I segni e le escoriazioni riscontrate sul collo di Maurizio Rebuzzini, dai sanitari del Fatebenefratelli di Milano, non sembrano lasciare molti dubbi agli investigatori. Secondo i primi accertamenti, il 74enne giornalista e critico fotografico, a lungo docente universitario anche della Cattolica di Brescia, sarebbe stato ucciso, forse strangolato. La Procura di Milano ha aperto un fascicolo per omicidio volontario a carico di ignoti. Le indagini sono affidate alla sezione Omicidi della Squadra Mobile di Milano, coordinata da Alfonso Iadevaia – già dirigente in Questura a Brescia – e da Francesco Giustolisi.

Un’ipotesi, quella dell’omicidio, a cui però non sembra credere Filippo Rebuzzini, figlio del critico. È stato lui, mercoledì sera, a trovare il padre in fin di vita – in arresto cardiaco – sul ballatoio del condominio di via Zuretti a Milano, sede dello studio e della rivista che il professionista aveva fondato trent’anni fa.  Sempre lui a lanciare l’allarme, intorno alle 19, e a tentare disperatamente di rianimarlo

“Non penso a un’aggressione, mio padre era amato da tutti”, ha dichiarato il 44enne ai colleghi di MilanoToday. it  (qui l’intervista integrale) “È stato un grande padre, una grande persona. Gli devo molto”, ha aggiunto. Il rapporto tra i due, tuttavia, non sarebbe sempre stato sempre idilliaco: negli archivi delle forze dell’ordine risulta un acceso litigio risalente al 2016, in seguito al quale era stato necessario l’intervento della polizia. Gli investigatori avrebbero sequestrato i vestiti che Filippo Rebuzzini indossava al momento del ritrovamento del padre e anche il suo cellulare.