Due modelli di F35 italiani – Ansa
Consegnare il Donbass occupato ai russi senza riconoscerlo internazionalmente. E chiudere così la partita con Mosca. Il piano Usa ora è chiaro. Lo ha adombrato l’inviato per l’Ucraina, il generale Keith Kellogg, proprio nel giorno in cui Mosca compie una nuova violazione dello spazio aereo mandando tre caccia a cento chilometri da Tallinn, la capitale della Lettonia. Nelle stesse ore la polizia di frontiera della Polonia ha segnalato due Mig russi in violazione della zona di esplorazione petrolifera nel Baltico.
Nei cieli estoni l’incursione si è protratta per 12 minuti, a poco più di una settimana dalle altre 19 violazioni dello spazio aereo polacco, e tre giorni dopo che le forze militari russe e bielorusse hanno concluso le esercitazioni militari congiunte, denominate “Zapad”, Occidente. Per allontanare gli aerei russi sono intervenuti due F-35 italiani dispiegati nelle basi sul Baltico per il dispositivo “Sentinella dell’Est”. «L’ennesimo comportamento sconsiderato», ha reagito un portavoce dell’Alleanza Atlantica. «Non si è trattato di un incidente», ha affermato il capo del servizio estero dell’Ue, Kaja Kallas, secondo cui Mosca sta misurando la capacità di risposta europea. La tensione è ai massimi. Anche la Spagna fornirà mezzi: tre caccia, un sistema radar e uno antiaereo.
Ad allarmare Kiev, quando Putin aveva appena confermato la presenza di 700mila uomini per imminenti nuovi attacchi sul Donbass, sono state le parole dell’inviato americano Kellogg. Questo il ragionamento del generale passato alla diplomazia: «La regione di Donetsk è occupata al 65%. La regione di Luhansk al 98%». Una situazione che ha paragonato ai tre Paesi baltici occupati dall’Urss nel 1940. Gli Stati Uniti non riconobbero legalmente Estonia, Lettonia e Lituania come parte dell’Unione Sovietica, ma «di fatto ne facevano parte», e per le zone dell’Ucraina occupate dalla Russia «vale lo stesso», ha spiegato. Pochi giorni fa era stato il presidente Zelensky a chiedere a Trump «una posizione chiara». E la risposta arrivata via Kellogg, dopo che Trump ancora una volta aveva espresso «delusione» per l’atteggiamento di Putin, è quella che in Ucraina i più temevano e che al Cremlino auspicavano.
A Schevchenkove, dove un tempo c’era la linea del fronte sulla strada tra Kherson e Mykolaiv, non ci sono più macerie intorno alla piccola scuola elementare. Sono rimasti in pochi nel villaggio di campagna semidistrutto. Il plesso è stato fortificato con grandi mura di cemento e reti anti-drone. Dall’altra parte del fiume, nei territori occupati, stanno avendo un nuovo assaggio della quotidianità sotto la Russa. Secondo stime delle autorità di Kiev i minorenni in età scolare nelle aree sotto controllo russo sarebbero circa 600 mila. La dispersione scolastica sarebbe però altissima: per la vicinanza con la linea del fuoco o perché i genitori provano a sottrarre i bambini al lavaggio del cervello talvolta riuscendo a collegarsi online con i loro ex compagni e insegnanti riparati in territorio controllato da Kyiv.
Ordini dall’alto, spiegano i messaggi dei due principali gruppi di partigiani disarmati che compiono clandestinamente azioni di disturbo non violento: volantini lasciati cadere alle fermate dei bus, e nastri gialli che servono a segnalare la loro presenza sfidando i controlli. Il 20 marzo 2025 Vladimir Putin ha firmato un decreto che impone ai cittadini ucraini residenti nelle regioni occupate di Zaporizhia, Kherson, Donetsk e Luhansk di regolarizzare il loro status legale. La scadenza era fissata al 10 settembre 2025. Chi non ottiene la cittadinanza russa è considerato “straniero” e perciò soggetto a restrizioni severe, tra cui soggiorno limitato a 90 giorni, obbligo di non meglio precisati “esami medici” e divieti lavorativi. L’alternativa, sulla carta, sarebbe quella di abbandonare la propria abitazione, che verrebbe confiscata, ma è permessa una sola via d’uscita: verso la Russia. Da Mosca non arrivano dati ufficiali, ma entro l’1 dicembre una consistente parte di civili ucraini avrà ottenuto la nuova nazionalità, pur di mantenere la casa e un lavoro e le cure mediche per i figli e i vecchi. «Per il Cremlino sarà un formidabile argomento negoziale – suggerisce una delle attiviste nei territori occupati attraverso canali concordati – perché dopo il falso referendum del 2023 ora potranno dire che la maggioranza dei residenti ha scelto di diventare russi, di tornare alla vera patria, e perciò Mosca non può abbandonarli».
Il programma scolastico è stabilito da Mosca. Tutto deve riportare alla Russia. Come il libro di storia per le scuole medie che ha il programma nella sua copertina: il Ponte di Kerch, costruito nella Crimea occupata per collegare la penisola alla Russia, e immagini di cosmonauti e missili. All’Ucraina sono destinate le pagine di maggior livore. L’esercito di Kiev è accusato di adoperare «una tattica così crudele mai adoperata prima d’ora (…) da nessun esercito al mondo nella storia». Non mancano i consigli con tono paternalistico: «I social network e i media occidentali, che dominano lo spazio informativo mondiale, diffondono con enfasi qualsiasi notizia falsa».