Alla veglia di preghiera “Pace per Gaza”, organizzata a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio e promossa da una vasta rete dell’associazionismo cattolico, il Patriarca di Gerusalemme dei Latini interviene con un videomessaggio: “Abbiamo lasciato il campo a tanti estremisti, dall’una e dall’altra parte. Dobbiamo continuare a fare la giustizia e la verità con amore verso tutti”. Bassetti: la guerra non è mai una disgrazia che capita a caso, è decisa e voluta. Ogni persona ha una dignità inviolabile
Antonella Palermo – Città del Vaticano
Non tradire mai la nostra umanità. È l’appello che si leva stasera, 22 settembre, nel cuore di Roma, da piazza Santa Maria in Trastevere, alla veglia di preghiera organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio nella basilica omonima che attira centinaia di persone sotto il segno della pace a Gaza. ACLI, AGESCI, Azione Cattolica Italiana, Comunione e Liberazione, Comunità Papa Giovanni XXIII, Cooperativa Auxilium, Movimento Cristiano dei Lavoratori, Movimento dei Focolari, Movimento Politico per l’Unità, OFS Ordine Francescano Secolare, Rinnovamento nello Spirito Santo, Unione Superiori Generali USG, Unione Superiore Generali UISG: una vasta rete che ha supplicato il cessate-il-fuoco e il rilascio degli ostaggi, la soluzione diplomatica negoziata, il rispetto integrale del diritto umanitario internazionale.
È il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ad avviare il momento di raccoglimento, con l’animazione dei canti di comunità a creare un’atmosfera intima e solenne insieme. Cita Giorgio La Pira e ricorda quanto egli diceva a proposito della efficacia della preghiera che ha una ‘forza storica’. “La preghiera può muovere i cuori”, sottolinea Impagliazzo che invoca: “Si ritorni al rispetto del diritto internazionale in quella terra. Preghiamo per tutte le vittime della guerra”. Il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve, già presidente dei vescovi italiani, presiede la serata e medita il brano delle Beatitudini dal Vangelo di Matteo.
Bassetti: la guerra non è mai una disgrazia che capita a caso
L’insegnamento di La Pira, a cui tanto ha attinto il cardinale Bassetti, viene rimesso in circolo proprio questa sera. Vengono ricordate, per esempio, quelle parole usate dal filosofo austriaco naturalizzato israeliano Martin Buber verso l’allora sindaco di Firenze: ‘prima di tutto che gli uomini di buona volontà si parlino, come solo loro sanno fare’. È il dialogo a dover essere infatti rilanciato. E questa sera lo si fa in forma di supplica. “Operare per la pace è un’azione molto concreta”, scandisce il porporato che precisa: “Non ignoriamo le altre terribili guerre e gli altri luoghi dove il diritto internazionale e il diritto umanitario sono violati. Pregare e vigilare su Gaza non implica dimenticare tutte le vittime di atrocità, ma la coscienza che in ogni guerra, ogni atrocità, ogni violazione dei diritti umani è il frutto di decisioni puntuali, che generano sofferenza in punti precisi della terra. La guerra – insiste – non è mai una disgrazia che capita a caso; è decisa ed è voluta. Non siamo stati in grado di fermare questa concatenazione di scelte prima che producesse gli effetti più atroci”.
Il cardinale Gualtiero Bassetti
La violenza può e deve essere fermata
“Dobbiamo acquisire la consapevolezza, e questa giornata di mobilitazione ci incoraggia, che queste scelte possono e devono essere rovesciate. La violenza – prosegue Bassetti – può e deve essere fermata”. Ciò che si chiede stasera, spiega ancora, significa ridare slancio a processi per la soluzione negoziata di tutti i conflitti. E ancora: “Essere riuniti, con variegate espressioni e sensibilità, è un segnale potente che nessuno dovrebbe sottovalutare”. Il cardinale pone l’attenzione sul fatto che tutte e tutti “siamo interpellati dall’obbligo di coscienza di non tradire mai la nostra umanità. Ogni persona ha sempre una dignità inviolabile da rispettare e da custodire”. Poi cita quanto il Papa ieri all’Angelus ha detto proprio ringraziando l’associazionismo impegnato nella solidarietà con la popolazione della Striscia di Gaza. C’è ancora spazio per la speranza: “Nonostante tutto, la speranza non arretra”, dice Bassetti che considera il brano delle Beatitudini la carta di orientamento per tracciare le dinamiche del Regno anche nella drammaticità di questi giorni. “Infelici sono coloro che non provano compassione, che è sempre condivisione”.
E poi legge alcuni versi di una madre di Gaza, Ni’ma Hassan: Una madre a Gaza non dorme/ Ascolta il buio, ne controlla i margini, filtra i suoni uno ad uno/per scegliere una storia che le si addica,/per cullare i suoi bambini/E dopo che tutti si sono addormentati,/si erge come uno scudo di fronte alla morte/Una madre a Gaza non piange/Raccoglie la paura, la rabbia e le preghiere nei suoi polmoni,/e attende che finisca il rombo degli aerei, per liberare il respiro […].
