di
Flavio Vanetti
L’Azerbaigian, terra del fuoco, ha bruciato le ambizioni della McLaren e condannato la Ferrari a un’ennesima delusione nel GP di F1 2025. Max Verstappen per la seconda volta di fila si dà al dominio assoluto: Piastri stia attento, i 69 punti non bastano
L’Azerbaigian è la terra del fuoco, che in alcuni punti fuoriesce dal suolo. Le fiamme nel Gp di F1 edizione 2025 hanno scottato — e non poco — la McLaren abituata a dominare e hanno bruciato le speranze/aspettative (chiamatele come volete) di una Ferrari condannata a un’altra figuraccia. Non hanno invece intaccato Max Verstappen: lui il fuoco, semmai, lo mangia.
Max Verstappen: 67
Week end da supercampione qual è, giusto per ricordare che è un quadri-campione iridato e che chi vuole la sua corona deve batterlo in pista. Non sembra facile, di questi tempi: seconda vittoria consecutiva, primo back to back da Canada-Spagna 2024, successo numero 67 in F1. Ha chiuso facendo le onde con la RB21 in vista del traguardo: serve per il morale, dopo che fino a non molto tempo fa si dichiarava rassegnato. Chi credeva di aver già detronizzato IperMax ha fatto i conti senza l’oste, cioè lui.
Carlos Sainz: 9
All’appuntamento numero 17 della stagione ha finalmente smentito i sospetti che fosse inesorabilmente «bollito». Gran podio in una delle sue gare più belle (alla fine l’ha definita «la più bella», ma come al solito in questi casi si esagera e la memoria si accorcia: Carlos lo aveva già detto dopo le vittorie con la Ferrari). L’hanno aiutato di sicuro le modifiche alla Williams (voto 7, non di più: servono conferme su altre piste), ma era necessario che al volante ci fosse un pilota all’altezza: Sainz stavolta lo è stato.
George Russell: 9
Frenato alla vigilia da guai respiratori, nel Gp ha ribaltato la situazione e il fiato l’ha levato a tutti tranne che all’irraggiungibile Verstappen. Uditi vari sfoghi via radio, uno contro Antonelli che l’aveva chiuso in una curva, ma poi ha fatto parlare i fatti e non le lamentele. Podio numero 22 della carriera, uguagliato René Arnoux.
Oscar Piastri: 0
Oh là là, dopo 38 gare di fila a punti e 48 nelle quali ha visto comunque la bandiera a scacchi, Oscar Piastri è tornato per un giorno ImPiastri, schiantandosi diritto come un fuso contro le protezioni di una curva: ha visto il resto della gara seduto davanti a un pc. E prima del crash aveva commesso un «jump start» che gli è costato 5 secondi di punizione, rimasti lettera morta perché nel frattempo l’australiano era già out. I danni in classifica per il leader del Mondiale sono contenuti, più che altro perché il primo inseguitore, il compagno di team Lando Norris, è bravo a sbagliare i rigori. Ma se fossimo in lui ci preoccuperemmo per il Verstappen tornato Demonio: i 69 punti di vantaggio rimasti all’australiano non sono pochi, a 7 gare dalla fine; però Max ha tutto per provare a divorarli.
Lando Norris: 5
Lo scenario era diventato eccellente, il vento s’era messo a soffiare in suo favore ma Lando ha girato le vele dalla parte opposta. Ancora una volta ha dato l’idea di essere un impiegato e non un manager, uno che s’impappina quando invece c’è da tenere una lectio magistralis (vista la macchina che guida). Anziché osare — con i dovuti modi, ovvio — ha preferito accontentarsi: uno così merita il titolo?.
McLaren: 4
Anche a Monza, dove si presentava da favorita, era stata sconfitta (sempre da IperMax), ma aveva almeno salvato la bandiera con un doppio podio. Stavolta, invece, la scoppola è dura e autorizza una domanda: sono solo nubi di passaggio o siamo all’inizio di una crisi? Intanto l’aritmetica conquista del titolo costruttori è rinviata almeno fino al prossimo Gp, il 5 ottobre a Singapore.
Mercedes: 8
Si vuole che il netto abbassamento delle temperature abbia favorito le Frecce Nero-Argento (la W16 è stata forse disegnata in un igloo?), però la consistenza era lì da vedere. E ha sorpassato la Ferrari al secondo posto del Mondiale Costruttori: 290 punti contro 286. Nella Nba di basket c’è un detto: non sottostimare mai chi ha dimostrato di saper vincere. Post scriptum: azzeccatissimi timing e strategie per costruire l’«overcut» — 12 giri in più — che ha levato la seconda piazza a Sainz.
Liam Lawson: 7,5
Deve aver goduto un mondo a concludere con la Racing Bulls davanti a Tsunoda, al volante di quella Red Bull che nelle prime due gare era stata sua. Zandvoort e Monza l’avevano attapirato dopo segnali di crescita, questo quinto posto lo rimette in sesto.
