Le vie della capitale Kigali sono state riasfaltate, le tribune sono pronte ad ospitare 20mila spettatori attesi dall’estero. Domani iniziano i primi Mondiali su strada di ciclismo organizzati in Africa. A più di cento anni dalla sua creazione nel 1921, la manifestazione, dopo aver toccato Venezuela, Giappone e Australia, si prepara ad aprire le porte all’ultimo continente in cui questo sport europeo non ha mai messo piede.

    E’ il frutto della vittoria diplomatica del Ruanda, riuscito a convincere l’Unione ciclistica internazionale (Uci), nonostante le accuse in materia di diritti umani e l’invasione del vicino Congo. Per anni, il Ruanda ha fatto affidamento sullo sport per aumentare la propria visibilità, migliorare l’immagine e attrarre turisti. Il mondo del ciclismo conosceva già il Tour del Ruanda, un evento nato nel 1988 e sospeso dal 1991 al 2000, un decennio segnato dal genocidio del 1994 contro i Tutsi, che causò 800.000 morti, per lo più appartenenti a quella comunità, ma anche Hutu moderati.

    Da allora, sotto la guida del presidente Paul Kagame, il piccolo paese africano ha subito una trasformazione economica. I critici di Kagame, rieletto lo scorso anno per un quarto mandato con il 99,18% dei voti, lo accusano però di governare il Paese con il pugno di ferro e di mettere a tacere ogni opposizione.

    Considerazioni che nel 2021 non hanno impedito all’Uci di assegnare la manifestazione iridata al Ruanda, preferendolo al Marocco, trent’anni dopo il genocidio Tutsi. Fiducia confermata a gennaio, nonostante una nuova offensiva nella Repubblica Democratica del Congo orientale da parte del gruppo armato M23, sostenuto dall’esercito ruandese. Gli scontri hanno causato migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati, secondo l’ONU. All’inizio di settembre, un’indagine delle Nazioni Unite ha anche segnalato possibili crimini di guerra e contro l’umanità “commessi da ambo le parti”.

    Il Ruanda punta forte sullo sport: sponsorizza diverse importanti squadre di calcio europee – Arsenal, Paris Saint-Germain e Atletico Madrid – attraverso il logo “Visit Rwanda”, oltre ad essere partner della Nba.
E’ inoltre candidato a ospitare un GP di Formula 1. I risultati finora sono stati altalenanti in termini di turismo. Le presenze sono state 1,2 milioni nel 2017, l’anno prima della campagna “Visit Rwanda”, salite a 1,6 milioni nel 2019, per poi scendere a 1,36 milioni nel 2024, secondo i dati ufficiali.

    Dal punto di vista agonistico, il circuito é considerato il più difficile della storia, con un susseguirsi di salite ripide, tra cui la formidabile “Kigali Wall”, che rende omaggio al soprannome del Ruanda, la terra delle mille colline.

    L’altitudine – la capitale si trova a quasi 1.600 metri – e l’umidità di questo periodo dell’anno complicheranno ulteriormente la vita degli atleti. Domenica i primi colpi di pedale, con le cronometro maschile e femminile. E l’attesissimo duello tra lo sloveno Tadej Pogacar e il belga Remco Evenepoel.

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