Come da previsioni, il voto sulla vendita dello stadio di San Siro è rimandato a lunedì 29 settembre, quando si andrà avanti a oltranza, fino alla votazione della delibera e relativi emendamenti (per ora una quarantina, ma aumenteranno). Con un occhio alla mezzanotte tra il 30 settembre e il 1° ottobre, quando scadrà la proposta d’acquisto di Inter e Milan, per avere il tempo di procedere con la creazione della società che acquisterà materialmente lo stadio e procedere col rogito prima del 10 novembre, quando scatterà il vincolo culturale sul secondo anello.
Lunedì, in seconda convocazione, saranno sufficienti 15 consiglieri in aula per “validare” seduta e voto: giovedì sera è stato fatto cadere il numero legale e lunedì la seduta sarà in “seconda convocazione”. Un escamotage tecnico che, per alcuni, dovrebbe rendere più semplice l’approvazione.
Giovedì, in primo luogo, è stata tentata una sospensiva (respinta), che sarebbe servita anche a non abbassare il numero legale lunedì prossimo. La segreteria del Comune ha dato per licenziata dalle commissioni la delibera, sebbene alcune non l’avessero fatto, e questa è parsa ad alcuni una forzatura illegittima. Ma la sospensiva è stata motivata anche per studiare meglio la delibera e magari convocare altre commissioni nel weekend.
Emendamento antimafia
Il vero nodo, però, è stata la commissione antimafia della mattinata, di cui parleremo anche oltre, con i dubbi espressi dal presidente del Comitato legalità antimafia Nando Dalla Chiesa sull’opacità dei beneficiari reali dei due club e del fatto che il Comune non potrebbe avere il controllo su eventuali operazioni societarie. Le nette parole di Dalla Chiesa hanno preoccupato molti in maggioranza e, da quel che si è capito, la giunta lavorerà per concordare un emendamento sul punto.
Il conteggio dei voti
I giochi non sembrano decisi. I contrari nelle file della maggioranza continuano a essere 7 o forse 8, i favorevoli 24 o 25. Se i 17 consiglieri d’opposizione saranno tutti schierati per il no, come i loro interventi in aula (molto critici) fanno intendere, sarebbe determinante la scelta finale di Marco Fumagalli, capogruppo della Lista Sala, unico dato al momento per incerto. Se voterà no, i no saranno 25, e 24 i sì. Al contrario, se voterà sì, porterà i sì a 25 facendo scendere i no a 24.
Ma questo vale se saranno tutti presenti. In realtà, da entrambe le parti si fa affidamento (o si teme) che vi siano defezioni dell’ultimo momento, che scompaginerebbero i calcoli. Insomma, le previsioni sono complicate.
D’altronde, è stato ormai detto tutto ciò che si poteva dire. Anche per questo, forse, la relazione iniziale (fischiata e contestata) di Anna Scavuzzo, vice sindaca, che si è presa in carico la questione dello stadio dopo le dimissioni estive, causa inchieste sull’urbanistica, dell’ex assessore Giancarlo Tancredi, è stata la più scarna che si ricordi, almeno per le delibere così importanti.
Quell’incontro tra club e consiglieri
Poi è iniziato il fuoco alle polveri. A ogni consigliere sono stati dati 10 minuti, e li hanno sfruttati soprattutto i contrari. Tra i primi a parlare Carlo Monguzzi (Europa Verde), e ha affondato diversi colpi. Ha ricordato la chat in cui l’ex assessore Tancredi, parlando col direttore generale Christian Malangone, proponeva un incontro con Bonomi, Mark (Van Huuksloot) e qualche consigliere comunale per preparare un ordine del giorno sulle richieste del consiglio comunale ai club. “Questa delibera recepisce i desideri delle squadre: questo volevano, questo è stato concesso. Beppe, te lo dico con il cuore. Un sindaco di sinistra non avrebbe fatto questa cosa”. Più tardi, con Michele Mardegan di Fratelli d’Italia, è arrivata l’eco: “Stiamo votando una speculazione finanziaria. I club dicono che non avrebbero mai ristrutturato? Allora stiamo facendo la loro volontà per consentire loro di guadagnare più soldi. La sinistra che conoscevo sosteneva tesi diverse. Ora ciò che le interessa è far sì che le multinazionali abbiano i maggiori guadagni possibili”.
Compensazioni in 50 anni
A rappresentare la sinistra, ecco Tommaso Gorini, capogruppo di Europa Verde: “Da una parte abbiamo tutto il potere del mondo, Marotta che va in tv a preannunciare le cavallette se questa delibera non passerà, le squadre che spenderanno meno di quanto hanno speso nel mercato estivo. Dall’altra parte noi, con le nostre forze e il nostro studio, i comitati, i cittadini, amore per la città, per la politica, per la democrazia”. Enrico Fedrighini, del gruppo misto, rivelando un documento finora mai reso pubblico: “I club considerano il nuovo tunnel Patroclo e il nuovo verde nell’area rispondenti alle opere per il quartiere circostante” che erano state chieste dal consiglio comunale: “Un livello di presa in giro senza precedenti”. Mentre diventerà “un gravissimo precedente” permettere le compensazioni ambientali in 50 anni.
