Si torna a parlare di Alessandro Pinarello. Appena 22 anni, eppure nel giro del ciclismo che conta già da un quadriennio che nel mondo delle due ruote, soprattutto di questi tempi frenetici, è tantissimo. Il corridore di Conegliano ha chiuso quarto all’ultimo Giro di Toscana, in un contesto importante, finendo a 18” dal nuovo “vincitutto” Del Toro.

Un piazzamento che rappresenta una sorta di rilancio per il corridore veneto, arrivato al professionismo molto presto e sul quale si ripongo molte speranze, soprattutto dopo le difficoltà vissute in stagione: «E’ stato un primo riscontro dopo tanta fatica – dice – a dispetto di tutto non ho mollato. Adesso sono in una buona condizione, quindi spero di andare avanti in questo modo».

Pinarello al centro, vince la volata per il 4° posto al Giro della Toscana

Pinarello a sinistra, vince la volata per il 4° posto al Giro della Toscana

Quanto è pesato l’infortunio al Giro d’Italia?

Sinceramente tanto, soprattutto all’inizio quando sono stato operato e vedevo le tappe del Giro in tv, coloro che solo pochi giorni prima erano miei compagni ed avversari lì sul piccolo schermo. Invece io ero a casa, è stato davvero pesante. Poi comunque mi sono allenato tanto sui rulli perché avevo il tutore al polso e non potevo andare in bici. E’ stata una ripresa lunga, le prime settimane sono state pesanti.

Come era stato l’infortunio?

Alquanto stupido a dire il vero. E’ stata una semplice frenata di gruppo, un’inchiodata e alla fine mi sono trovato per terra. Ho messo giù male la mano e ho spaccato lo scafoide sinistro, l’osso era ridotto male. Sono stato operato e mi hanno messo due chiodi. Ho un polso nuovo questo è vero…

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Un infortuno complicato, visto che sei rimasto più di tre mesi fuori dalle gare…

Sì e significa perdere gran parte della stagione. Il primo mese avevo un tutore che bloccava il polso, potevo solo fare rulli. Non impiegare minimamente il polso mi ha fatto perdere tutta la forza sul braccio sinistro. Quando sono tornato su strada, all’inizio era molto faticoso perché comunque non riuscivo a fare più di 2-3 ore e quindi bisognava concentrare quelle poche ore di allenamento per fare il più possibile. A questo accompagnavo spesso anche sessioni di palestra all’inizio, quindi facendo doppi allenamenti, quindi mattina e pomeriggio, alternando bici e rulli. Spezzavo l’allenamento per fare un po’ più ore. Sono tornato su strada a metà luglio.

I chiodi te li hanno già tolti?

Sono riassorbibili, nel giro di un anno se ne andranno da soli e questa nella disgrazia è una grande fortuna perché non mi dovrò rioperare e fermare di nuovo.

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In Toscana sei entrato nella fuga decisiva…

E’ scollinato per primo Del Toro. Poi c’erano gli altri due, che erano Storer e un altro ragazzo, io ero con gli altri quattro. Non eravamo tanto distanti perché ce li avevamo là davanti, a fine discesa abbiamo ripreso Storer e l’altro il gruppetto si era ricompattato ma ormai il messicano era andato via. Poi Storer è ripartito insieme a Cras della TotalEnergies, ancora adesso che non ho ben capito come sono andati via, di forza. Noi ci siamo trovati un po’ al vento e anche il podio era andato.

Prima del Giro d’Italia, com’era stata questa annata?

E’ stata una stagione in sé positiva, la prima parte sicuramente. Ero partito dalle corse in Spagna a Maiorca e poi l’UAE Tour trovando anche un paio di Top 10  e lo stesso alla Tirreno-Adriatico, quindi nel contesto più qualificato. Poi alla Coppi & Bartali ero davanti, lo stesso al Laigueglia.

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Tu hai 22 anni, però sei già al quarto anno con la VF Group Bardiani. Si era parlato tanto quando hai fatto questo salto che eri giovanissimo, forse troppo per passare. A distanza di tempo sei ancora convinto che sia stata la scelta giusta?

Sicuramente, per come mi hanno gestito il primo anno e secondo anno con la guida di Mirko Rossato. E’ stata una crescita molto graduale. Non mi posso lamentare, penso di aver imparato tanto in quel biennio, altrimenti mi sarebbe stato impossibile.

Rispetto ad allora, adesso a che punto sei, quanto pensi di dover crescere ancora?

Tantissimo, anche perché rispetto a quando sono passato mi sono sviluppato fisicamente, allora ero un po’ più piccolino, più magro. A livello di prestazioni penso ci sia ancora da migliorare, visto che comunque anche nelle ultime gare ho fatto dei buoni wattaggi anche essendo davanti, quindi c’è ancora da fare.

Il corridore di Conegliano è pronto a cambiare casacca, per la sua prima esperienza estera

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Qual è il tuo futuro?

Dopo quattro anni belli lascerò la Bardiani per fare la mia prima esperienza all’estero. Avendo già firmato sono più tranquillo, non devo affrontare le gare con l’angoscia di trovare la squadra. Sono comunque motivato, ma un po’ più tranquillo da quel punto di vista. Tra l’altro penso che sarà una buona esperienza di vita, confrontarmi con culture diverse, parlare un’altra lingua (diciamo che l’inglese lo parlo ancora poco, sarà un’occasione per migliorare).

Da qui alla fine dell’anno, quale gara hai messo come tuo obiettivo?

Il Giro dell’Emilia. Non ho mai fatto e vorrei di farlo bene. Poi il Lombardia dove vorrei andare più forte possibile per chiudere la mia esperienza alla VF Group Bardiani alla grande…