di
Claudio Bozza

Martedì a Bruxelles si vota: l’eurodeputata e il pericolo di un nuovo arresto dopo la richiesta dell’Ungheria. Le destre a sostegno di Orbán (con il voto segreto)

«Sento, insieme, forte timore ma anche speranza. L’ingiustizia che ho subito è stata un trauma profondo. E cercare di curarlo mi costa ancora enormi energie. Sarò sincera: la prospettiva che questa ferita possa riaprirsi così violentemente mi fa dormire sonni agitati. Mi sforzo di restare positiva e sento intorno a me un sincero sostegno da parte di molti, che mi aiuta tanto». Ilaria Salis racconta così, al Corriere, come si appresta a vivere i prossimi tre giorni, con il rischio di essere nuovamente arrestata e sottoposta al processo che era in corso a Budapest.

Settantadue ore con il cuore in gola. Perché il 23 settembre, nella commissione Affari giuridici del Parlamento Ue, si voterà la revoca della sua immunità, acquisita dopo l’elezione a Bruxelles, che il 14 giugno 2024 le consentì di essere liberata dopo quindici, drammatici, mesi in carcere a Budapest. Martedì prossimo, l’eurodeputato spagnolo del Ppe Adrián Vázquez Lázara presenterà infatti una relazione sulla richiesta di revoca dell’immunità avanzata dall’Ungheria, guidata dall’ultrasovranista Viktor Orbán. I 25 componenti della commissione dovranno esprimersi, quasi sicuramente con voto segreto. Il risultato sarà una chiara indicazione politica, che influirà in maniera decisiva in vista della riunione plenaria del Parlamento europeo, fissata per il 7 ottobre.



















































Salis, che fu arrestata con l’accusa di aver aggredito dei neonazisti a Budapest nel febbraio 2023, a leggere politicamente i numeri dell’assemblea di Bruxelles rischia grosso. I Popolari, con 188 eletti, avranno un ruolo decisivo: Salis eviterebbe il dramma di un nuovo processo solo se almeno un terzo tra loro voterà con i progressisti a favore dell’immunità, o almeno per l’astensione. E anche qui il voto segreto sarà un fattore decisivo. Su una votazione così delicata non rimarranno le «impronte» e ognuno potrà votare secondo libertà di coscienza, anche senza seguire le indicazioni dei rispettivi partiti. A favore delle revoca dell’immunità voteranno sicuramente i Patrioti, oltre ai Conservatori di Ecr, che dopo Giorgia Meloni sono coordinati dall’ex premier polacco Mateusz Morawiecki. Tra gli eurodeputati Socialisti — oltre chiaramente a quelli di The Left, il gruppo di Salis — si respira forte preoccupazione. «Io voterò convintamente a tutela di Ilaria Salis — spiega il dem Brando Benifei —. Sarà un momento molto rilevante per la Ue, anche perché taluni temono futuri nuovi casi come quello dell’indipendentista catalano Carles Puigdemont».

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Orbán, pur senza citarla direttamente, ieri è tornato a definire Salis come «terrorista», in quanto esponente di una associazione «Antifa». Un attacco durissimo, dopo che il suo portavoce, Zoltan Kovacs, aveva postato sui social le coordinate di Marianosztra, carcere ungherese di massima sicurezza. Due fatti che hanno innescato reazioni anche ai vertici della politica italiana. «Non devo fare commenti su quello che fanno altri Stati riguardo organizzazioni politiche», premette Antonio Tajani. «Non credo — aggiunge poi il ministro degli Esteri — che Ilaria Salis sia una terrorista. Non mi risulta che lo sia». Da registrare, poi, anche le parole di Giovanni Donzelli: «Orbán è stato eletto dal suo popolo e rappresenta il suo popolo — dice il capo dell’Organizzazione di FdI —. Sono contrario alle opinioni di Salis, ma in democrazia anche le idee molto diverse dalle mie devono avere massima possibilità di potersi esprimere».

«Le dichiarazioni di Tajani e Donzelli mi sembrano andare nella direzione giusta, seppur con una cautela che considero eccessiva, — spiega Salis —. Del resto, quale immagine darebbe il governo italiano se si rendesse complice di un trattamento così spudoratamente al di fuori di ogni garanzia democratica e chiaramente persecutorio, a scapito di una propria cittadina?».

L’eurodeputata di sinistra, dopo le bordate di Orbán e del suo portavoce, reagisce così: «È ormai più che evidente che in Ungheria non si persegue giustizia, bensì vendetta e propaganda. Un premier che arriva ad accusare una persona innocente fino a prova contraria di essere una “terrorista” si qualifica da sé. Dimostra ancora una volta tutto il suo disprezzo per lo stato di diritto, in nome di una concezione autoritaria, assolutistica e vendicativa del potere. Il Parlamento europeo non potrà ignorare tutto questo». Ma il conto alla rovescia è partito: «Ovviamente sono preoccupata. Segreto o no, per varie ragioni, sarà un voto estremamente delicato. Ma resto fiduciosa che alla fine prevarrà la difesa della mia immunità», conclude Salis. «Perché se il Parlamento saprà resistere alle pressioni di un regime e di una parte politica così ferocemente antidemocratica e autoritaria, che vuole indebolire e dividere l’Europa, allora ne uscirà più forte».

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20 settembre 2025 ( modifica il 20 settembre 2025 | 09:49)