E’ il soprannome che Commisso aveva coniato a Firenze dopo una vittoria a Bergamo. A Udine toccherà a lui sostituire l’infortunato Maignan: è il debutto in rossonero in gare ufficiali dal primo minuto
Giornalista
19 settembre – 18:57 – MILANO
A 35 anni magari non svolazzano le farfalle nello stomaco ma, insomma, debuttare con i gradi da titolare nella porta del Milan fa sempre un certo effetto. Stavolta per Pietro Terracciano non ci sono le vie di mezzo: non si tratta di amichevoli estive o ingressi in corso d’opera, ma della promozione da precario a titolare della cattedra. Temporaneo, certo, ma pietra angolare per un Milan che a Udine è chiamato a dare continuità ai progressi esibiti contro il Bologna.
scudo—
Terracciano ha debuttato in gare ufficiali col Milan contro gli emiliani, quando Maignan all’inizio della ripresa si è seduto sul prato del Meazza toccandosi il polpaccio. Per un portiere subentrare è più complesso rispetto a un giocatore di movimento: occorre calarsi nella parte ancora più velocemente, gestire con saggezza la scarica di adrenalina, collegarsi immediatamente con i compagni. Sì, certo, tutte cose che deve fare chiunque entri dalla panchina, ma con l’aggravio di un’evenienza che non è programmata dall’allenatore e di un ruolo in cui il senso di responsabilità è comunque diverso da quello degli altri compagni. Il portiere è un calciatore mediamente sempre un po’ più solo rispetto ai compagni. Contro il Bologna è filato tutto liscio, Pietro ha tenuto la porta chiusa a chiave, ovvero la stessa cosa che gli verrà chiesta a Udine. Terracciano è l’ultimo scudo di una fase difensiva che, come da facile pronostico, è destinata a diventare il caposaldo del Milan di Allegri. Poi, quando tornerà Maignan, Pietro tornerà in seconda fila senza fare rumore.
ambizione—
Ha sempre fatto così, lo ha fatto anche a Firenze quando si è palesato De Gea. Sbilanciarsi nell’affermare che in cuor suo Pietro accarezzasse l’idea di restare titolare anche dopo l’arrivo dello spagnolo, è probabilmente un azzardo. Ma la certezza è che ha accettato il ridimensionamento con grande professionalità e correttezza. E’ questo il motivo per cui ha lasciato la Toscana? Sì e no. Intanto, a parità di “status” è normale ambire a un club di fascia superiore. Ma poi in casa viola c’era di mezzo anche un progetto tecnico ben definito, ovvero quello di far crescere Tommaso Martinelli accanto a De Gea per poi rimpiazzarlo quando lo spagnolo saluterà. Insomma, per Pietro ci sarebbe stato il rischio di scivolare ulteriormente nelle gerarchie. E quindi ha salutato, senza polemiche, e ha salutato da giocatore molto apprezzato dal club e dall’ambiente. La vita sportiva di Terracciano nei cinque anni e mezzo fiorentini è stata particolare perché tutte le volte che pareva partire in seconda fila poi si cuciva addosso la maglia da titolare. Soprattutto tra il 2021 e il 2024. Un portiere stimato e apprezzato, spesso fra i migliori in campo con Italiano alla guida, tanto da meritarsi il soprannome di “San Pietro”, come aveva raccontato un estasiato Commisso dopo una vittoria della Viola a Bergamo a settembre del 2021. Ora servono i miracoli anche in rossonero. “Essere qui è l’apice di un percorso iniziato tanto anni fa e sono curiosissimo di conoscere Maignan”, aveva detto il giorno della presentazione. Ora non solo l’ha conosciuto, ma lo deve rimpiazzare: è un Diavolo che prega San Pietro.
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