Tre anticorpi combinati hanno protetto i topi da diversi ceppi di influenza, inclusi quelli della pericolosa aviaria. Il trattamento agisce su una parte del virus che non cambia, offrendo una protezione stabile e duratura.
Ogni anno l’influenza colpisce fino a un miliardo di persone nel mondo e provoca centinaia di migliaia di morti.
I vaccini stagionali restano la principale difesa, ma hanno limiti: vanno aggiornati di continuo e non sempre risultano efficaci contro varianti nuove.
Per questo i ricercatori del Jackson Laboratory hanno sperimentato una via alternativa: un cocktail di tre anticorpi, chiamati 472, 522 e 602, capace di neutralizzare molteplici ceppi di influenza A, compresi i temuti H5N1 e H7N9.
La chiave sta nel bersaglio: il trattamento agisce sul cosiddetto M2e, una piccola proteina presente in tutti i virus influenzali e quasi invariata nel tempo. «La maggioranza degli anticorpi prodotti dal nostro corpo non è neutralizzante. La medicina li ha a lungo ignorati. Mostriamo che possono essere salvavita», afferma l’immunologa Silke Paust, che ha guidato lo studio.
Nei test sugli animali, la combinazione ha portato all’88% di sopravvivenza anche contro dosi letali. Somministrata entro tre giorni dall’infezione da virus aviari, la terapia ha salvato tutti i topi. Persino al quinto giorno, il 60% è sopravvissuto.
Un altro aspetto sorprendente è l’assenza di resistenze: dopo settimane di esposizione, i virus non sono riusciti a eludere l’attacco. Il meccanismo, infatti, non blocca il virus direttamente, ma segnala al sistema immunitario le cellule infette, favorendone l’eliminazione rapida.
Gli studiosi puntano ora a sviluppare versioni compatibili con l’uomo e a immaginare scorte pronte per future pandemie. Una prospettiva che potrebbe cambiare radicalmente l’approccio alla prevenzione influenzale, garantendo protezione anche a chi non risponde ai vaccini tradizionali.