Gian, Natale e Lorenzo sono i «Poeti di pianura» del documentario di Norma Colombero regista di numerosi lavori per la trasmissione «Geo» su Rai 3. Lei è di Centallo ma è più giusto definirla «cittadina del mondo». Nell’ottobre 2023 con telecamera al seguito si è mossa tra la pianura di Castelletto Stura e S. Biagio di Centallo incontrando i tre protagonisti. O meglio i suoi poeti. In una campagna dove l’aspetto bucolico è stato cancellato da colture intensive e industrie, l’incontro con Gian, Lorenzo e Natale è stato una boccata di ossigeno:
«perché con i loro gesti quotidiani ci mostrano che c’è qualcosa di diverso rispetto a quello che vediamo. E già per questo dovremmo ringraziarli»
Il documentario sarà trasmesso oggi da «Geo».
Ma cos’è che fanno vedere di diverso? Norma parte dalla radice greca della poesia che risiede nella parola «poiesis» derivata dal verbo «poiein» che significa fare, produrre, creare. I suoi poeti con il fare alleviano la tristezza di pianure desolate, squallide, in cui sono stati sconvolti antichi equilibri. Lo fanno con versi e rime che esprimono attraverso: alberi, fiori, animali.
L’autore di un bosco
Gian, ex ferroviere e «autore di un bosco», sulla sponda destra dello Stura, a Castelletto, cura un orto senza trattamenti chimici, e dove fanno bella figura disegni di fiori. Dopo il giardino delle rose e il percorso romantico, Gian aveva in mente altri progetti ma nel 2013 un tornado provoca ingenti danni al suo terreno: 6000 mq con 60 pioppi, lì da vent’anni. Spazzati via, tranne due. Nell’immediato Gian non sa cosa fare: dar vita ad un altro pioppeto? Vendere il terreno? O fare un bosco? Sceglie la terza soluzione partendo da alberi di Natale che dopo le feste sarebbero stati buttati via. Gian aiuta il bosco a crescere, lo cura ogni giorno e aspetta che diventi sempre più indipendente. Come fosse un figlio. E mentre in molti paesi e frazioni «Bosco» o «Boschetti» sono ormai solo più toponimi, da Gian il bosco è realtà e chiunque può godere della sua bellezza.
L’artigiano della saggina
Sulla sponda sinistra dello Stura, a San Biagio di Centallo, vive invece Natale, un passato da contadino e artigiano della saggina che continua a coltivare ai bordi dell’orto. Appena raccolta la sistema per farla essiccare. Poi con un bastone in legno, un fil di ferro e qualche chiodo crea scope molto apprezzate; sono ecologiche, resistenti e se si rompono possono essere riparate. Da anni la notte del 5 gennaio, le lascia davanti alla porta di case abitate da bimbi così il giorno dell’Epifania quando le trovano pensano sia passata la Befana.
Il «pastore errante»
Infine c’è Lorenzo, ex autista, «che mi ricorda un po’ “il pastore errante” di Leopardi» spiega la regista. Si muove seguito da un piccolo gregge controllato dai fedeli Freccia e Moretto, e porta a tracolla una sacca in iuta dove riporre gli agnellini nel caso una pecora partorisca durante questo «peregrinare» nella pianura industriale, perché spiega: «a me non piace andare al bar». Così come non va in vacanza «ci mando le pecore. Vanno in alpeggio perchè in estate qui fa troppo caldo, non ci sono più alberi che fanno loro ombra». I «Poeti di pianura» con i loro gesti, slegati dal «soldo», fanno la differenza.