La partnership tecnologica tra Lenovo e Ducati ha fatto nascere nel 2020 il Remote Garage: cos’è e perché le Desmosedici GP non ne vogliono fare a meno
24 settembre 2025
Il Team Ducati Lenovo MotoGP sta per vincere il mondiale 2025 – dopo aver portato in casa Ducati il sesto mondiale consecutivo costruttori – mentre il mondo tecnologico è in fermento e in continua evoluzione.
Porre il proprio sguardo su come i top team della MotoGP lavoravano soltanto dieci anni fa da certamente il senso di un cambio di approccio e di un investimento in tecnologia trasversale a tutte le aree del veicolo: motore, ciclistica, elettronica, aerodinamica, nulla è rimasto fermo e sopratutto l’approccio di analisi e di ricerca del costante miglioramento delle perfomance vede una sempre crescente produzione – e conseguente impiego – di dati.
Decine di sensori registrano tutto quello che accade sulla Desmosedici GP, vengono scaricati al termine delle sessioni o delle gare e i tecnici sono pronti ad analizzarli e a proporre al pilota le scelte che questi dati consigliano.

Mauro Grassilli
Già, perchè come ci ha detto Mauro Grassilli – Direttore Sportivo Ducati – durante la nostra straordinaria giornata passata dentro il box Ducati per il GP di San Marino, una delle questioni più scottanti quando si va in cerca di un set up o di performance è quello di dare la possibilità ai tecnici e agli ingegneri di rispondere in modo adeguato alle richieste dei piloti durante le gare. Che scelte fare? Quale gomma, set up di sospensioni, bilanciamento della moto, erogazione e chissà cos’altro tra le migliaia di variabili che entrano in gioco dal giovedì fino alle 14 della domenica. Con la non secondaria aggravante rappresentata dall’introduzione della Sprint al sabato. I tempi a disposizione per il set up e la calibrazione delle moto sono sempre più brevi e frenetici e non è facile cercare, trovare e implementare le scelte giuste per la sessione di qualifica o di gara: tradurre le emozioni del pilota in elementi e dati tangibili per gli ingegneri è una sfida che può fare la differenza tra vincere o vivacchiare a metà classifica ed è parte della trasformazione digitale che sin dal 2018 Ducati e Lenovo hanno posto alla base della loro partnership.
Ducati Lenovo Remote Garage
La tecnologia ha – quasi – sempre la risposta giusta ed è per questo che Ducati ha sperimentato a partire dal 2020 il Remote Garage insieme al partner Lenovo che fornisce tutta l’infrastruttura tecnologica: in soldoni, mentre in pista nel parossismo del week end di gara i piloti e gli ingegneri raccolgono dati, effettuano prove e cercano la miglior messa a punto possibile per le Desmosedici GP, a Borgo Panigale gli stessi dati vengono studiati dagli ingegneri e dai tecnici del Ducati Lenovo Remote Garage che li ricevono e rielaborano in tempo reale; il Remote Garage opera quindi contemporanemente al team di ingegneri in pista, in collegamento audio e video con il box, e costituisce un bel rinforzo ma anche un punto di vista e di studio non stressato dalla tensione del campo di gara.
In tempi che sono nell’ordine dei minuti – preziosi minuti quando si parla per esempio di sessioni di qualifica – si analizzano giga e giga di dati provenienti dalle moto in gara e il Remote Garage dà il proprio verdetto su come andrebbe risolta – per esempio – la questione gomme. Ovviamente il dialogo con il team in pista è fondamentale e l’ultima parola spetta al pilota: è lui che sale in sella ed è lui che deve poi tradurre in tempi sul giro il potenziale della moto.

David Attisano
100 Gigabyte di dati per ogni GP
Perché un Remote Garage? Le ragioni sono diverse ma forse la più importante ce la svela David Attisano (Data and Performance Analysis Manager di Ducati): l’enorme quantità di dati disponibili (ottenuta sia da sensori fisici che da simulazioni ma quando abbiamo visto all’interno del box Ducati Manuel Poggiali osservare con estrema attenzione le riprese video delle due Ducati effettuate durante le qualifiche di Misano abbiamo capito che il livello di dettaglio e di complicazione assume una dimensione quasi metafisica…) richiede qualcosa di differente, speciale e di diverso da quanto si faceva in passato quando i dati prodotti dalla moto erano dell’ordine di qualche decine di megabyte, mentre oggi parliamo di 100 Gb a GP!
E così, una volta che gli ingegneri ai box hanno fatto una preliminare disanima di quello che raccontano i dati appena scaricati dalle moto nei box – ricordiamo che in MotoGP è vietata la telemetria in tempo reale – e magari hanno rimandato i piloti in pista, a Borgo Panigale i tecnici del Remote Garage possono con gli stessi dati effettuare una serie di simulazioni e raffinare ulteriormente l’output. Magari il pilota è appena tornato ai box dopo uno stint di un paio di minuti e già il team ha la riposta giusta per migliorare le performance o risolvere (o prevenire) un problema.

