«Finalmente i veneti conoscono la data delle elezioni regionali. Era ora. Ma soprattutto, ora si apre davvero una nuova fase: il momento in cui ciascuno può iniziare a pensare al futuro del Veneto e decidere quale direzione dare alla nostra regione nei prossimi anni». Così Giovanni Manildo, candidato presidente del Veneto, commenta l’annuncio ufficiale della data del voto regionale: 23-24 novembre. «Il Veneto- afferma Manildo- è cambiato profondamente anche solo negli ultimi cinque anni. Sono cambiati i problemi, sono emerse nuove fragilità ma anche nuove opportunità. Per affrontarle servono idee nuove, strumenti nuovi, soluzioni diverse. Chi ha governato prima va ringraziato: chi si occupa della cosa pubblica compie sempre un servizio. Ma oggi ciò che è stato pensato o realizzato -o non realizzato- venti o anche solo dieci anni fa, non basta più. Il mondo è cambiato. I veneti sono cambiati. E il Veneto ha bisogno di cambiare». Manildo sottolinea che «non è una questione di contrapposizione personale o ideologica» ma di prospettiva. «Noi non stiamo facendo una campagna contro qualcuno, anche perché al momento non abbiamo neppure un avversario. Stiamo costruendo, insieme a migliaia di persone incontrate in questi mesi, un progetto positivo, concreto, condiviso. Un progetto per creare futuro. È questo l’obiettivo che ci siamo dati. E finalmente ora possiamo andare a proporlo a tutti i veneti, a viso aperto, in un confronto democratico vero».
Della coalizione che sostiene Giovanni Manildo non dovrebbe far parte Rifondazione Comunista che si appresta a presentare un proprio candidato e una lista al di fuori del centrosinistra. «Il Comitato regionale veneto del PRC ha preso atto delle scelte del candidato presidente Manildo e dell’alleanza che lo sostiene. Dopo mesi di tira e molla siamo arrivati al punto. Il centrosinistra accentua il suo profilo moderato e imbarca Azione che non fa mistero della sua disponibilità a stare anche nel campo del centrodestra e di avere come principale avversario politico il Movimento 5 stelle» ha spiegato Gabriele Zanella, segretario regionale di Rifondazione Comunista «In altre regioni è andata diversamente: prendiamo atto che nel Veneto non è stato così. Non ci stupiamo più di tanto, e non abbiamo mai pensato che non ci saremmo potuti trovare nella necessità di avanzare contro il centrodestra una nostra autonoma proposta politica, con una candidata/o alla presidenza e con un programma chiaro, garantito dalla nostra assoluta e indiscutibile coerenza, con al centro l’opposizione alla guerra e al riarmo in tutte le sue declinazioni, all’economia di guerra e le sue pesanti ricadute sulla spesa sociale, per il diritto alla salute e a una vita degna per tutte/i».
«Manildo dichiara oggi alla stampa che il punto non è la presenza del simbolo di Rifondazione Comunista bensì la condivisione del programma. In tutte le interlocuzioni, nelle nostre dichiarazioni abbiamo sempre manifestato la nostra disponibilità a convergere su un programma, quello del centrosinistra, che avesse contenuti condivisibili su questioni fondamentali anche per noi sull’ambiente, il lavoro e la salute» chiude Zanella «Invece ci è stato detto, dopo lungo tergiversare, che non c’era spazio per una lista di Rifondazione con il suo simbolo. Il punto è chiaro: non c’è una questione programmatica che sia dirimente ma un evidente ostracismo nei confronti di una nostra presenza autonoma e visibile. Faremo la nostra campagna elettorale contro la destra e i disastri prodotti nella nostra regione – tra le prime per inquinamento, consumo di suolo, fuga delle giovani e giovani in altri paesi, per crollo demografico, per i bassi salari per crescita della povertà relativa – convinti che il modello sociale e produttivo della destra che governa la regione vada rovesciato nell’interesse della grande maggioranza delle venete e dei veneti».
Zanoni (Avs): «Addio a Zaia, il 23 novembre finisce l’era dell’attacco alla natura in Veneto»
«Oggi è una data storica per il Veneto. Parte il conto alla rovescia per la conclusione del lungo ‘sultanato’ del presidente Zaia, meno 66 giorni . Con la firma del decreto per la indizione delle elezioni del 23 novembre si chiude un’era politica che ha segnato profondamente la nostra regione, specialmente per chi ha a cuore l’ambiente, il paesaggio e la fauna selvatica. Per me e per milioni di cittadini, Zaia sarà ricordato come l’’Attila della natura’, l’uomo che ha promulgato leggi tra le più nefaste dal punto di vista degli effetti sull’ambiente». Così il Consigliere Regionale Andrea Zanoni (Avs), in una nota stampa, commenta la firma del decreto che indice le elezioni regionali.
«Le politiche di questa e delle Giunte a guida Zaia – prosegue Zanoni – hanno rappresentato un attacco sistematico al territorio veneto. Penso in particolare alla legge sulle case panoramiche in alta montagna, al Piano Casa che ha incentivato il consumo di suolo a livelli record e alle tante leggi sulla caccia che hanno consentito ai cacciatori di agire a briglia sciolta; penso alle cacce in deroga che hanno portato a una procedura d’infrazione europea, al massacro di milioni di uccelli migratori protetti come il Fringuello e la Pispola, alla possibilità per i fuoristrada dei cacciatori di percorrere sentieri vietati a tutti gli altri, alla legge sanatoria sui richiami vivi per la caccia e ai Calendari Venatori che hanno consentito autentiche carneficine. E ancora, al Piano faunistico che ha ridotto le aree protette e alla legge che sanzionava chi ‘disturbava’ i cacciatori, poi bloccata dalla Corte Costituzionale dopo una nostra battaglia. L’uso spropositato di pesticidi ha reso il Veneto un triste primatista, con conseguenze devastanti per la salute e la biodiversità».
«Anche sulle cave – continua il Consigliere – la legge regionale e il piano che ne è scaturito hanno rimosso i limiti di escavazione per ogni singolo Comune e cancellato i controlli provinciali. Per non parlare delle grandi opere, come la Pedemontana che ha cancellato 850 ettari di fertili terreni agricoli, o il progetto della Treviso Mare, storicamente gratuita e che diventerà a pagamento, o le casse di Ciano sul Piave che cancelleranno un’intera area della Rete Natura 2000. Ma la legge peggiore resterà quella sulla riduzione del consumo di suolo, una legge che contiene regimi di deroga talmente ampi che da quando è in vigore ha ottenuto l’effetto contrario, con un costante aumento della cementificazione in Veneto. Infine, l’adozione del disegno di legge di autorizzazione all’esercizio provvisorio nasconde dietro la maschera di un atto di cortesia e responsabilità verso la futura Giunta regione tutti i limiti di di una gestione monarchica e centralizzata delle decisioni politiche».
Zanoni conclude: «Chi ama il Veneto non ne sentirà la mancanza, ma proverà un senso di sollievo. Il 23 novembre sarà la data di un’opportunità per voltare pagina e costruire un futuro diverso, dove la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini siano finalmente al centro dell’azione politica».