Su Milinkovic

Milinkovic-Savic è tornato nel mirino juventino. Lei lo ha allenato alla Lazio. 
«Sergio (è il suo soprannome, ndr) è un ragazzo a posto, perbene. Vede calcio. Ha attitudini offensive ma non disdegna quelle difensive. E ha una struttura imponente, con una qualità unica: quando meno te lo aspetti, cerca di tirare fuori qualcosa per la squadra».  
Insomma, un trascinatore.  
«Guardi i numeri: gol e assist sono roba seria. Viene da un po’ di stagioni in un campionato che non conosco. Ma il ragazzo è integro, sano. Intelligente, soprattutto. Ha equilibrio mentale e saprebbe sopportare la pressione della Juve». 
Gli consiglierebbe di tornare in Europa? Ha 30 anni, in fondo.  
«Avessi avuto il modo, o l’occasione, gli avrei sconsigliato di andare in Arabia. Ma sono condizioni talmente intime che uno fa fatica a entrarci. Comunque ha spessore e capacità, grande motivazione. Ha fatto questo passo con la consapevolezza che sarebbe tornato successivamente in Europa». 
Come s’incastrerebbe nel centrocampo della Juventus? 
«Può fare il mediano. Può giocare nei due sulla trequarti. Sa usare lo spazio come meglio crede. Può fare ciò che vuole, davvero».

Occasione a zero

In scadenza di contratto, con tanta voglia di tornare in Europa, unico per qualità e talento nella doppia fase. Di motivi per immaginare Sergej Milinkovic-Savic alla Juventus, ecco, ce ne sono. Eccome. Il centrocampista serbo è tornato al centro dei riflettori, nonostante il mercato di gennaio sia decisamente lontano: colpa di un vuoto percepito, quantomeno nella mediana bianconera. La staffetta tra Locatelli e Koopmeiners non ha dato segnali incoraggianti (al momento) e Thuram non ha un vero e proprio alter ego. Dunque? Dunque può arrivare tra qualche mese, specialmente se gli astri – cioè i numeri – dovessero allinearsi alle possibilità. Oggi il Sergente guadagna una cifra enorme: 20 milioni di euro all’anno, un ingaggio che di fatto solamente l’Al Hilal può permettersi. Nel triennale firmato nel 2023, tra le intenzioni (non scritte) del giocatore c’era quella di fare poi un ritorno nel calcio che conta, e magari ripartendo proprio dall’Italia. La Juventus è sempre stata in agguato, attenta all’evoluzione della sua storia: l’ha sfiorato prima della decisione di andare in Saudi Pro League, e in generale l’ha cercato a lungo quando il serbo era uno dei leader tecnici – e non solo – della Lazio. Insomma: c’è feeling, e il feeling è reciproco, perché ogni volta Sergej ci ha pensato, provato, riflettuto su un futuro insieme. A Torino. E proprio sulla città: non era raro vedere Milinkovic nelle zone più centrali del capoluogo piemontese, in particolare quando vi abitava il fratello Vanja, adesso a Napoli. Tre anni dopo gli ultimi contatti, il filo potrebbe allora riannodarsi, andando a incontrare due necessità abbastanza chiare. La prima: il bisogno della Juventus di trovare centimetri e carisma in mezzo al campo. La seconda: permettere al Sergente di riavere le sensazioni delle grandi notti. Per le quali ci sarebbe comunque da rinunciare a qualcosina.

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