Tutti pensiamo che un farmaco, una volta assunto, sappia esattamente dove deve andare. Come se avesse una specie di GPS interno che lo guida dritto al punto dolente: l’ibuprofene che corre verso la testa martellante, l’antibiotico che si fionda sui batteri cattivi, l’antistaminico che va a spegnere l’allergia. Un’immagine rassicurante ma la realtà è ben diversa e, in un certo senso, più affascinante: i medicinali vagano nell’organismo come esploratori in cerca della loro meta, e quando la trovano – se la trovano – inizia la magia della guarigione. 

“Il principio attivo va in giro per tutto il corpo finché non trova la sua diana terapeutica”, spiega Pablo García, farmacista e divulgatore scientifico, molto apprezzato in Spagna, in un’intervista con Europa Press. Nel suo libro El frío no resfría demolisce questo e altri miti diffusi, spiegando che la maggior parte dei farmaci non cura una malattia ma modifica funzioni del nostro organismo per esercitare un’azione specifica.