E’ polemica sul podcast Lo Sperone con l’intervista al figlio del boss Totò Riina, Giuseppe Salvatore, che, per un’ora e praticamente senza contraddittorio, difende la figura del padre e propina presunte verità sulle stragi di mafia del ’92.
E se politici come il deputato regionale Ismaele La Vardera chiedono la rimozione del video da internet, difende la scelta di consentire al rampollo del capomafia di dire la sua uno dei due speaker del programma, Gioacchino Gargano. “Proporre di cancellare la puntata dal web o addirittura tutto il podcast – replica – mi renderebbe solo vittima di un sistema di finti propagandisti della libertà, che della stesa libertà fanno una farsa per cercare click nei profili social e voti tra la gente più sensibile”. “Schifo la mafia e il suo sistema da prima che diventassi uomo, da quando ero bambino tra i banchi di scuola”, prosegue l’intervistatore che, però, nel corso della “chiacchierata” col figlio del padrino di Corleone si è ben guardato dall’assumere posizioni critiche. “Ho dato la possibilità di esprimere il pensiero a un uomo che è sicuramente pregiudicato, figlio di un animale feroce, il più cattivo e privo di umanità. Un uomo che non si può appoggiare, né elogiare mai – aggiunge riferendosi alla condanna a 8 anni per mafia scontata da Riina jr – Perché la mafia non si appoggia e non si elogia. La mafia si schifa, la mafia non si approva, la mafia si combatte e si distrugge. Così come ci insegnano i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La mafia è e resta la montagna di merda di cui parlava Peppino Impastato e una ferita profonda nella nostra società, nella nostra terra”.
A criticare duramente l’intervista sono, tra gli altri, il presidente della Regione Renato Schifani e la presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo. “Le dichiarazioni del figlio di Totò Riina sono gravissime e offensive non solo nei confronti della memoria di Giovanni Falcone e delle vittime della mafia, ma anche verso tutti i siciliani che ogni giorno lottano per affermare la legalità. – dice Schifani – Non accetto che si provi a riscrivere la storia con falsità indegne: Falcone è stato ucciso perché era il simbolo della lotta alla mafia, punto”. “La Sicilia – prosegue riferendosi alle dichiarazioni di Riina su presunti mandanti esterni della strage di Capaci – non dimentica e non permetterà mai che si tenti di minimizzare la responsabilità di chi ha seminato morte e terrore nella nostra terra. La nostra comunità continuerà a trarre forza dall’esempio di Falcone, Borsellino e di tutti gli eroi caduti per la giustizia, respingendo con fermezza chi tenta di infangarne la memoria”. Della stessa idea la Colosimo. “Le parole del figlio di Totò Riina, sempre alla perenne ricerca di visibilità, sono feroci e crudeli come la storia della sua famiglia. – dice – Nessuna ricostruzione fantasiosa potrà mai trasformare dei boss mafiosi in presunti uomini da ammirare. Siamo al tragico paradosso di trovarci davanti a una pseudo morale mafiosa che cerca di dare lezioni sociali, come se nessuno conoscesse la storia criminale dell’uomo”.
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