Dovizioso sceglie la sua vittoria più bella

Tra i tanti successi ottenuti in carriera, Dovizioso non ha dubbi su quale gara lo rende maggiormente orgoglioso: “Per il tipo di manovra compiuta, all’ultima curva dell’ultimo giro, e per il fatto di aver battuto Marquez, direi che la vittoria in Austria nel 2019 è stato qualcosa di incredibile. La cosa più bella è che con la traiettoria che ho fatto non c’era lo spazio per stare in pista: se avessi toccato fuori dalla pista mi avrebbero retrocesso di una posizione. È stata una manovra davvero perfetta”. Dovizioso ha raccontato il suo lato più razionale, ripercorrendo momenti della carriera in cui ha persino pensato di smettere, come nei primi anni in MotoGP con la Honda HRC. “La mia caratteristica è sempre stata quella di essere molto razionale: in uno sport così estremo mi ha dato tanti vantaggi, ma anche dei limiti. Non puoi pensare di fare cose straordinarie solo con la parte razionale di te perché a volte la paura ti blocca. Serve anche “il cavallo nero”, la parte più istintiva, che è pericolosa, e io per come sono cresciuto ho sempre fatto fatica a usarla”.

Il forlivese ha poi proseguoto: “Sicuramente col tempo ho capito che tante cose della mia carriera si potevano fare meglio: essendo molto autocritico tendo a sminuire quello che ho fatto, e spesso sono le persone attorno a me a ricordarmi i risultati raggiunti. Nei momenti difficili, quando sei al limite e ti scontri con talenti fortissimi, l’autostima vacilla, eppure riuscire a superarli e arrivare a certi traguardi è stato fondamentale. A distanza di anni mi scoccia pensare che alcune situazioni si potevano gestire diversamente, ma fa parte del gioco: bisogna riconoscerlo per migliorare. Nei miei primi anni in HRC ero arrivato al punto di pensare seriamente di ritirarmi: quando sei al limite, ti scontri con talenti fortissimi e non ottieni quello che ti aspetti, l’autostima barcolla e la testa va in crisi. Le vittorie restano i momenti più belli, una droga di adrenalina, ma col tempo ho imparato che condividerle dava più gusto che vincere. Più soffri e più godi dopo, e gli anni in Ducati lo dimostrano: eravamo al limite, non c’era tempo di fermarsi a godersi i risultati, eppure a distanza di anni me ne accorgo quando la gente mi ferma per ricordarmi le lotte con Marquez”.