È ormai certo che il titolo mondiale 2025 di MotoGP andrà a un Marquez. Al 99,9% sarà Marc, il quale può teoricamente essere scavalcato solo dal fratello Alex (distante 182 punti quando ne restano 222 a disposizione). Di sicuro, l’Iride non andrà a Francesco Bagnaia, laureatosi campione nel 2022 e 2023.

Dunque, comunque vadano le cose, Ducati festeggerà il quarto successo consecutivo nel Mondiale piloti con tre centauri differenti, poiché al già citato Pecco è succeduto Jorge Martin (2024). Quest’anno, come detto, vincerà El Trueno de Cervera o il di lui hermano menor. La dinamica merita di essere approfondita.

Quante volte, questa situazione, si è presentata nella storia del Motomondiale? Ossia, è già capitato che un’azienda vincesse almeno 3 titoli piloti di fila con altrettanti uomini diversi? Non si tratta di un fatto banale, presuppone A) una supremazia duratura da parte di una Casa e B) che essa non sia personalizzata in un centauro.

Ebbene, vi è un unico precedente, ma risale all’inizio degli anni ’60 e riguarda un’altra moto italiana, la MV Agusta. Precedente de facto, ma non de jure. Nel 1960 il Mondiale andò a John Surtees, nel 1961 a Gary Hocking e nel 1962 a Mike Hailwood. Tutti e tre su MV Agusta, appunto. Con un enorme però.

Erano tempi di crisi acuta per le grosse cilindrate sul mercato motociclistico europeo e la società lombarda uscì dal Motomondiale al termine del 1960 (quando peraltro Surtees si ritirò per trasferirsi in Formula 1), rientrando poi nel 1962. Il titolo vinto dal rhodesiano venne conquistato con la scritta “Privat” sulla moto, proprio per evitare qualsiasi riferimento alla Casa.

Non si può assolutamente assimilare il trionfo di Hocking a quello di Martin, perché quest’ultimo – pur essendo inserito in una struttura satellite – non era certo un privato. Aveva in tutto e per tutto il trattamento di un centauro ufficiale. Semplicemente, non era nel Factory Team.

Comunque, se guardiamo al mezzo, Ducati sta per ripercorrere le orme di MV Agusta, che in 500cc instaurò un dominio pressoché totale lungo tre lustri abbondanti (dal 1958 al 1974). È tuttavia significativo quanto sta accadendo, perché nessuna azienda giapponese è stata in grado di fare altrettanto.

Honda, Yamaha, Suzuki hanno tutte goduto di momenti in cui sono state dominanti (soprattutto la prima e la terza), ma non hanno avuto modo di festeggiare tre Mondiali consecutivi con tre centauri diversi, una situazione che esalta la supremazia tecnica di un’azienda più del singolo.

Considerando come nel 1963 abbia rivinto Hailwood, per Ducati la grande “sfida” sarebbe imporsi nel 2026 con un quarto uomo differente (uno tra Alex Marquez, Fermin Aldeguer, Franco Morbidelli e Fabio Di Giannantonio). Impossibile? Diciamo che nulla sul piano ipotetico è impossibile, ma le probabilità che questo avvenga sono pari a quelle di non vedere Marc Marquez campione nel 2025…