Dopo venti anni al timone della squadra che ha contribuito a scrivere delle belle pagine di sport nella storia recente della Formula 1, Christian Horner non è più il team principal della Red Bull Racing e ha lasciato definitivamente la compagine di Milton Keynes con una buonuscita da record, stimata tra i 70 e i 100 milioni di dollari.
Una Red Bull “a compartimenti”. Senza Horner, la struttura si è ricomposta. Laurent Mekies ha preso in mano il ruolo operativo di team principal, con un focus quasi esclusivo sulla gestione della squadra in pista. Tutto ciò che riguarda comunicazione, marketing e immagine globale è invece tornato sotto il controllo diretto della sede centrale austriaca. Un segnale chiaro: la Red Bull non vuole più un uomo solo al comando, ma un’organizzazione distribuita che riduca i rischi e aumenti l’efficienza. Oliver Mintzlaff, ceo Corporate Projects and Investments di Red Bull e regista della transizione, non ha mancato di sottolineare l’impatto di Horner: “Con il suo instancabile impegno, la sua esperienza e la sua mentalità innovativa, Christian è stato determinante nell’affermare la Red Bull Racing come una delle squadre più vincenti e attraenti della Formula 1”. Un tributo doveroso che fotografa bene la portata del lavoro svolto in questi venti anni.
Il futuro di Horner. Ora la domanda è: cosa farà Christian in futuro? L’inglese sembra non abbia intenzione di chiudere con la Formula 1. Il 2026, anno dell’arrivo dei nuovi regolamenti tecnici e motoristici, potrebbe offrirgli l’occasione giusta per rimettersi in gioco. Non sarà però con Cadillac, come si vociferava: Dan Towriss, il ceo del nuovo team statunitense, ha già escluso ogni coinvolgimento. Resta sul tavolo l’opzione Alpine, tra le poche realtà che potrebbero beneficiare sia del suo know-how sportivo sia della sua capacità di attrarre investitori. Non è da escludere un ingresso non solo tecnico ma anche societario, con una quota nella proprietà del team francese.