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Il tribunale di Parigi ha condannato l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy a 5 anni di prigione, dopo averlo dichiarato colpevole di un’accusa chiave nel suo processo per presunto finanziamento illecito della sua campagna elettorale da parte del governo di Muammar Gheddafi. Sarkozy è stato dichiarato colpevole di associazione a delinquere in un complotto che va dal 2005 al 2007, volto a finanziare la sua campagna con fondi provenienti dalla Libia in cambio di favori diplomatici. Tuttavia, la Corte ha assolto l’ex presidente dalle altre tre accuse, tra cui corruzione passiva, finanziamento illecito della campagna elettorale e occultamento di appropriazione indebita di fondi pubblici: non è stata trovata la prova del trasferimento del denaro. In sostanza, Sarkozy avrebbe “lasciato fare” gli intermediari con lui condannati, e impegnati in trattative comunque illegittime, e non poteva non sapere dell’andamento e dell’esito delle trattative.

L’ordinanza di rinvio a giudizio, in vigore solo da febbraio 2020, consente al condannato di non essere condotto in carcere subito dopo l’udienza: sarà convocato il 13 ottobre davanti al giudice che pronuncia la sentenza per fissare una data per l’incarcerazione. Questa deve essere fissata entro un periodo non superiore a quattro mesi dalla data della condanna.

Se lo ritiene necessario, il tribunale può anche concedere all’interessato il tempo necessario per organizzare la sua successiva assenza professionale e familiare. Tuttavia, l’ordinanza di sospensione dell’internamento non consente alcun adeguamento della pena. In altre parole, Nicolas Sarkozy non può essere posto in libertà vigilata diurna, né sottoposto a un controllo elettronico, ad esempio.

Inoltre, quando l’ordinanza di sospensione dell’internamento è accompagnata da un’esecuzione provvisoria, come nel caso di Nicolas Sarkozy, l’appello non ha effetto sospensivo. Di conseguenza, anche se l’ex capo di Stato presentasse ricorso contro la sua condanna, verrebbe comunque incarcerato. L’ex presidente, avendo superato 70 anni, può richiedere immediatamente la libertà condizionale o il braccialetto elettronico, e non dovrà aspettare di aver scontato metà della pena: la concessione è però rimesssa alla libera valutazione del giudice e, soprattutto, si applica soltanto alle sanzioni definitive, non a quelle appellate. In caso di appello, Sarkozy non potrà quindi chiedere la conversione della sanzione. Con una piccola “finestra”: il presidente della Corte d’Appello potrebbe, su istanza dell’ex presidente, rimetterlo in libertà, contraddicendo però i giudici di primo grado. Secondo alcuni giuristi, Sarkozy rischia di passare comunque da due a tre anni in prigione.

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L’ex presidente: «Dormirò in carcere, ma con la testa alta. Ricorrerò in appello»

Sarkozy ha annunciato, uscendo dal tribunale, che farà appello contro la sentenza. «Se vogliono assolutamente che io dorma in carcere, ebbene – ha detto l’ex presidente – dormirò in carcere, ma con la testa alta. Io sono innocente. Questa ingiustizia è uno scandalo. Non ricuserò per qualcosa che non ho commesso. Naturalmente, farò appello».