Kimi Antonelli: 7,5
Un bel quarto posto, cercando invano il secondo podio della carriera, per alimentare la sensazione che il periodo di magra è alle spalle. La Mercedes aveva diversificato le strategie per i suoi piloti (Russell era scattato con le gomme dure, Antonelli con la mescola media), Kimi si è fermato prima del compagno e molto presto (giro 19): al rientro ha trovato traffico, ma non si è fatto mettere i piedi in testa dagli eventi.
Ferrari: 0
Da «lotta continua» — il proposito della vigilia del Mondiale era di provarci fino alla fine contro McLaren, Red Bull e la stessa Mercedes — a «disastro continuo», perché sembra che il pozzo del peggio non conosca fondo per il povero Cavallino azzoppato. Nulla è compromesso, la lotta di cui sopra deve proseguire, ma intanto è provvisoriamente perso il secondo posto dei Costruttori (e la Red Bull è a -14). Un altro guaio è che la Rossa è ormai diventata la barzelletta del web e dei social network: un buontempone ha messo su Facebook la foto di un gatto dentro l’abitacolo di Leclerc, dicendo che al posto di Charles correrà il micio del paddock, di nome Furrari. Ecco, altro che Mondiale, siamo alle freddure…
Charles Leclerc: 5,5
Tra un po’ dopo la pazienza esaurirà anche le frasi di scoramento. Due quelle udite oggi: «Non ne ho, per passare Lawson» e «Non è quello che mi aspettavo da voi, ma lo faccio», pronunciato quando gli è stato chiesto di far passare Hamilton. Dai sogni del venerdì agli incubi del sabato e della domenica: il Castello delle Streghe ha inghiottito il Principino.
Lewis Hamilton: 6
Era venuto alla Ferrari per provare a vincere l’ottavo titolo iridato, non per concludere ottavo a Baku. Triste, solitario y final?.
Yuki Tsunoda: 7
Visti i «non» risultati, Helmut Marko era già pronto a declassarlo a uomo delle pulizie del motorhome. Capita l’antifona, Yuki ha cavato dal cilindro la prima vera gara degna di un pilota Red Bull. L’aria resta pesante, ma almeno il giapponese di Faenza ha aperto una finestra.
Isack Hadjar: 6,5
Pur oscurato nella circostanza dal compagno di squadra Lawson, il franco-algerino anche stavolta porta il suo mattoncino alla causa della Racing Bulls. Certo, non è il podio dell’Olanda, ma è un decimo posto (come a Monza) che gli allunga a tre la striscia delle gare a punti. Isack lo cerchi e lo trovi sempre.
Gabriel Bortoleto: 6,5
È il primo degli esclusi dal «top 10», ma non deve essere un titolo di demerito. Deve piuttosto suggerire un equo rapporto tra il risultato e la farina che c’era nel sacco della Sauber (non di primissima qualità, aspettando l’Audi dal 2026).
Alexander Albon: 5
Lui a fondo schieramento, Sainz a fianco del poleman Verstappen: ci sta che gli siano scattati cattivi pensieri e che il rilevatore del nervosismo abbia registrato un picco. Così ha toccato Colapinto e ha rimediato di nuovo una penalità: poi ci ha dato dentro e per poco non andava a punti. Ma la frittata era già stata cucinata e servita.
Fernando Alonso: 5
Falsa partenza pure per lui — la spiegazione, poco convincente: «Ho dovuto evitare Piastri che aveva sbagliato» — e gara in salita, senza gioie e senza gloria: è il secondo Gp di fila nel quale Fernando non va a punti.
Nico Hulkenberg: 5
Sospetto: il podio di Silverstone, il primo di una lunga carriera, l’ha imborghesito? Oppure ha preso un sonnifero, visto che era sonnecchiante?
Lance Stroll: 4
Per spiegare la sua corsa basta dire che anche stavolta ha concluso alle spalle di Alonso, nonostante la gara «piatta» (con penalità) di Fernando. Ma state tranquilli: Lance Stroll, pseudonimo di Lance Strulovitch, figlio del miliardario canadese Lawrence Stroll, padrone dell’Aston Martin, il posto per il 2026 (e oltre) l’ha garantito.
Oliver Bearman: 6
Ha corso con la spada di Damocle di non poter più fare errori perché gli sono rimasti solo due punti sulla patente prima che scatti l’appiedamento per un Gp: non ha demeritato, piuttosto sotto la lente deve finire la Haas (voto 5) che da due gare non becca palla (Ocon è pure dovuto partire dalla pit lane, con chance azzerate).
Flavio Briatore: 2
L’Alpine, erede maldestra dei fasti della Renault (e ancora prima di quelli della Benetton Formula, senza scordare che in principio cominciò la Toleman) è ultimissima «spianata» in classifica. La cura di Flavio Briatore sembra non produrre effetti, anche se è chiaro che gli obiettivi sono già stati spostati al 2026. Tuttavia — pensieraccio — non è che il fatidico «sei fuori!» vada pronunciato per Mister Billionaire?
21 settembre 2025
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