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Vari paesi stanno lavorando per sviluppare nuovi sistemi di difesa contro i droni basati sui laser: dovrebbero essere più efficienti e soprattutto più economici di quelli attuali, il cui principale svantaggio è proprio quello di essere enormemente costosi. Abbassare i costi dei sistemi di difesa aerea potrebbe fare un’enorme differenza per vari paesi, a partire dall’Ucraina, dove la Russia negli ultimi mesi ha parecchio intensificato i suoi attacchi arrivando a usare centinaia di droni contemporaneamente. Nelle scorse settimane inoltre droni russi sono entrati nello spazio aereo di paesi membri della NATO (la Polonia e la Romania), allarmando i paesi europei e convincendoli a rafforzare le proprie difese.
Un drone è, semplificando un po’, un veicolo aereo senza equipaggio, che viene quasi sempre telecomandato da remoto. I droni possono essere usati per vari scopi: tra le altre cose possono lanciare missili oppure contenere esplosivi che detonano quando il drone si schianta contro il proprio obiettivo. I laser invece emettono fasci di luce concentrati altamente energetici: quelli per abbattere i droni impiegano una grande quantità di energia per produrre un raggio estremamente caldo, che può bruciare o sciogliere l’obiettivo.
Questa settimana il ministero della Difesa israeliano ha detto di aver testato positivamente un sistema di difesa aerea basato sui laser, chiamato Iron Beam, che dovrebbe diventare pienamente operativo a partire dalla fine del 2025. Iron Beam dovrebbe essere in grado di intercettare non solo droni, ma anche razzi e colpi di mortaio: il governo ha detto che ci sta lavorando da oltre dieci anni, e di averne già usate versioni meno potenti per abbattere dei droni lanciati da Hezbollah.
Iron Beam affiancherà gli altri sistemi di difesa aerea israeliani, di cui il più noto è Iron Dome, progettato per difendersi dai missili a corto raggio e in uso da decenni. Non è però fatto per intercettare anche i droni, che a differenza dei missili sono piccoli, hanno una traiettoria imprevedibile ed emettono una scia termica molto limitata, cosa che rende difficile identificarli e colpirli.
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Anche altri paesi stanno sviluppando sistemi di difesa aerea con laser, tra cui gli Stati Uniti, la Russia e il Regno Unito. L’esercito ucraino ha detto di aver già usato strumenti simili in alcune occasioni, senza dare molti dettagli. Anche la Cina alla sua più recente ed enorme parata militare, all’inizio di settembre, ha mostrato alcuni sistemi di difesa aerea con i laser, chiamati LY-1.
Il sistema di difesa laser cinese LY-1 a Pechino, il 2 settembre 2025 (Johannes Neudecker/dpa)
Mentre i droni possono essere prodotti a costi relativamente contenuti, al momento i metodi principali per abbatterli si basano sull’impiego di missili estremamente costosi (come i sistemi Patriot, per i quali un singolo missile costa tra i 250mila e i 3 milioni di euro), oppure su metodi più grossolani, per esempio usando semplicemente le armi leggere, come i fucili. In ogni caso, difficilmente permettono di fermare in modo efficace un attacco di droni su larga scala, in cui centinaia di droni vengono usati contemporaneamente (come fa la Russia in Ucraina, dicevamo).
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Il principale vantaggio dei laser è dato dai costi di produzione e utilizzo relativamente bassi (se comparati ad altri strumenti militari, quindi siamo comunque nell’ordine di grandezza dei milioni di euro). Per esempio l’azienda australiana Electro Optic Systems (EOS) produce un sistema di difesa mobile, chiamato “Apollo”, che costa 83 milioni di dollari (71 milioni di euro) e può abbattere fino a 20 droni al minuto, praticamente senza costi ulteriori. Inoltre, fino a quando sono collegati a una fonte di energia, i laser possono continuare a funzionare senza rischiare di esaurire le munizioni.
Il ministro della Difesa britannico, John Healey, regge un drone abbattuto dal sistema di difesa laser DragonFire, che l’esercito britannico sta sviluppando (Getty/Leon Neal)
Hanno anche qualche svantaggio. Il primo è la portata piuttosto ridotta, che nella maggior parte dei casi va da poche centinaia di metri a qualche chilometro. Un altro è la potenza, che può essere sufficiente a fermare un drone ma è meno efficace per bersagli più grossi, come i missili. Infine, i laser tendono a essere meno efficaci con il cattivo tempo: pioggia, nebbia e umidità hanno un impatto negativo sulla loro precisione.
Vari esperti ritengono però che, nonostante questi problemi, i sistemi antiaerei basati sui laser verranno impiegati con maggior frequenza in futuro. EOS ha detto che un paese della NATO in Europa ha già acquistato un sistema Apollo (senza dire quale). Al momento i governi di Israele e Stati Uniti sembrano quelli che hanno realizzato progressi maggiori in questo ambito. È difficile però avere informazioni precise, oltre agli annunci ufficiali, dato che solitamente i governi trattano le proprie tecnologie militari con molta riservatezza.