Dopo il secondo lavoro del gruppo Avkrvst, abbiamo avuto modo di scambiare qualche domanda con Martin Utby, uno dei due compositori e strumentisti fondatori, sulla storia che sta dietro a “Waving At The Sky”, andando a scoprire alcuni fatti di cronaca norvegese e il senso della famiglia e degli affetti spesso e volentieri emanato dai testi.
Con la loro musica che prende molto dal progressive, dal folk e da realtà come Opeth e Haken, in sole due uscite discografiche sono arrivati a una qualità di produzione notevole, facendosi notare sia per la costruzione dei brani sia per il suono malinconico e viscerale.
Quale migliore occasione quindi per capire come lavorano, scrivono e riportano in musica tutto quello che li ispira, capendo anche i processi di maturazione dal loro debutto di due anni fa, quel “The Approbation” che era già il nucleo seminale di questa nuova creazione che risponde al nome di “Waving At The Sky”.

CIAO RAGAZZI E BENVENUTI SU METALITALIA.COM. PRIMA DI TUTTO, COMPLIMENTI PER IL VOSTRO SECONDO ALBUM “WAVING AT THE SKY”. MA CHI SONO GLI AVKRVST E QUAL È IL SIGNIFICATO DEL VOSTRO NOME?
– Simon Bergseth e io, Martin Utby, abbiamo stretto un patto: un giorno scriveremo musica insieme. Essendo poi migliori amici, ci conosciamo da una vita e siamo cresciuti ascoltando gran parte della stessa musica.
Il Covid-19 è diventato una buona opportunità per iniziare a scrivere musica: tutto è iniziato con alcune gite alla baita di famiglia di Simon in un piccolo posto chiamato Alvdal. Avkrvst prende il nome da un famoso autore e artista norvegese, Kjell Aukrust, anche lui originario di Alvdal. Per rendere il nome più misterioso ed evitare di usare il suo nome direttamente, abbiamo sostituito le U con le V, da cui Avkrvst.

QUANDO AVETE INIZIATO A COMPORRE MUSICA E QUAL È STATA L’IDEA DI PARTENZA PER “THE APPROBATION”, IL VOSTRO PRIMO DISCO?
– Come accennato, abbiamo iniziato a scrivere durante la pandemia, quando finalmente ne abbiamo avuto il tempo.
Non avevamo un piano musicale specifico, ma scrivere qualcosa di prog è diventato subito naturale. I temi di “The Approbation” riflettono gran parte del periodo del Covid-19, ovvero la solitudine e il silenzio. Questo è diventato il fondamento per l’uomo, solo, che perde la testa in “The Approbation”.

ASCOLTANDO LA VOSTRA MUSICA, ABBIAMO LA POSSIBILITÀ DI SENTIRE PROGRESSIVE, METAL, ACID JAZZ. MA QUALI SONO I VOSTRI GENERI E GRUPPI PREFERITI? SIETE UNA BAND NORVEGESE: IN CHE MODO IL VOSTRO PAESE INFLUISCE NELLA VOSTRA ISPIRAZIONE?
– Il metal e il progressive hanno una forte presenza in Norvegia e, ovviamente, abbiamo ascoltato molte di queste band locali nel corso degli anni. Influenzati dai nostri genitori, Simon e io siamo cresciuti con un’ampia varietà di generi, ma il prog e il metal hanno sempre avuto il maggiore impatto su di noi. Simon ha ascoltato di più il black metal e i generi più pesanti, mentre io tendo di più al prog e al rock classici.
Non è un segreto che le nostre ispirazioni comuni, quindi quelle derivanti dal prog-metal, siano quelle che influenzano maggiormente la nostra musica, soprattutto nel nostro primo album.

A PROPOSITO DELL’ULTIMO “WAVING AT THE SKY”, POSSIAMO DIRE CHE SIA UNA SORTA DI CONCEPT ALBUM. VUOI SPIEGARE LA STORIA DIETRO TUTTE LE CANZONI?
– “Waving At The Sky” è il prequel di “The Approbation” e si addentra più a fondo in ciò che questo patrigno solitario ha fatto in passato. Tematicamente, l’album è cupo e tragico, ispirato a eventi reali, eppure volevamo comunque esprimere un po’ di speranza e ottimismo. “Waving At The Sky” parla di vicini che commettono atti di violenza e altre cose orribili contro i propri figli e contro quelli degli altri. Simon e io abbiamo entrambi figli, il che rende il tema ancora più toccante ed emozionante.
“The Trauma” racconta la storia di una delle vittime e dei suoi ricordi traumatici. In “Families Are Forever” viene raffigurata una complessa relazione familiare, con nostalgia e oscurità intrinseca: un legame familiare che osserva e scuote. “
Conflating Memories” rappresenta il modo in cui i ricordi si fondono nel tempo tra ciò che è realmente accaduto e ciò che crediamo di ricordare. “The Malevolent” racconta la storia del patrigno, della sua prospettiva e delle sue azioni. “Ghost and Yesteryear” affronta i fantasmi del passato: ricordi e traumi a cui non si può sfuggire. “Waving At The Sky” parla infine di speranza e di un grido per qualcosa di più elevato e migliore.

