Reggio Emilia Non è inusuale, parlandone, sentirsi dire che «era il grande sogno di Raffaele Leoni», l’indimenticato amministratore pubblico scomparso prematuramente nell’agosto scorso. Il sogno dell’ex presidente dell’Asp Reggio Emilia – Città delle Persone era quello di una profonda riqualificazione dell’Omozzoli Parisetti, la casa di riposo che, nella centralissima via Toschi, ospita da decenni persone anziane e fragili ma comunque autosufficienti. E lo fa all’interno di un palazzo le cui mura hanno alle spalle più di seicento anni di storia, che fanno dell’Omozzoli Parisetti il più antico ospizio d’Europa. E quello di provare a rendere concreto il “sogno” di Raffaele Leoni è un impegno comune che hanno assunto sia l’Associazione “Amici dell’Omozzoli Parisetti, guidata dall’ex dirigente di banca Ennio Ferrarini sia la presidente dell’Asp “Città delle Persone”, Mariella Martini. Il sogno «Il nostro obiettivo – diceva nei mesi scorsi Ferrarini, intervistato proprio dalla Gazzetta – è quello di poter collaborare con Asp e Comune, per trasformare l’Omozzoli Parisetti di oggi in un modello di cohousing moderno nel cuore del centro storico. Auspichiamo la creazione di un ambiente funzionale ed accogliente in cui possano vivere le persone bisognose che già accogliamo nella nostra struttura, creando però anche le condizioni affinché negli spazi che si andrebbero a creare possano essere accolti anche anziani più benestanti».
Lontano anni luce da ogni intento classista, il progetto di un nuovo Omozzoli Parisetti mira semmai a sfruttare tutto lo spazio di una struttura che, oltre all’inevitabile usura del tempo, ha subito più di altre quello tsunami che è stata la pandemia. Non è un caso che il progetto di una radicale riqualificazione dell’Omozzoli Parisetti abbia ripreso un po’ di fiato sul finire dello scorso anno quando in Comune si è svolto un incontro per vedere come fosse possibile ricominciare a parlarne. Già, ma su quali basi? La presidente dell’Asp “Reggio Emilia- Città delle Persone” Mariella Martini è tra coloro che in questi mesi si è adoperata, assieme agli enti locali, per vedere se… il sogno può diventare realtà. «Il primo problema, inutile negarlo – dice l’ex dg dell’Azienda Usl di Reggio – riguarda i costi di una operazione di questo tipo». Costi che in questi anni sono aumentati notevolmente, passando dai 4 milioni preventivati all’inizio fino a una somma che si aggirerebbe oggi attorno ai 6milioni. Il progetto «L’idea alla base del progetto – spiega Martini – è quella di rendere più funzionali gli spazi di cui questa struttura storica dispone, creando soluzioni di co-housing o addirittura piccole residenze che aiutino e incoraggino ulteriormente l’autonomia di queste persone anziane».
Già perché la caratteristica dell’Omozzoli Parisetti, che la distingue dalle altre strutture per anziani sparse sul territorio è che ospita soltanto anziani autosufficienti. E le rette coprono poco più del 60% delle spese: «In questo periodo – spiega la presidente – sono 42 le persone ospitate in una struttura che è omologata per accoglierne il doppio, sia pure in camere da 4 letti. Complessivamente in un anno, la struttura genera spese per 1,4 milioni, mentre le entrate derivate dalle rette arrivano a 900 mila euro.
La situazione
«Dopo il Covid che ha inciso pesantemente sul numero di persone ospitate in struttura – sottolinea Martini – abbiamo cercato di ottimizzare le spese, evitando ad esempio dispersioni di energia e altri consumi. In questo senso si spiega, ad esempio, la chiusura del terzo piano e la conseguente decisione di concentrare gli ospiti nei primi due piani dello stabile. Tutte misure che hanno dato e continuano a dare i risultati sperati grazie al grande impegno e alla professionalità del personale che lavora all’interno dell’Omozzoli Parisetti che voglio ringraziare una volta di più. Al netto di queste operazioni – spiega – il disequilibrio viene ripianato ogni anno dai soci e sicuramente un investimento come quello alla base del progetto di cui si parla potrebbe portare vantaggi anche da questo punto di vista».
Gli ostacoli
Servono soldi, dunque, e il paradosso è che se usciamo dal semplice conto entrate e uscite, l’Asp di Reggio Emilia dispone di un patrimonio ingente, che va dalle strutture dell’Ex Osea e dei Santi Pietro e Matteo, fino allo stesso Palazzo Ancini, che oggi ospita nientemeno che alcuni importanti uffici di rappresentanza del Comune, fino ad arrivare ad altri immobili fuori provincia come, ad esempio, la caserma dei carabinieri di Anzola Emilia. «È evidente – sottolinea la presidente di Asp – che non è affatto facile attingere a questo patrimonio. Da qui la necessità di trovare canali alternativi di finanziamento che possano consentirci di intraprendere concretamente questo percorso». In questa ricerca, ci tiene a sottolineare Martini «l’Asp non è sola: al nostro fianco c’è il preziosissimo contributo dell’Associaziobe Amici dell’Omozzoli-Parisetti, sia in termini di idee e proposte, sia in termini concreti con esempi di volontariato ammirevoli». Invero, l’altro grande tema che in qualche modo si frappone a questa operazione è legata ai tempi e ai modi di un ipotetico cantiere. In soldoni: dove andrebbero temporaneamente trasferiti gli ospiti che attualmente abitano all’interno dell’Omozzoli Parisetti? La domanda è circolata anche nei mesi scorsi, senza peraltro trovare una risposta certa, ma c’è in Comune c’è chi, particolarmente ottimista, sostiene che una volta risolto questo aspetto logistico, i soldi si troverebbero.l © RIPRODUZIONE RISERVATA