tutti i medici un corretto criterio di valutazione, sia esso positivo sia esso negativo? Per presentare i risultati di un sondaggio condotto dall’Ordine stesso – a Brescia la sede è in via Lamarmora – Germano Bettoncelli (Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi della provincia di Brescia), Angelo Bianchetti (Direttore di Brescia Medica, pubblicazione periodica dell’Ordine e curatore del sondaggio) e Umberto Valentini (Consigliere Ordine dei Medici Chirurghi) hanno indetto nei giorni scorsi una conferenza stampa illustrando alcuni risultati sintetizzati da una prima lettura del sondaggio che è stato commentato nel dettaglio e riportato integralmente nell’uscita di Settembre Ottobre Novembre 2025 della rivista “Brescia Medica”, come detto pubblicazione dell’Ordine di Brescia.
“A questo sondaggio hanno risposto il dodici per cento dei nostri associati – ha detto il dottor Bettoncelli – e già di per sé questo può essere un risultato poco soddisfacente ma soprattutto abbiamo verificato che a fronte di alcune risposte c’è poca conoscenza di alcune nuove norme che possono e devono essere uno stimolo per migliorare la nostra assistenza sanitaria”.
Nella sua prefazione il Presidente Bettoncelli ricorda come la spesa per la sanità pone l’Italia, in più di una statistica, agli ultimi posti tra i Paesi dell’Europa, evidenziando come di anno in anno la stessa spesa pro-capite diminuisce sempre più mettendo in crisi un sistema sanitario nazionale che deve fare i conti con una popolazione che invecchia e con la cronicità di alcune malattie.
“La maggior parte dei medici che hanno risposto al nostro sondaggio – ha poi sottolineato Bettoncelli – sono medici di famiglia che sul territorio devono scontrarsi non col malato “acuto” (una malattia di stagione, una fase acuta che si risolve in tempi certi, ecc.) ma col malato “cronico” che porta con sé non solo la patologia principale ma un quadro generale che molto spesso merita una valutazione di un quadro clinico che abbisogna di più competenze, di più interventi collegati tra loro”.
Tra le domande sulla conoscenza della Legge Regionale 22 del 2021 (Legge regionale di riforma 14 dicembre 2021 n° 22 che definisce un nuovo assetto territoriale delle Aziende Socio Sanitarie Territoriali e delle Agenzie di Tutela della Salute) un trentaquattro per centro ammette di aver una conoscenza delle stesse nuove norme abbastanza superficiale e tra i giudizi contrari alle stesse nuove norme spicca un cinquantotto per cento, riferibile ai medici “MMG e PLS” (Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta), che essendo il primo baluardo di contatto tra il paziente e il servizio sanitario faticano a comprendere quale sarà il cambiamento del loro lavoro (case di comunità? studi associati? contratto di dipendenza?).
“A fronte di questi giudizi negativi spesso dettati appunto da una non conoscenza o parziale conoscenza delle nuove norme – ha infine detto il Presidente dell’Ordine di Brescia – va detto che i risultati del sondaggio hanno evidenziato come tutti ricerchino un diverso approccio al malato cronico e alla continuazione dell’assistenza verso queste patologie che non guariscono e sempre più necessitano di competenze, frequenze e soprattutto coordinamento tra varie figure impegnate a curare il paziente”.
“Il lavoro del medico deve dunque prendere in considerazione anche altre attività che cambieranno il suo lavoro – ha poi detto il dottor Bianchetti – e se nell’Ospedale il medico può già avere un approccio multidisciplinare la stessa collaborazione deve essere col medico di famiglia che dalla sua deve essere agevolato in una fase di gestione dei “codici bianchi” (routine ordinaria per i fatti meno gravi e risolvibili) ma deve essere coadiuvato nella comunicazione con gli Ospedali, con gli altri specialisti, con le nuove norme, con le nuove fasi di digitalizzazione”.
“L’aiuto al medico di famiglia deve venire da più parti – ha poi concluso il dottor Umberto Valentini, consigliere dell’Ordine dei medici – e se la malattia cronica ci insegna che un medico non può più essere solo nel suo lavoro ci sono poi anche elementi legati a ogni singolo (età, solitudine, infermità, necessità di aiuto negli spostamenti, ecc.) che se oggi vedono spesso il medico da solo nella ricerca di una soluzione alla cura in futuro dovranno permettere di avere una regia unica affidata al medico di famiglia che però non potrà essere lasciato solo sia nei confronti della malattia e del paziente sia in tutti quegli aspetti burocratici e di informazione, necessari a una medicina e a un’assistenza moderna ed efficace”.
LUCA SCARPAT
18 set 2025 16:48