Lara Rodini
Tutto questo, ovviamente, non sarebbe possibile senza un’infrastruttura tecnologica importante e rodata, per dirla con Lara Rodini (Global Sponsorships Director di Lenovo) capace di produrre decisioni “più veloci e più precise”. Quanto precise? Beh, David Attisano racconta che poco prima di un GP (a chi scrive è sembrato di capire la domenica dopo il warm up) una delle DesmosediciGP ebbe un problema del quale non si veniva a capo: grazie alle simulazioni e ai calcoli del Remote Garage il responso dei dati fu quello di cambiare moto e di non lavorare più su quella per risolvere il problema. Ebbene, al successivo utilizzo quella Desmosedici evidenziò un’avaria: immaginate cosa sarebbe successo se l’avessero portata in griglia di partenza?
Difficile dire se il Remote Garage sia “l’arma segreta” di Ducati che ha reso possibile un innegabile dominio pluriennale del quale al momento non si intravede l’epilogo. E non sappiamo del resto se qualcosa del genere non sia presente anche nelle strutture racing di KTM, Aprilia, Honda e Yamaha, sarebbe ragionevole pensare di sì.
Ma molto più probabilmente nel corso delle ultime stagioni si sono anche verificate circostanze che hanno favorito questa leadership di Ducati: dall’avere 8 moto in griglia e quindi poter raccogliere molti dati da piloti diversi, alla genialità di alcune soluzioni, fino alle sfortune e alle scelte sbagliate di alcuni concorrenti. Ma in un mondo dove tra il primo e il decimo spesso non c’è più di un secondo di distacco, questo approccio fa la differenza non tanto o non solo sul tempo sul giro quanto nel prevenire eventi cruciali che possono compromettere il week end di gara.
Come al solito, tutti i dati del team factory vengono poi condivisi con i team satellite e questo ci permette di chiarire due cose: la prima è che non è affatto detto che i dati di set up della moto, per esempio, di Marquez possano essere utili a Di Giannantonio per via dei differenti stili di guida e l’altra, come affermato da Attisano, è che il grande step prestazionale di Marc Marquez quest’anno non è da attribuire a un solo fattore ma di certo l’approccio tecnologico che vi descriviamo in questo articolo ha dato un contributo.

Come viene usata l’AI?
In questo contesto l’uso della Intelligenza Artificiale forse non è così spinto sul fronte della Intelligenza Artificiale Generativa e dei LLM come si potrebbe immaginare in un primo momento: piuttosto, attualmente vengono utilizzati dei – se vogliamo, consolidati – algoritmi di Virtual Sensing e Anomaly Detection.
Il primo “rimpiazza” i sensori mancanti nelle moto in gara ma presenti sulle moto che fanno sviluppo: con adeguati sistemi di calcolo si può risalire ai parametri rilevati dai sensori assenti in gara e così passare dai circa 50 sensori fisici ai circa 1200 (!) sensori virtuali, con ovvi benefici in termini di precisione dei dati e della loro affidabilità.
Il secondo (Anomaly o Fault Detection) è quell’algoritmo capace di predire, guardando allo storico dei dati che si possiedono, se un componente sta per rompersi o magari si è già danneggiato ma il danno concreto non si è ancora manifestato (piccola nota: viene in mente l’aneddoto di Stoner che rientra ai box durante i test dicendo di avere la sensazione che la moto stia per rompersi, i dati in quel momento non “vedono” nulla e viene ributtato in pista con la stessa moto che, poco dopo, effettivamente si rompe. Lo Stoner del 2007 era come l’Anomaly Detection di oggi?).
Entrambi sono algoritmi piuttosto comuni nel mondo automobilistico ma in quello moto Ducati si ritiene un po’ pioniera nel loro uso (che avranno a brevissimo ricadute anche nelle moto di serie) e un caso specifico e “caldo” è quello della scelta delle gomme per il GP: l’ultima parola spetta sempre al pilota ma l’AI e i dati aiutano a metterlo a conoscenza di tutte le possibilità e di fare una scelta consapevole.

I futuri regolamenti
Chiedo a David Attisano se Ducati teme che un futuro assetto regolamentare della MotoGP possa limitare l’uso della AI o dei dati e compromettere questo approccio vincente, la risposta è lapidaria: “Il genio dell’uomo è al di sopra dei regolamenti” (is over the rules, testualmente n.d.r.) e “non ci sarà mai un regolamento che impedirà di pensare”. Il suo ragionamento è condivisibile e parte da un dato di fatto: 20 anni fa non c’era alcun bisogno di vietare (come avverrà dal 2027 in poi con l’avvento delle 850 cc) gli abbassatori per il semplice motivo che nessuno li aveva ancora portati su una MotoGP, e quindi non puoi vietare qualcosa che non è stato ancora inventato.
Ducati, continua Attisano, ha fatto qualcosa di innegabilmente unico come 6 mondiali costruttori di fila, un record per l’era MotoGP, e 4 titoli piloti consecutivi. Ma non si può abbassare la guardia, perchè abituarsi a questi successi è il modo migliore di farsi supeare dai concorrenti: per dirla con lo stesso Attisano “io e Mauro (Grassilli n.d.r) siamo qui dal 2004 e abbiamo attraversato tutti le ere della nostra MotoGP. So cosa significa non fare nemmeno un podio in una stagione e vi assicuro che non voglio più trovarmi in quella situazione”.

Come chiudere quindi un’intensa giornata dove Ducati e Lenovo hanno cercato di farci vedere quello che era possibile vedere senza dover firmare tonnellate di carte e patti di riservatezza? Ovviamente con una visita al box Ducati: è ormai buio, le due Desmosedici di Bagnaia e le due di Marc Marquez sono lì ad attendere il sabato e la Sprint.
Vederle dal vivo e da così vicino è impressionante ed è il solo modo per capire la complessità di una moderna MotoGP e restare colpiti dal suo fascino tecnico incommensurabile. Tra le domande di noi giornalisti riguardo i comandi al manubrio e alla perentorietà dei regolamenti cui l’Ing. Dall’Igna (General Manager di Ducati Corse) e Nicolò Mancinelli (Vehicle Development Manager delle Ducati da GP) hanno dato risposta, una risulta profetica: quella riguardante il pulsante sotto il manubrio destro che rende possibile inserire la folle posta sotto la prima e non tra prima e seconda. Dove l’abbiamo appena visto? La risposta la trovate sulla nuova Ducati V4 R appena presentata.
