di
Flavio Vanetti

Sofia vuole alzare l’asticella della preparazione in vista di una stagione che avrà il suo clou nei Giochi olimpici di Milano-Cortina

Sofia Goggia ha lasciato il ritiro della squadra femminile di sci a Ushuaia (Argentina) e si è trasferita in Cile a La Parva, la località sulla cui pista sabato 13 settembre è avvenuto l’incidente costato la vita a Matteo Franzoso. La scelta di Sofia è da un lato un modo per rendere omaggio allo sfortunato collega e dall’altro vuole essere un test su un tracciato più difficile, che si vuole adatto più che altro agli uomini. Ma l’olimpionica del 2018 intende alzare l’asticella della preparazione in vista di una stagione che avrà il suo clou nei Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026.

E le questioni di sicurezza sollevate dalla tragedia di Franzoso? Rimangono e, come vedremo, hanno avviato un meccanismo che forse stavolta, dopo le chiacchiere, porterà a qualcosa di concreto. Ne riparleremo. Intanto si è saputo che il punto in cui è caduto Franzoso fino a non molto tempo fa non aveva reti protettive. Questa volta c’erano due file del tipo B (così le definisce Wikipedia, l’enciclopedia online: «sono in pezzature da 15/20 metri di lunghezza per 2 metri di altezza, con treccia del diametro 3,5 millimetri, complete di rinforzo perimetrale»), quindi qualcosa a livello preventivo era stato fatto, anche se, evidentemente, sarebbe servito di più.



















































Quanto alla famosa staccionata contro cui si è schiantato, di testa, il povero Matteo, è in realtà una di quelle strutture frangivento e per il contenimento della neve che compaiono un po’ ovunque sulle piste di sci. Insomma, al netto di quello che si può migliorare, nella disgrazia le coincidenze sfavorevoli e la sfortuna hanno avuto un ruolo non marginale, a riprova che gli incidenti – in senso lato, non solo in questo sport – sono frutto di una serie di concause e mai di una ragione sola.

Sofia Goggia a La Parva si unirà verosimilmente ai quattro velocisti che hanno deciso di rimanere (rientreranno il 4 ottobre), ovvero Dominik Paris, Mattia Casse, Florian Schieder e Guglielmo Bosca. Giovanni Franzoni, compagno di stanza di Franzoso, ha invece deciso di spostarsi a Ushuaia, anche perché lui non è solo velocista ma è anche gigantista e la pista argentina è più adatta agli allenamenti tecnici. Gli altri del team sono rientrati in Italia: si tratta di Max Perathoner, Benjamin Alliod, Nicolò Molteni, Marco Abbruzzese, Leonardo Rigamonti e il super veterano (41 anni) Christof Innerhofer, rimasto particolarmente colpito da quanto capitato al ragazzo di Genova adottato dallo Sci Club Sestriere.

La scelta dei sei è stata personale e libera, la Fisi ha permesso ai suoi atleti di decidere che cosa fare. Dopo qualche giorno di riposo — in attesa del rientro dei rispettivi allenatori — riprenderanno ad allenarsi da qualche parte in Europa (ma, si sa, di ghiacciai ce ne sono sempre di meno), in attesa quasi sicuramente di tornare in Cile. Non è assolutamente vero, infatti, che la Fisi ha cancellato la stazione cilena dalla lista dei luoghi di allenamento: per prepararsi in discesa (e automaticamente anche in superG) in questo periodo non ci sono grosse alternative.

Questo non esclude, come dicevamo, che si prenderà di petto la questione dell’incremento della sicurezza, in senso lato e non solo applicata a quel tracciato. Tanto per cominciare, venerdì 19 dicembre proprio la Fisi terrà un’assemblea straordinaria per discutere quanto accaduto e mettere a punto una serie di provvedimenti. Sarà il preambolo della riunione del direttivo della Federazione internazionale di sci (Fis), convocata a Zurigo: la Fisi conta di fare la voce grossa affinché si metta a punto un cartello operativo nel quale, al di là dei discorsi su air bag, caschi e il resto del materiale, non si potrà non arrivare al fatto che anche le piste di allenamento dovranno essere equiparate a quelle della Coppa del Mondo e come tali trattate, con tanto di supervisione sui parametri di agibilità e di sicurezza. E’ la cosa più semplice, immediata e logica, fa solo specie che si stia capendo che è necessaria una svolta dopo ben quattro morti in meno di un anno. 

18 settembre 2025