di
Daniele Sparisci
A Baku Lewis avrebbe dovuto restituire la posizione a Leclerc nel finale ma non è successo. «Colpa mia, errore di valutazione». Charles acido: «Goditi l’ottavo posto…»
La differenza fra le imprese e le scuse. La corsa di Baku ha delineato un confine netto. Verstappen, secondo trionfo di fila, 67° in carriera, ottenuto alla maniera di quello di Monza. Pole, partenza sprint, 51 giri in testa. Un leader totale attorno al quale sta rinascendo la Red Bull diretta dall’ex ferrarista Laurent Mekies.
Su un’altra pista di velocità ed efficienza aerodinamica, Max è stato inavvicinabile. Non è un caso: aggiornamenti tecnici nella zona del fondo, un ambiente coeso e sereno (si è messo a filare anche Tsunoda), accendono un finale di stagione che avrebbe dovuto essere animato dalla Ferrari. Se non altro per un moto d’orgoglio. Macché, sul Caspio hanno reagito tutti quelli che dovevano dimostrare qualcosa: Russell, capitano influenzato della Mercedes; Sainz sul podio con la Williams, la scuderia inglese non centrava una top 3 dal 2021; Antonelli, quarto: un punto di ripartenza dopo tanti guai, una prova di maturità.
Tutti avevano un motivo per gioire, tranne i rossi e Norris che con un atteggiamento così timoroso il Mondiale non lo vincerà mai. Era la sua grande occasione: Piastri subito a muro alla curva 5, Lando paralizzato dalla paura di sbagliare e frenato da una McLaren irriconoscibile. Altro che festa per il titolo costruttori. A 7 gare e tre Sprint dalla fine, Verstappen ha 69 punti di distacco da Piastri. «Sono tanti, e io non vivo di speranze. Non ci penso e ragiono gara dopo gara cercando di raccogliere il massimo. Ad Abu Dhabi vedremo…». Questa mentalità gli ha consentito di smentire sé stesso, in estate diceva che non avrebbe più vinto. E invece…
La prossima corsa a Singapore, tracciato di curve lente dove serve alto carico, darà risposte sulla «mission impossible» e sul recupero della Red Bull. La Ferrari invece non solo non recupera ma continua a collezionare figuracce, l’ultima sulla linea del traguardo con lo scambio di posizioni non riuscito fra Hamilton e Leclerc, ad alimentare la frustrazione del monegasco: «Lewis si goda l’ottavo posto, non mi interessa davvero. È una cosa stupida perché non è corretta». E poi a mente fredda: «Non è la fine del mondo, ottavo o nono non conta nulla». In realtà i patti erano chiari: Lewis, che al pit-stop aveva montato le gomme medie (più veloci delle dure del compagno) è stato fatto passare con l’obiettivo di riprendere Norris. Se non ci fosse riuscito avrebbe dovuto restituire la posizione all’ultimo giro, Charles è stato anche rallentato da una noia al motore elettrico in fase di recupero energia.
Quando vengono date istruzioni a Lewis, lui rallenta ma non abbastanza: «Errore di valutazione, mi scuso con Charles». Ma le scuse servono a poco, e anche concentrarsi soltanto sui limiti della macchina rischia di portare fuori strada. Dal momento che la Mercedes non ha costruito razzi e neanche la Racing Bulls, eppure ieri erano davanti. La Ferrari ha enormi carenze nella gestione delle attività in pista, a Baku sono costate il secondo posto nei costruttori. Ultimo obiettivo rimasto nell’anno cominciato per conquistare due Mondiali.
22 settembre 2025 ( modifica il 22 settembre 2025 | 07:17)
© RIPRODUZIONE RISERVATA