Quando si fa una raccolta fondi bisogna essere chiari, diretti, ambiziosi. La federazione di rugby canadese lo è stata, quando a marzo ha lanciato “Mission: Win Rugby World Cup 2025” una campagna con l’obiettivo di finanziare la sua squadra femminile di rugby a 15 per aiutarla a raggiungere il massimo obiettivo possibile: vincere i Mondiali. La finale dei Mondiali si gioca domani, sabato 27 settembre, nello stadio inglese di Twickenham, davanti a oltre 80mila persone. Una squadra è l’Inghilterra: fortissima, imbattuta da 32 partite e con il vantaggio di giocare in casa; l’altra è il Canada.
Il Canada parte quindi senz’altro sfavorito, ma non spacciato. E una vittoria in finale sarebbe storica. Per il rugby femminile, dove ancor più che in quello maschile hanno vinto finora sempre le stesse squadre. E per lo sport canadese: «Qual è l’ultima volta che il Canada è stato campione mondiale in uno sport che non avesse a che fare con il ghiaccio?», ha detto Nathan Bombrys, a capo della federazione rugbistica canadese.
Nella classifica mondiale del rugby maschile (in cui l’Italia è decima) il Canada è 24esimo, dietro a Hong Kong e davanti allo Zimbabwe. Nel rugby femminile il Canada è secondo, dietro all’Inghilterra e davanti alla Nuova Zelanda, che ha battuto in semifinale 34-19, dopo 11 anni in cui la Nuova Zelanda aveva vinto tutte le sue partite ai Mondiali.
Il Canada femminile di rugby è così forte, e così più forte di quello maschile, per ragioni diverse. Anzitutto il rugby femminile è più recente e negli ultimi anni del Novecento la federazione canadese riuscì a intercettarne presto la crescita. In Canada il rugby femminile è diffuso a livello liceale e universitario, in genere come principale alternativa al football americano (o a quello canadese), ma anche come sport complementare e in parte propedeutico all’hockey su ghiaccio, altro sport molto fisico e “di contatto”.
In buona parte a causa della poca rilevanza in campo maschile, la federazione canadese deve però fare i conti con molti meno soldi rispetto a molte altre federazioni nazionali.
La raccolta fondi (o crowdfunding) “Mission: Win Rugby World Cup 2025” è stata creata per raccogliere un milione di dollari canadesi (pari a circa 600mila euro) utili a sostenere le spese per i Mondiali: è ancora aperta e sono stati raccolti quasi tutti. Hanno permesso di aumentare di circa il 25 per cento le spese di quest’anno: il budget iniziale, comunque tre volte più alto rispetto ai precedenti Mondiali, era infatti di circa un milione e mezzo di euro. La federazione inglese, per fare un confronto, ha entrate annuali di circa 200 milioni di euro.
«Anche dopo questa raccolta fondi continueremo comunque ad avere uno dei budget più bassi tra quelli delle squadre presenti ai Mondiali», aveva detto Bombrys ad aprile. I soldi sono serviti e serviranno a migliorare strutture e possibilità di allenamento, oltre che per pagare le trasferte e per aiutare le rugbiste in caso di infortuni. Le donazioni sono state migliaia: da tifosi e appassionati, ma anche da squadre e associazioni.
Circa la metà delle 32 rugbiste convocate per il Mondiale gioca in Premiership Women’s Rugby (PWR): il campionato semi-professionistico inglese, e il più importante al mondo per il rugby femminile. L’altra metà circa della squadra è composta invece da rugbiste non professioniste che alternano l’attività con la Nazionale con lo studio o con il lavoro. Una rugbista canadese che giocherà tutto l’anno con la Nazionale riceverà non più di 12mila dollari canadesi, che corrispondono a poco più di 7mila euro, come rimborso spese.
Come si intuisce dal fatto che mezza squadra gioca nel miglior campionato al mondo, il Canada femminile di rugby non salta fuori dal nulla. Pur non partecipando a tornei come il Sei Nazioni (dove giocano le migliori nazionali d’Europa) il Canada già organizzò i Mondiali femminile nel 2006 e arrivò in finale nel 2014, sempre contro l’Inghilterra, che vinse 21-9. Nella squadra che giocherà questa nuova finale contro l’Inghilterra ci sono inoltre diverse giocatrici che un anno fa, alle Olimpiadi di Parigi, hanno vinto l’argento nel rugby a 7. È diverso dal rugby a 15 giocato in questi Mondiali, ma nel Canada ci sono giocatrici che fanno entrambi ai massimi livelli.
L’Inghilterra è senz’altro favorita per la vittoria dei Mondiali. Negli ultimi due anni non ha perso nemmeno una partita e in questo stesso periodo le uniche partite perse dal Canada sono state quelle giocate contro l’Inghilterra. La distanza tra le due squadre sembra però sempre minore: nella loro partita più recente, giocata nell’ottobre del 2024, il Canada ha perso 21-12, ma era in vantaggio fino a 15 minuti dalla fine.
La giocatrice da conoscere – e una di quelle che probabilmente si farà più notare in finale – è senza dubbio la capitana Sophie de Goede, che ha 26 anni e gioca per le Saracens, una delle squadre migliori di PWR. De Goede è figlia di Hans e Stephanie, entrambi in passato capitani del Canada maschile e femminile di rugby. Nel rugby, non solo femminile, è difficile trovare giocatori o giocatrici altrettanto complete ed efficaci.
De Goede gioca come terza linea centro (o “numero 8”): un ruolo di fisicità e potenza, che richiede tra le altre cose di prendere parte alla mischia chiusa, il momento di più contatto più intenso tra due squadre. È stato il ruolo dell’italiano Sergio Parisse, alto quasi due metri. Oltre a eccellere nelle tante abilità richieste da questo ruolo, su un campo di rugby de Goede (alta 1 metro e 83 centimetri) sa fare di tutto, quasi tutto molto bene: è rapida e robusta, utilissima in difesa ed elegante in attacco; in più, cosa piuttosto inconsueta per una numero 8, calcia anche tra i pali. È insomma fondamentale per la sua squadra e un bel grattacapo per quelle avversarie, visto che in molte fasi di gioco dà l’idea di poter calciare, correre per diversi metri con la palla in mano o passarla con creatività e precisione. «Sembra creata a computer» ha scritto ESPN.
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