La dolorosa uscita del belga dopo l’espulsione di De Lorenzo che non voleva neanche Conte: “Mi è dispiaciuto sostituirlo”
19 settembre – 17:54 – MILANO
Circa cinque minuti, secondo più secondo meno. È il tempo in cui Antonio Conte ha dovuto ripensare il suo Napoli, dopo l’espulsione di Giovanni Di Lorenzo che ha costretto la squadra a giocare tre quarti di partita in inferiorità numerica. Subito dopo il cartellino rosso, gli azzurri si sono risistemati con Politano più basso e Anguissa a dargli supporto a destra soprattutto nei raddoppi su Doku. Ma è stato chiaro fin da subito che non sarebbe stato un assetto proponibile per il resto dell’incontro. L’allenatore ha scelto di inserire Olivera, spostando Spinazzola sull’altra fascia, ma per farlo ha dovuto sacrificare Kevin De Bruyne.
emozioni e amarezza—
Le emozioni vissute dal belga si possono solo elencare, perché difficilmente si possono immaginare. Dieci anni, 422 partite, 108 reti, 19 trofei. Dopo tutto questo, il sorteggio del girone unico di Champions League gli ha sbattuto immediatamente in faccia il suo passato, in quello che è stato il suo stadio. L’ingresso in campo è stato suggestivo, drappi e striscioni dei tifosi inglesi sono stati una splendida cornice di affetto e sportività. Eppure, nonostante il turbinio di sensazioni, De Bruyne non ha fatto una piega quando al 26′ ha letto il numero 11 sulla lavagna luminosa del quarto ufficiale. Conte l’ha ritenuto il giocatore sacrificabile, nel nome di un equilibrio tattico da ristabilire. Il belga ha compreso perfettamente il momento. Per quanto prevedibilmente sopraffatto dall’amarezza, non ha contratto il volto. Si è lasciato andare a un applauso di ringraziamento per quella che sarà sempre la sua gente e si è accomodato in panchina. Immagini che stridono rispetto a un recente passato in cui Osimhen e Kvaratskhelia sbuffavano per le sostituzioni.
il rammarico di conte—
Conte non ha nascosto il rammarico per questa decisione al termine della gara. “A volte il diavolo ci mette la coda, c’è un destino beffardo. L’anno scorso abbiamo subito una sola espulsione. Ora giochiamo in Champions e dopo venti minuti ci ritroviamo uno in meno. Mi è dispiaciuto togliere Kevin, per me che mi sono privato dal suo apporto e per lui che non ha avuto la soddisfazione di essere in campo nel suo vecchio stadio contro il suo club precedente”. Il giorno dopo, però, è più facile soffermarsi sugli aspetti positivi. La professionalità del campione, che ha vinto tutto e non si scompone per un cambio doloroso, è un valore aggiunto fondamentale. È un messaggio di uguaglianza, che sottende l’umiltà. Il miglior collante di un gruppo vincente.
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