RAMALLAH – Venticinque Paesi occidentali, tra cui Italia, Francia, Germania e Unione Europea, hanno rivolto un appello congiunto a Israele affinché riapra il corridoio sanitario tra Gaza e la Cisgiordania occupata, permettendo la ripresa delle evacuazioni mediche e l’accesso alle cure urgenti per i pazienti palestinesi.
La dichiarazione, diffusa lunedì dal Canada e riportata da Reuters, sottolinea la necessità di garantire assistenza sanitaria a Gaza, includendo Gerusalemme Est tra le destinazioni per le cure. I firmatari si sono detti pronti a fornire aiuti finanziari, personale medico e attrezzature, chiedendo contestualmente la revoca delle restrizioni sull’ingresso di medicinali e dispositivi sanitari nel territorio.
Secondo le agenzie umanitarie, la situazione sanitaria a Gaza è critica: la carenza di farmaci e forniture, aggravata dalla revoca del blocco degli aiuti lo scorso maggio, ha portato il sistema sanitario sull’orlo del collasso. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme, mentre Israele, che controlla tutti gli accessi alla Striscia, sostiene di garantire l’ingresso di beni alimentari e rifornimenti essenziali.
Le immagini di bambini e civili affamati hanno suscitato indignazione internazionale, in un contesto segnato da un attacco che, dal 2023, ha causato decine di migliaia di vittime, lo sfollamento dell’intera popolazione e una grave crisi umanitaria. Diverse voci autorevoli nel campo dei diritti umani, insieme a una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, hanno definito l’offensiva israeliana come un possibile genocidio.
Sul piano diplomatico, alcuni alleati storici degli Stati Uniti – tra cui Gran Bretagna e Francia – hanno espresso sostegno alla creazione di uno Stato palestinese presso le Nazioni Unite, rilanciando la prospettiva di una soluzione a due Stati, nonostante la contrarietà di Washington.
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