Interessi privati “fatti passare per pubblici”
Ancora, Francesca Cucchiara di Europa Verde: “Le alternative c’erano, non le avete volute perseguire. Avevamo proposto un bando per raccogliere manifestazioni d’interesse anche allargato a soggetti diversi, avete detto di no per non spaventare i club. Dopo tutto quello che è successo con le inchieste, anziché dare più spazio alla politica, la parte più mortificata, di nuovo le state togliendo spazio per schiacciarvi sugli interessi privati, facendoli passare per interessi pubblici”.
Il Piano delle alienazioni
Pochi i consiglieri di maggioranza favorevoli all’operazione intervenuti nel dibattito. Tra questi, per dovere di rappresentanza, Beatrice Uguccioni, capogruppo del Pd, che ha ricordato “sei anni di discussione” con le condizioni (accettate dai club) in due diversi ordini del giorno. Ma ha anche ricordato che San Siro e le aree circostanti erano state inserite nel Piano delle alienazioni (in cui si parla di vendita o di cessione del diritto di superficie), insieme a tanti altri luoghi o immobili della città. “Chi oggi si erge a paladino e custode della verità, ed è contrario alla vendita della grande funzione urbana di San Siro che comprende lo stadio, ha votato non una ma due volte questo documento”.
Milan “a un passo da San Donato”
Uguccioni ha poi difeso sé stessa (e tutti i favorevoli alla vendita) dall’accusa di fare il gioco delle squadre: “Semplicemente non giochiamo d’azzardo, che vuol dire far finta di non sapere che c’è un accordo di programma” del Milan per l’area di San Donato Milanese: “Basta parlare con qualcuno che abita là”. Come a dire, se non vendiamo lo stadio e l’area a Inter e Milan, loro vanno altrove. E altrove vuol dire “un impatto ambientale molto significativo, perché si andrebbero a realizzare uno o due stadi in un’area poco infrastrutturata e nel Parco Sud”.
Investire nella città
Ma quello che Uguccioni ha definito “il tema fondamentale” è l’uso delle risorse ricavate dalla vendita. “Devono essere investite nel quartiere e nella città, con la manutenzione delle case popolari e gli impianti sportivi”. Quartiere, edilizia residenziale pubblica, piscine: il “trittico” indicato la sera precedente dalla direzione regionale del Pd. E infine un abbozzo sulle infiltrazioni mafiose, toccate nell’ultima commissione di giovedì mattina: “È un rischio che si corre ogni volta che si fanno investimenti. L’importante è che vengano attivate tutte le misure di controllo”.
Anche il Leoncavallo dice “no”
A quasi quattro ore dall’inizio della seduta, caduto il numero legale, tutti a casa. Fino a lunedì quando si tornerà in aula e si andrà avanti a oltranza. Fuori dal palazzo ci sarà una protesta. Ne prenderà parte anche il Leoncavallo, sgomberato ad agosto da via Watteau: “Parlano di operazione, ma si tratta di svendita, sconti miliionari concessi a società private già strapiene di capitali e debiti ripuliti sulla pelle di tutti”, si legge in una nota del centro sociale dove si cita il prezzo di vendita (197 milioni) e la deduzione per compartecipazione alle spese di 22 milioni. “Con le cifre in gioco, il Comune potrebbe ristrutturare 500 case popolari, mettere in sicurezza scuole, aprire nuove biblioteche, riqualificare le piscine pubbliche”. Al contrario, al Leoncavallo “viene proposto di partecipare a un bando con spese milionarie per fare ciò che dovrebbe fare il Comune, cioè bonificare un suo spazio dall’amianto. Un’evidente sproporzione di cifre, metodo e contenuto”.
I dubbi di Dalla Chiesa
Tra le poche novità della seduta di giovedì, rispetto al dibattito di questi anni, gli accenni alla commissione antimafia della mattinata, dove Nando Dalla Chiesa, che presiede il Comitato legalità e antimafia, aveva avvertito tutti sulla difficoltà a individuare i “beneficiari ultimi” di Milan e Inter e di conseguenza chi potrebbe avvantaggiarsi dell’eventuale (ma data per scontata) rivendita del comparto dopo l’acquisto. E il punto è sembrato in fondo proprio questo, secondo la sintesi che ne ha dato Manfredi Palmeri, consigliere di centrodestra: “La domanda non è stadio sì o stadio no, ma volete vendere l’area più redditizia di Milano a queste condizioni?”.
Lunedì (o forse martedì mattina) sapremo se il consiglio comunale risponderà sì o no.