ASCOLTANDO IL VOSTRO ALBUM, POSSIAMO SENTIRE CHE TROVIAMO OSCURITÀ, MA RICONOSCIAMO ANCHE VENDETTA E SPERANZA. QUAL È IL MESSAGGIO CHE VOLETE TRASMETTERE?
– Vogliamo far capire che, nonostante nel mondo accadano cose terribili, c’è quasi sempre speranza e un aiuto disponibili, anche nei momenti più bui.

ASCOLTIAMO DIVERSI STRUMENTI COME IL SAX. VOLETE AMPLIARE ALCUNE LIMITAZIONI DI GENERE E ABBRACCIARE LA MUSICA NELLA SUA INTEREZZA?
– Ci atteniamo principalmente agli strumenti tradizionali del genere, ma forse stai pensando all’assolo di flauto in “Conflating Memories”. Per quella parte, volevamo qualcosa di diverso e abbiamo provato diversi strumenti. Il flauto si è rivelato la scelta giusta.

QUALI SONO LE DIFFERENZE PIÙ IMPORTANTI TRA IL VOSTRO PRIMO ALBUM E QUESTO NUOVO DISCO?
– Questa volta abbiamo lavorato come per il nostro debutto ma abbiamo cercato maggiore originalità senza perdere il suono tipico degli Avkrvst. Abbiamo anche intrapreso una direzione musicale leggermente più heavy, anche se probabilmente è più una coincidenza che un’intenzione. Il tema dell’ultimo album ha plasmato la musica in modo significativo, e potremmo essere quindi più diretti. Siamo molto soddisfatti di questa nuova uscita e pensiamo che sia migliore del nostro primo album.

“FAMILIES ARE FOREVER” È UNA CANZONE MOLTO PROFONDA E PIENA DI STATI D’ANIMO. RICONOSCIAMO ANCHE QUALCHE NOTA DEI PINK FLOYD. QUANTO È DIFFICILE PARLARE DEI SENTIMENTI?
– La musica ha lo scopo di trasmettere e far provare emozioni e, con il tema che esploriamo in “Waving At The Sky”, ci è sembrato naturale approfondire le emozioni che le vittime potrebbero aver provato.

IN “THE MALEVOLENT” C’È UNA PARTE DI ROSS JENNINGS DEGLI HAKEN. LO CONOSCETE PERSONALMENTE? DAL NOSTRO ASCOLTO, POSSIAMO CERTAMENTE DIRE CHE HA DATO UNA SFUMATURA VIVIDA DEL PERSONAGGIO NELLA NARRAZIONE.
– Ross Jennings ha davvero portato una nuova voce a quella canzone e siamo molto felici che abbia voluto unirsi a noi.
Non lo conoscevamo personalmente prima, ma ha mostrato interesse per la nostra musica dopo la prima uscita e abbiamo pensato che fosse appropriato chiedergli se volesse cantare in “The Malevolent”.
Quella canzone stava per essere scartata perché eravamo bloccati. È stato allora che abbiamo deciso di invitare un ospite: che dire, ha decisamente funzionato bene.

COME È POI FINITA LA STORIA RACCONTATA IN “WAVING AT THE SKY”? QUALI SONO STATE LE CICATRICI SUL POPOLO NORVEGESE E SU VOI, GIOVANI AVKRVST?
– Non vogliamo rivelare tutto, ma piuttosto lasciare che l’ascoltatore si immerga in un mix di emozioni. “Waving At The Sky” non è la rivisitazione di un evento specifico, ma si ispira a molti episodi simili con lo stesso nucleo tematico.

C’È LA POSSIBILITÀ DI VEDERE SUL PALCO “WAVING AT THE SKY” COME UN’OPERA DRAMMATICA TEATRALE? SI ADATTEREBBE MOLTO BENE.
– Forse in futuro. Abbiamo parlato di realizzare un adattamento cinematografico più ampio, ma vedremo. La musica è ciò che vogliamo comunicare principalmente.