Pace e sicurezza non sono garantiti dalla chiusura verso i poveri
“L’attesa di pace, di fraternità e di prosperità condivisa può essere rinnegata dall’egoismo, dalla logica dell’odio, dalla sete di vendetta e soprattutto di potere. Può essere obnubilata dal trauma della violenza subita, ma è un’attesa che non può essere cancellata – conclude Bassetti -, anzi anima la cultura profonda di ogni popolo”. E aggiunge che “la pace e la sicurezza non sono garantiti dalla guerra, dal riarmo, dalla chiusura egoistica verso i poveri. Non chi vince, ma solo chi vince la pace può custodire la pace. I popoli non si fanno ingannare a lungo”. L’invito è a essere animatori di questo processo di pace perché, citando il profeta, questo è il momento di forzare l’aurora. Alle parole del cardinale fanno eco quelle di giovani e meno giovani che dall’assemblea leggono le invocazioni: per chi a Gaza ha già perduto tutto, che non sia derubato dalla speranza; perché cessi la deportazione; perché vengano sfamati e soccorsi quanti sono in pericolo di vita; per i bambini straziati nell’anima, nel corpo e nella mente; per le donne, le vedove, le madri che piangono i loro cari; per la liberazione di tutti gli ostaggi, per chi è stato ferito il 7 ottobre; perché il terrorismo sia vinto e non mieta più vittime innocenti, che l’odio che lo alimenta sia sconfitto. E, ancora, per tutti gli operatori di bene di pace, cristiani, musulmani, ebrei; per i soccorritori che espongono le proprie vite per salvare quelle altrui; perché cessi la guerra oscena contro i civili disarmati.
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Pizzaballa: un momento così duro non l’ho mai visto, confido in tanti miti
Il canto del Padre Nostro prepara all’ascolto, da Gerusalemme, del Patriarca Pierbattista Pizzaballa, che interviene con un videomessaggio in cui commenta il testo delle Beatitudini. Il testo risuona, ammette, quasi una contraddizione. In un tempo e in luogo del mondo dove sembra che a trionfare sia tutto il contrario della mitezza, “questa beatitudine mi colpisce”, confessa. “Siamo affranti, profondamente feriti da quello che stiamo vivendo, dal clima di odio che ha creato questa violenza che a sua volta crea altro odio in un questo circolo vizioso che non si riesce a spezzare”. Il porporato lamenta: “Abbiamo lasciato il campo a tanti estremisti dall’una e dall’altra parte. Però – precisa – vedo anche tanti miti. Tutte persone che si mettono in gioco, che fanno la giustizia pagando anche un prezzo personale, israeliani, palestinesi, ebrei, cristiani, musulmani, qui non è una questione di appartenenza ma di umanità, innanzitutto”. Questo è fonte di speranza per il francescano che pure ricorda come in 35 anni di presenza in Terra Santa “un momento così duro non l’ho mai visto”.
Il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa
La speranza è che anche qui, non si sa come né quando, proprio grazie ai miti di cuore, “che per loro natura non fanno chiasso ma ci sono”, si potrà creare un tessuto sul quale poco alla volta ricostruire il futuro. “Dobbiamo continuare a fare la giustizia, fare la verità con amore verso tutti”. Sapendo che verrà il momento in cui, chiosa Pizzaballa, “quando il linguaggio della forza fallirà, quando tutto questo castello di violenza crollerà, dovremo essere pronti. E dovremo, con la nostra parola e testimonianza portare la forza di questa mitezza perché tutti possano ereditare nella bellezza, nell’amore e nella mitezza, la terra che Dio ci ha donato”.
Una pluralità di realtà ecclesiali unita per la pace
La veglia di Sant’Egidio, a cui hanno partecipato in presenza decine e decine di persone e migliaia di collegati in streaming, ha attratto anche diversi sacerdoti che si sono uniti alla marcia per la pace in Palestina denunciando quello che accade come un genocidio. Partiti dalla chiesa di S. Andrea della Valle, hanno compiuto varie ‘stazioni’ in diversi luoghi del centro di Roma fino a Montecitorio, intonando canti, preghiere e innalzando striscioni. Una mobilitazione di un centinaio di partecipanti. E altre iniziative ancora si terranno in questi giorni. Alla chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano si tiene una veglia di preghiera ininterrotta per Gaza e per la Terra Santa, dalle ore 20 di oggi alle ore 21 di giovedì 25 settembre. Le giornate saranno scandite da tre momenti comunitari: lodi, vespri, celebrazione eucaristica serale. Adorazione continua. Promuovono la veglia CMD Roma, Fondazione Missio, Uisg, MLS Trastevere Comunità di vita cristiana, Commissione GPIC di Usg-Uisg, Fondazione scalabriniana, Missionari comboniani, Usmi Roma, Figlie del cuore di Maria.