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Si apre oggi a New York, l’80esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, Unga80, con la guerra a Gaza e la questione del riconoscimento al centro dei lavori dei delegati. Nel consenso globale andrà in onda lo scontro tra Stati Uniti e Israele da una parte e una maggioranza di Paesi guidata dalla Francia e dal Regno Unito, decisi a confermare al Palazzo di Vetro il riconoscimento della Palestina e affiancate da un gruppo in via di allargamento, che a sua volta annuncia la volontà di procedere al passo tanto simbolico quanto diplomaticamente pesante: oltre a Malta, ci sono in lizza Australia, Canada, Belgio, Lussemburgo e Portogallo

Netanyahu, “prossimo sarà anno storico per sicurezza Israele”

“Siamo in una lotta in cui stiamo prevalendo sui nostri nemici e dobbiamo distruggere l’asse iraniano – e abbiamo la forza per farlo. Questo è ciò che ci aspetta per il prossimo anno, che potrebbe essere un anno storico per la sicurezza di Israele”. Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in un evento al quale hanno partecipato anche il capo di Stato maggiore, Eyal Zamir, ed il ministro della Difesa, Israel Katz, in occasione del Rosh Hashanah, il capodanno ebraico che cade tra domani e mercoledì. “Voglio ripetere che siamo determinati a raggiungere tutti i nostri obiettivi di guerra. Non solo a Gaza, non solo completare l’eliminazione di Hamas, liberare i nostri ostaggi e garantire che Gaza non possa più essere a lungo una minaccia per Israele, ma anche su altri fronti – aprire opportunità per la sicurezza, per la vittoria e anche per la pace”, ha affermato Netanyahu, secondo quanto riferito dal Times of Israel.

Gaza: due ospedali fuori servizio per attacchi di Israele

In un aggiornamento pubblicato su Telegram, il ministero della Sanità di Gaza ha annunciato che l’ospedale pediatrico al Rantisi e l’ospedale oculistico di Gaza City sono “fuori servizio” a causa dei bombardamenti israeliani nelle aree circostanti. Il ministero ha affermato che l’ospedale al Rantisi è stato gravemente danneggiato dopo essere stato bombardato direttamente qualche giorno fa. Condizionatori, serbatoi d’acqua e pannelli solari sono stati gravemente danneggiati dagli attacchi israeliani alla struttura, che secondo Medical Aid for Palestinians è l’unica specializzata per bambini affetti da cancro e insufficienza renale.

Nella sua dichiarazione pubblicata su Telegram, il ministero della Salute di Gaza ha affermato che “l’occupazione sta deliberatamente e sistematicamente prendendo di mira il sistema sanitario della Striscia di Gaza come parte della politica di genocidio che sta portando avanti contro la Striscia. Tutte le strutture e gli ospedali non dispongono di strade sicure che consentano ai pazienti e ai feriti di raggiungerli”.

“Pazienti e feriti incontrano estrema difficoltà nel raggiungere l’ospedale da campo giordano e l’ospedale al-Quds a causa dei continui bombardamenti”, ha aggiunto, “Il ministero della Salute rinnova il suo appello a tutte le parti interessate affinché garantiscano la protezione delle strutture sanitarie e del personale medico”.

Gli attacchi si verificano nel contesto del bombardamento israeliano su larga scala di Gaza City, che accompagna l’offensiva di terra lanciata dalle Idf (Forze di difesa israeliane) la scorsa settimana nonostante l’opposizione internazionale.

La città, già colpita da una carestia catastrofica causata dalle restrizioni israeliane agli aiuti, era sotto attacco settimane prima che l’offensiva fosse ufficialmente dichiarata. Se le truppe israeliane prendessero il controllo di Gaza City, l’intera popolazione di 2,1 milioni di abitanti del territorio devastato sarebbe confinata in una piccola enclave nel sud.

Barghouti_ “Riconoscimento Palestina inutile se non accompagnato da azioni”

RIl riconoscimento dello Stato palestinese è “ben accetto” di fronte allo storico “rifiuto” da parte di Israele del diritto palestinese all’autodeterminazione, ma rischia “nel migliore dei casi” di rimanere “simbolismo vuoto” e “nel peggiore, una distrazione dalla mancanza di azioni volte a fermare la guerra di Israele a Gaza e la fame e lo sfollamento forzato di circa due milioni di palestinesi”. Lo scrive in un editoriale sul New York Times Mustafa Barghouti, fondatore e leader del partito Iniziativa Nazionale Palestinese, all’indomani dell’annuncio del riconoscimento della Palestina da parte di Regno Unito, Australia e Canada e nel giorno in cui si tiene la Conferenza per l’attuazione della soluzione a due Stati, co-presieduta da Francia e Arabia Saudita, durante la quale si prevede che altri Paesi ufficializzeranno il riconoscimento della Palestina.

“Qualsiasi riconoscimento dello Stato palestinese dovrebbe essere accompagnato da azioni concrete per ritenere Israele responsabile delle sue politiche illegali e distruttive”, ha sottolineato l’ex negoziatore di Fatah nei colloqui per la riconciliazione palestinese, nonché parente di Marwan Barghouti, figura popolare legato alla prima e seconda Intifada e da anni detenuto nelle carceri israeliane. Il politico palestinese ha ricordato che ad agosto, “in apparente risposta” alla Francia e ad altri Paesi che hanno annunciato piani per il riconoscimento della Palestina, il governo israeliano ha approvato l’espansione degli insediamenti nella cosiddetta area E1. “Ciò di fatto dividerà in due la Cisgiordania occupata, che dovrebbe costituire il cuore di uno Stato palestinese”, ha denunciato Barghouti, secondo il quale “da quando il governo di estrema destra israeliano ha preso il potere nel dicembre 2022, l’approvazione dell’E1 è solo l’ultima di un’ondata di espansione illegale degli insediamenti, che include l’approvazione di 22 nuovi insediamenti in Cisgiordania questa primavera” con l’obiettivo, indicato da esponenti del governo israeliano, di “evitare la creazione di uno Stato palestinese”.

Nel suo editoriale, Barghouti ha esortato la comunità internazionale ad “agire” per mettere fine alla guerra ed “impedire la pulizia etnica israeliana dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania” oltre a “esercitare una forte pressione su Israele affinché modifichi le sue politiche nei confronti dei palestinesi, tra cui l’abrogazione della legge che stabilisce che solo il popolo ebraico ha diritto all’autodeterminazione nella Palestina storica”. “Per raggiungere questi obiettivi, i governi – in particolare i sostenitori occidentali di Israele – devono imporre sanzioni economiche, come alcuni stanno prendendo in considerazione, e un embargo totale sulle armi a Israele – ha concluso Barghouti – La libertà dei palestinesi non può essere condizionata all’approvazione israeliana”.