Un rapporto della Commercial Space Federation, associazione che rappresenta gli interessi dell’industria spaziale privata, evidenzia come la Cina stia vivendo una crescita accelerata nel settore aerospaziale e si prepari a sfidare la posizione dominante degli Stati Uniti nello spazio.
Definito una valutazione del rischio che la concorrenza cinese esercita sull’influenza americana, il documento descrive un quadro netto: il decennio di progressi costanti della Cina nel settore spaziale sta rimodellando il panorama competitivo e potrebbe presto mettere in discussione la leadership tecnologica e commerciale degli Stati Uniti. I rischi vanno oltre l’innovazione tecnica, toccando mercati, partnership e governance, segnando un momento cruciale nella competizione spaziale globale. Tra i dati principali emerge l’aumento degli investimenti pubblici e privati: dai 340 milioni di dollari spesi nel 2015 per l’industria spaziale non governativa ai 2,86 miliardi nel 2024, provenienti in gran parte da fondi statali e locali. Parallelamente, Pechino ha accelerato i programmi di esplorazione lunare e planetaria, promuovendo iniziative di cooperazione come la Stazione internazionale di ricerca lunare e arrivando perfino a condividere campioni lunari con gli Stati Uniti, nonostante i vincoli politici che limitano la collaborazione bilaterale. Mentre la Cina procede con missioni concrete e con infrastrutture in crescita, il programma Artemis della NASA, dedicato a Luna e Marte, appare in una fase di stallo.
Il documento sottolinea inoltre i successi tecnici cinesi, come il primo ritorno di campioni dal lato nascosto della Luna, interpretati come segnali non solo di ambizione tecnologica ma di una strategia volta a ridefinire le partnership internazionali nell’esplorazione dello spazio profondo. Oggi la Cina dispone di sei porti spaziali, di una rete di centri di ricerca regionali che integrano attività accademiche, commerciali e governative, e di una stazione spaziale in orbita bassa destinata a sostituire la ISS della NASA dopo il ritiro previsto nel 2030. Ha inoltre superato il Regno Unito per numero complessivo di satelliti in orbita, posizionandosi seconda solo agli Stati Uniti, che tuttavia dipendono in larga misura da aziende private come SpaceX. Attraverso la Belt and Road Initiative, la Cina guida oltre ottanta progetti infrastrutturali spaziali in collaborazione con partner esteri, comprendenti satelliti, sistemi di lancio, controllo a terra, condivisione di dati e strutture di formazione. Secondo il rapporto, la Cina non si limita a colmare il divario ma detta i tempi e, in alcuni casi, ridefinisce i criteri stessi della leadership, sia sulla Terra sia nello spazio. Il confronto rimane complesso: nel 1981, quando la NASA celebrava i suoi primi voli con lo Shuttle, la Cina era ancora tra i Paesi più poveri del mondo, con circa 800 milioni di cittadini in condizioni di estrema povertà. In quattro decenni, Pechino ha eliminato la povertà estrema e ha costruito un programma spaziale oggi tra i più avanzati a livello globale. Gli Stati Uniti restano la potenza principale nello spazio, ma senza un rafforzamento deciso della NASA il primato potrebbe presto essere messo in discussione.