Abbiamo visto ieri Elisabetta Cocciaretto in campo contro Emma Navarro, in una delle performance migliori della sua carriera. La ritroviamo meno di ventiquattr’ore dopo, a oltre 2000 chilometri di distanza, da Shenzhen a Pechino, per il primo turno delle qualificazioni del China Open, che in chiave WTA è un 1000. Il risultato, però, non cambia: la marchigiana si fa pochi problemi, batte la francese Chloé Paquet 6-4 6-1 ed è al secondo e decisivo turno del tabellone cadetto.

Poco più di un’ora basta alla marchigiana per prendersi un successo che la lancia contro una tra l’australiana Priscilla Hon e la giapponese Ena Shibahara (e dei ricordi di Billie Jean King Cup ci sono anche qui). Il match comincia con tre break consecutivi nei primi tre game, con l’italiana che però può ben dire di avere quello di vantaggio al termine della sequenza. Paquet, comunque, non demorde e riagguanta la 2001 di Ancona sul 3-3, solo che riperde il servizio e stavolta non c’è più storia, dato che arriva il 6-4.

Il game d’apertura del secondo set, di fatto, decide l’incontro, perché è sia l’unico ai vantaggi che quello che regala un ulteriore break a Cocciaretto. Di qui in avanti l’azzurra non perde più neppure un punto alla battuta. Non solo: dal 2-1, ne realizza 16 di fila, vincendo tutti i giochi a zero. Naturale conseguenza è che giunga molto rapido il 6-1.

Particolarmente efficace la seconda di servizio dell’italiana (72%-27% per punti vinti: di fatto non c’è storia), ma qui conta soprattutto la lucidità di aver mantenuto saldi i nervi dopo un viaggio che avrebbe potuto, comprensibilmente, lasciare qualche strascico. Questa, però, è la vita del tennis. E, quando c’è da ricostruire una classifica, a volte serve adattarsi.