A San Siro c’è solo il Diavolo: a segno Gimenez, Nkunku e Pulisic dopo l’espulsione di Siebert
Giornalista
23 settembre 2025 (modifica alle 23:14) – MILANO
Una serata così, prima di salire sull’ottovolante con Napoli e Juve, fa bene allo spirito e all’anima. Il Milan non entra semplicemente negli ottavi di Coppa Italia – a dicembre la sfida con la Lazio all’Olimpico -, ma ci irrompe con la consapevolezza di una forza e di una mentalità sempre più evidenti. Una squadra in salute, che ora offre a chi la osserva la netta sensazione di iniziare pure a divertirsi. Il Lecce, che non è praticamente decollato per Milano ed è anche rimasto in dieci dopo nemmeno venti minuti, è stato sicuramente lo sparring partner perfetto per irrobustire l’autostima rossonera, ma a Milanello è davvero in atto un processo di rielaborazione totale. Nel gioco, nell’attenzione, nell’atteggiamento. E’ finita 3-0, con tante buone notizie: Gimenez che si è sbloccato, Nkunku che ha firmato il suo primo gol rossonero in acrobazia, Pulisic che si conferma sempre più attaccante di razza. Ma i gol avrebbero potuto essere il doppio, e anche di più: non è la prima volta che succede e sul rapporto occasioni-reti è meglio che Allegri (in tribuna anche stavolta) lavori. Per il resto, quarta vittoria e quarto clean sheet di fila, il quinto nelle sei uscite stagionali. Il fortino è molto ben protetto.
le scelte—
Allegri non ha stravolto nel senso pieno del termine la squadra, ma è comunque stato qualcosa in più di un semplice lifting: cinque giocatori di movimento cambiati rispetto a Udine e, presumibilmente, rispetto al Napoli. In avanti debutto dal primo minuto per Nkunku, in mediana Ricci sui nobili territori di Modric e Loftus-Cheek preferito a Fofana, a sinistra Bartesaghi e De Winter (anche lui alla prima da titolare) al centro della difesa al posto di Gabbia. Maignan, sul quale pareva prevalere la prudenza, ha convinto tutti col provino della mattina. Di Francesco ha affidato l’attacco a Camarda, con N’Dri e Morente ai lati. In porta il vice di Falcone, Fruchtl.
SALITONA—
Il Lecce si è ritrovato in dieci dopo soli diciotto minuti, ma sarebbe sbagliato parlare di episodio decisivo. È stata una partita dall’inerzia a senso unico fin dall’inizio: l’inferiorità numerica non ha fatto altro che aumentare la pendenza della salita giallorossa fino a renderla di fatto impraticabile. Per capire meglio: nei primi nove giri di lancetta il Milan ha messo in fila quattro palle gol pulite: Gimenez (stop sbagliato e conclusione su Fruchtl in uscita), Loftus-Cheek (salvataggio sulla linea di Siebert), Rabiot (gran parata del portiere giallorosso, ma il francese poteva sicuramente fare meglio) e Nkunku (palo pieno da posizione defilata ma tutt’altro che impossibile). Più un altro paio di spunti di Gimenez non andati a buon fine. Insomma, una sola squadra in campo anche in undici contro undici, grazie alla pressione costante della mediana rossonera che ha fatto subito sparire di scena quella di DiFra. Una pressione che non si è limitata al cuore del campo, trasferendosi anche negli ultimi trenta metri con l’effetto di strozzare sul nascere qualsiasi tentativo di ripartenza leccese. Camarda, davanti, è rimasto sconsolato a osservare, senza rifornimenti.
ricerca degli spazi—
Così come con Bologna e Udinese il (nuovo) pregio particolarmente prezioso del Diavolo è stato la capacità di creare pericoli in tanti modi diversi. Bussando sulle fasce – Saelemaekers e Bartesaghi lucidi e incisivi al cross – e anche infilandosi per vie centrali. Ecco perché le occasioni sono passate dai piedi di Gimenez così come da quelli di Rabiot, Loftus-Cheek e Nkunku. Movimenti interessanti, quelli del francese, abbinati a un piede preciso e a una intelligente ricerca degli spazi. E’ stato proprio con uno di questi guizzi che il Lecce è rimasto in dieci: Nkunku si è liberato di Siebert, che l’ha steso al limite dell’area. Tremolada prima ha estratto il giallo e poi, dopo controllo al monitor, l’ha spedito sotto la doccia. Il Milan è passato due minuti dopo (20’): cross basso di Bartesaghi da sinistra su cui si è avventato Gimenez in area piccola. Eccolo, il gol della liberazione, atteso da inizio stagione. Cenni leccesi? Nessuno, e quindi il Milan ha proseguito a seminare: traversa di Rabiot, che si conferma maestro d’inserimento, un destro di Loftus fuori di un manciata di centimetri, una magnifica punizione di Pavlovic (sì, Pavlovic) con mezzo miracolo di Fruchtl. La ripresa è iniziata senza variazioni allo spartito. Un monologo rossonero ininterrotto che ha generato un palo di Loftus e una ciabattata in curva di Nkunku, che poi ha lucidato il piede qualche minuto dopo (51’): cross sul secondo palo di Saelemaekers e gol di Christopher in sforbiciata sul palo lontano. Meazza in piedi e primo palloncino (rosso) gonfiato dal francese. La gente rossonera ha gradito parecchio. C’è stato ancora spazio per il tris firmato da Pulisic (poi, anche un altro palo): in una serata del genere non poteva mancare la firma del bomber.
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