Venerdì un giudice federale della Florida ha respinto la causa civile da 15 miliardi di dollari del presidente degli Stati Uniti Donald Trump contro il New York Times, quattro suoi giornalisti e Penguin Random House, la più grande casa editrice di libri al mondo. Trump accusava il noto quotidiano di diffamarlo intenzionalmente da diversi anni, e la casa editrice di averlo fatto attraverso il libro Lucky Loser, in cui i giornalisti Susanne Craig e Russ Buettner raccontano come il presidente abbia sperperato la ricchezza lasciatagli dal padre.

Secondo il giudice, Steven Merryday, il reclamo presentato da Trump è «inopportuno e inammissibile» e viola «in maniera inequivocabile e ingiustificata» le norme che regolano le cause civili, che richiedono di fornire «una richiesta corta e circostanziata»: quella di Trump occupava 85 pagine.

Merryday non è entrato nel merito delle richieste, ma ha precisato che una causa civile «non è un megafono per le relazioni pubbliche, né un podio per un’orazione vigorosa a un comizio politico», né «uno strumento protetto per inveire contro un avversario». Ha dato agli avvocati di Trump quattro settimane per ripresentare la richiesta, purché i documenti forniti non superino le 40 pagine.

– Leggi anche: La campagna di Trump contro i media