La sala da pranzo, con un tavolo in noce americano degli anni ’60 e sedie in rattan italiano degli anni ’70, tutti di Serge Castella Gallery. Una lampada da terra Akari di Isamu Noguchi illumina la scena.
© Pablo ZamoraPochi pezzi, ma di grande impatto
L’ultimo piano, aperto e arioso, ospita la grande sala. Gli oblò rotondi, la grande vetrata originale in legno e la disposizione a tre vie fanno sì che la luce e l’acqua diventino parte dello spazio, trasformando l’interno in uno scafo di nave o in una cabina di sottomarino in procinto di essere sommersa: “Nelle foto non si vede, ma quando c’è una tempesta forte si prova una sensazione molto intensa, si può avere un senso di vertigine come se si fosse davvero in acqua”. L’arredamento è stato progettato con consapevole moderazione: “Non volevamo esagerare con le decorazioni, questo per far risaltare l’architettura. Abbiamo scelto pochi pezzi, ma di impatto”. Alcuni provengono dalla galleria di Castella, altri sono stati commissionati ad artisti e artigiani o selezionati per il loro legame materiale e geografico con il luogo.
In giardino, con il set di mobili da esterno Ivy, disegnato da Paola Navone per EMU.
© Pablo ZamoraIl legame diretto con l’ambiente
All’esterno, hanno ridotto le dimensioni della piscina per guadagnare spazio sulla terrazza, optando per una vita all’aperto più generosa e legata all’ambiente. L’isola della cucina è rivestita con piastrelle di La Bisbal, un tavolo in noce americano degli anni ’60 convive con sedie in rattan italiano degli anni ’70, lampade di Isamu Noguchi, un piatto di Picard Le Doux e una brocca di Jean Lurçat, tutti pezzi che si fondono naturalmente con le opere d’arte e le ceramiche di Luis Vidal (Alzueta Gallery).
La camera da letto, con un tavolino in ferro laccato bianco di Serge Castella, un arazzo francese di Roger Bezombes (1960), una lampada da tavolo di Darmod e un tappeto in erba sparto.
© Pablo Zamora
Specchi laccati degli anni ’70 e una testa in ceramica di origine italiana del 1960.
© Pablo ZamoraToni mediterranei
Anche i colori contribuiscono a questo sofisticato equilibrio. “Usiamo i toni del Mediterraneo: il blu del mare, il giallo del sole, il bianco della calce e il verde della vegetazione”, dicono Castella e Flinn. È una palette sobria, ma con una chiara forza emotiva. Non è un caso. Lo studio lavora alle case della zona da oltre vent’anni e la conoscenza del paesaggio e del suo patrimonio si traduce in un assoluto rispetto per il contesto. Vedere il valore di ciò che già esiste e non avere la necessità di trasformarlo è forse il modo più difficile di intervenire. E, allo stesso tempo, quello che meglio dimostra quanto il design possa amplificare l’essenziale senza cancellarlo.