Richiama tutti alla responsabilità, particolarmente “i parlamentari italiani”. Dice Giorgia Meloni sul nuovo attacco alla Flotilla, la missione diretta a Gaza per portare aiuti alla popolazione palestinese, da New York dove partecipa all’assemblea generale dell’Onu. “Tutto questo è gratuito, pericoloso, irresponsabile. Non c’è bisogno di rischiare la propria incolumità di infilarsi in un teatro di guerra per consegnare aiuti a Gaza che il governo italiano avrebbe potuto consegnare in poche ore”, commenta la premier ribadendo quanto già detto nei giorni scorsi. E aggiunge durante il punto stampa: “Io non sono stupida: quello che accade in Italia non ha come obiettivo alleviare la sofferenza della popolazione di Gaza, ma attaccare il governo italiano. Trovo oggettivamente irresponsabile usare la sofferenza a Gaza per attaccare l’esecutivo”. Le risponde la segretaria del Pd, Elly Schlein: “A Meloni dico che è irresponsabile aver trascinato l’Italia sulle posizioni di Netanyahu”. “Una patriota al contrario – rincara Giuseppe Conte, leader del M5S – Invece di fare la presidente del Consiglio con la schiena dritta e di rappresentarci tutti, fa la vittima e se la prende con l’opposizione. I veri irresponsabili, su questa vicenda, sono coloro che si son voltati dall’altra parte”.
Meloni continua condannando “fermamente l’attacco alla Flotilla su cui stiamo indagando” ma si rivolge proprio ai parlamentari a bordo – tra cui i dem Arturo Scotto e Annalisa Corrado, l’eurodepuatta di Avs Benedetta Scuderi e il senatore 5S Marco Croatti – che “sono pagati per lavorare nelle istituzioni. Se il tema sono gli aiuti, quelli si potevano consegnare in sicurezza. Non si può rischiare l’incolumità delle persone per iniziative che mettono più in difficoltà il governo invece di aiutare concretamente. Siamo disponibili a riconoscere la Palestina ma non a riconoscere Hamas – ribadisce Meloni ai giornalisti a New York – Quando l’opposizione dice no alla nostra proposta di mozione cosa dice esattamente? Che non vuole il rilascio degli ostaggi? Che vuole Hamas nel futuro della Palestina? – domanda – La nostra proposta mette insieme le due necessità: fare pressione e dare indicazioni chiare sullo stato futuro di Palestina”. E ancora. Se l’intendimento della Flotilla è “forzare un blocco navale in un territorio di guerra questo comporta altre scelte. Chiedo alle forze di opposizione: in quel caso si ritiene che l’Italia dovrebbe, per proteggere queste persone, mandare le navi della marina militare e dichiarare guerra a Israele? Mi aspetto una risposta molto chiara da parte dei leader delle opposizioni che hanno i loro parlamentari a bordo delle navi. Voglio una risposta seria, perché non stiamo giocando a bocce, c’è una guerra e dobbiamo essere seri”.
Fa sapere poi la premier che il ministro Tajani “sta lavorando a un’altra proposta di mediazione che è consegnare questi aiuti a Cipro, al patriarcato latino di Gerusalemme che si assume la responsabilità di consegnarli – dice ancora la presidente del Consiglio – È una proposta sulla quale mi pare ci sia il consenso del governo cipriota, del governo israeliano, ovviamente del governo italiano. Stiamo aspettando una risposta dalla flottiglia. E io qui davvero faccio un appello alla responsabilità di tutti, perché non si può rischiare l’incolumità delle persone per fare iniziative che sembrano prevalentemente fatte non per consegnare gli aiuti, ma per creare problemi al governo”.
Meloni passa poi al conflitto in Ucraina. “La parola provocazione è una parola corretta, perché si tratta di provocazioni io penso che sia molto importante ragionare a sangue freddo, perché una escalation conviene solamente a Putin e alla Russia, che sono oggettivamente in difficoltà”, dice rispetto alle recenti incursioni di Mosca nei cieli dei paesi membri Nato. “Io penso che noi dobbiamo fare tutto quello che possiamo per non cadere in queste trappole e in queste provocazioni. È evidente che – puntualizza Meloni – in tutto il mondo, quando c’è un aereo militare che può rappresentare una minaccia che sorvola il proprio spazio aereo, si abbatte. Questo prevedono le norme” ma questo non significa che “automaticamente” si dia il via a una un escalation. Ancora, aggiunge, “penso che la Russia stia aumentando queste provocazioni, anche con droni, per due ragioni: la prima è impedire che i paesi europei invino sistemi di difesa antiaerea in Ucraina. L’altra, banalmente, è che Putin – secondo me – cerca di spostare l’attenzione dal fallimento dell’offensiva estiva” visto che “il fronte non si è spostato” nella regione del Donbass e non solo. “La retorica sull’escalation con la Nato credo serva soprattutto a distogliere l’attenzione e l’opinione pubblica”, conclude Meloni.
Le reazioni delle opposizioni
Le parole di Meloni scatenato le opposizioni. Da Avs Nicola Fratoianni si rivolge direttamente alla premier: “Ma ti sei accorta che a Gaza e in Palestina è in corso non una guerra, ma un genocidio, una pulizia etnica e una deportazione?”. E Angelo Bonelli, deputato di Alleanza verdi e sinistra e co-portavoce di Europa verde, attacca: “Irresponsabile è un governo che continua a fornire aiuti militari a Israele senza sanzionare chi ogni giorno massacra donne e bambini. Basta bugie: Meloni venga in Parlamento a confrontarsi, invece di fuggire come ha fatto fino ad oggi”. Aggiunge Il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia: “Capiamo che la situazione è difficile ma le affermazioni della presidente del Consiglio da New York appaiono alquanto nervose e scomposte. Porti rispetto alle opposizioni che chiedono solo una presa di posizione chiara del governo sul massacro che l’esercito di Netanyahu sta compiendo a Gaza”.
E mentre los contro cresce, Pd, M5S e Avs stanno lavorando a una risoluzione comune da portare in aula giovedì prossimo in occasione delle comunicazioni del vicepremier Antonio Tajani. Una prima bozza del documento dovrebbe contenere il riconoscimento dello Stato di Palestina, il cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi nelle mani di Hamas, lo sblocco degli gli aiuti umanitari ai palestinesi, le sanzioni al governo israeliano e lo stop agli accordi commerciali con Netanyahu. Ma quasi certamente verrà aggiornato anche con l’evolversi del caso Flotilla. I più ottimisti nel Pd auspicano che alla fine anche le altre opposizioni (Azione, Iv e Più Europa) possano convergere su un unico testo, ma le distanze sul tema restano.
Il faro della maggioranza resta, invece, un riconoscimento dello stato palestinese condizionato alla liberazione degli ostaggi israeliani e all’esclusione di Hamas da Gaza. Una terza condizione potrebbe essere la reciprocità del riconoscimento tra Israele e Palestina. Anche in questo caso, però, non c’è ancora nessun testo definitivo.