https://www.europesays.com/it/wp-content/uploads/2025/09/trapani-birgi-ryanair-pronta-a-riaprire-la-base-da-gennaio-450.jpg

La notizia circolava da settimane, adesso le prime indiscrezioni lo confermano: da gennaio 2026 riaprirà la base Ryanair all’aeroporto “Vincenzo Florio” di Trapani-Birgi. Dopo anni di incertezze e di collegamenti ridotti al minimo, lo scalo trapanese tornerà ad ospitare un aeromobile fisso della compagnia irlandese.

Un ritorno che coincide con l’entrata in vigore della misura varata dalla Regione Siciliana sull’azzeramento dell’addizionale comunale sui biglietti aerei: una richiesta che Ryanair aveva avanzato a gran voce come condizione per rafforzare gli investimenti sull’Isola.

Secondo l’operativo già visibile online, l’aereo “basato” a Birgi garantirà tre partenze nei giorni di lunedì, giovedì, sabato e domenica, due il venerdì e una il martedì e il mercoledì. Le tratte attualmente programmate collegano Trapani a Venezia, Torino, Bergamo, Bologna, Londra e Pescara. Un aereo può coprire fino a quattro tratte giornaliere, ma l’operativo sarà arricchito anche dai voli in transito provenienti da altre basi Ryanair.

Chi conosce la storia dello scalo trapanese sa bene che la presenza di Ryanair non è solo un fatto tecnico. Negli anni Duemila, Birgi visse una stagione irripetibile: era praticamente il “feudo” della low cost, che riempiva l’aeroporto di passeggeri con biglietti venduti anche a un centesimo. Poi la crisi dei rapporti tra Regione e compagnia, i tagli, la pandemia, il ritorno a numeri sempre più magri.

Oggi la promessa è di riportare a Birgi circa un milione e mezzo di passeggeri l’anno, numeri che ridarebbero fiato a un territorio che vive di turismo ma che sconta ancora problemi cronici: collegamenti interni difficili, strutture ricettive in parte improvvisate, e la concorrenza sempre più aggressiva degli altri scali siciliani.

C’è però un nodo che resta aperto, ed è la convivenza – spesso conflittuale – tra l’anima civile e quella militare dello scalo. Proprio nelle scorse settimane, il tema è tornato d’attualità con i ritardi dei voli civili legati alle esercitazioni militari, e con la notizia della nascita, a Birgi, del nuovo polo mondiale di addestramento per i piloti dei caccia F-35. Un futuro che promette ricadute economiche, ma che rischia di complicare la vita allo scalo passeggeri.

Entusiasmo e diffidenza, dunque, si mescolano ancora una volta. Da un lato il territorio attende l’ufficialità e la conferma dei collegamenti; dall’altro resta la memoria di promesse mancate e l’incognita di una base che dovrà dimostrare, con i numeri, di non essere solo un ritorno di facciata.