Negli ultimi anni, i ricercatori hanno esplorato sempre di più il mondo delle piante. Nonostante ci siamo evoluti di pari passo, conosciamo solo una piccola percentuale della vita nel regno vegetale.
Il nuovo Piccolo erbario delle piante stronze (edizioni Rizzoli Illustrati) è una guida ironica e leggera nata per raccontare come molte piante abbiano caratteristiche a noi comprensibili e vicine: possono essere egoiste, vivere sulle spalle degli altri o escogitare un dispetto al vicino.
In questo volume Francesco Broccolo, giovane insegnante che da otto anni lavora presso l’Istituto Agrario di Macerata, ha indagato queste specie vegetali «dal carattere difficile», ma che possono essere gestite, se conosciute e comprese. E che possono anche aiutarci anche a meglio noi stessi.
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Francesco, ci spieghi meglio: cosa sono le piante «stronze»?
«Le piante stronze sono quelle specie vegetali che si sono evolute per approfittarsi degli altri esseri viventi. Non sono cattive in senso morale, ma se le guardiamo con i nostri occhi umani, non possiamo che definirle così. Strangolano, soffocano, fregano risorse ai vicini verdi e spesso creano guai anche a noi animali».
Quali sono le piante più «stronze» e perché?
«Fare una classifica è impossibile: sarebbero in troppe sul podio. Molte sono specie invasive arrivate dall’estero che in poco tempo hanno conquistato non solo il nostro territorio, ma interi continenti. La regina delle piante stronze, per me, è l’ailanto, originario della Cina e ormai un vero flagello ambientale. C’è un mito diffuso: siccome sono piante, allora “fanno bene” all’ambiente. Non è così. L’ailanto, ad esempio, è un mostro vegetale: dalle radici rilascia una sostanza simile a un diserbante che elimina la concorrenza, e dalle foglie emette un odore sgradevole e repellente che allontana insetti, uccelli e animali. Risultato: intere aree stradali e terreni si trasformano in monocolture spontanee di ailanto, che di fatto diventano deserti di biodiversità. Poi ci sono quelle dannose per l’agricoltura, come Orobanche e Cuscute, o per le nostre città come il Poligono del Giappone che sbriciola senza fatica le fondamenta delle case. Infine, ci sono piante che fanno male direttamente a noi: il Panace di Mantegazza, anche lui “ospite” straniero, provoca ustioni e lesioni dolorosissime che impiegano settimane a guarire. Insomma, ce n’è per tutti i gusti».