A pochi giorni dall’inizio di ottobre, il momento del calendario che da anni ricorda l’importanza della prevenzione del tumore al seno alle donne di tutto il mondo, uno studio svedese dà un motivo in più per non saltare l’appuntamento con la mammografia. In particolare se è la prima: non presentarsi al primo invito per lo screening sembra infatti associato a una maggior rischio di morire per la malattia nel corso dei futuri decenni.

La newsletter di Oncodonna

29 Novembre 2024

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Lo studio

Lo studio, condotto da ricercatori del Karolinska Institutet e pubblicato sul British Medical Journal, ha preso in esame oltre 430 mila donne di Stoccolma invitate per la prima volta allo screening mammografico tra il 1991 e il 2020. Di queste, circa un terzo (32%) non ha risposto a questa prima chiamata. Le percentuali di donne che si sono ammalate di tumore al seno sono state più o meno le stesse tra chi partecipato e chi no (7,8% e 7,6%, rispettivamente), ma la mortalità legata alla neoplasia risulta significativamente più alta tra le non partecipanti: quasi 10 decessi ogni mille donne contro 7, e cioè un aumento del 40?% del rischio relativo. In chi aveva rifiutato il primo invito, infatti, il tumore è stato più spesso diagnosticato in stadio avanzato, ossia in stadio III (+1,53 volte) o in stadio IV (+3,6 volte).

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Un “modello comportamentale”

La mortalità più alta per cancro al seno non è quindi dovuta a una maggiore probabilità di ammalarsi (come era ovvio supporre), ma a una diagnosi più tardiva. Ma perché? Qui sta la scoperta “chiave” dello studio svedese: la mancata partecipazione al primo screening mammografico non sembra essere un evento isolato, ma l’inizio di un modello comportamentale a lungo termine, scrivono i ricercatori. I dati raccolti nel corso degli anni successivi indicano infatti che le donne che non avevano partecipato al primo invito sono state in genere meno propense a partecipare anche agli screening successivi. In media, nel corso del follow up, hanno eseguito 4,77 mammografie, rispetto alla media delle altre donne di 8,74.

Interventi mirati

Ovviamente lo studio ha dei limiti, primo fra tutti il fatto di essere di tipo “osservazionale”, quindi non consente di stabilire causalità diretta. Potrebbero esserci fattori non misurati che concorrono al fenomeno osservato. Ma ciò non toglie che il primo appuntamento mancato potrebbe diventare un indicatore pratico, come sottolineano gli autori dello studio. Anche perché questa maggiore mortalità è modificabile, il che “giustifica interventi mirati per aumentare l’aderenza allo screening mammografico per coloro che non hanno partecipato al primo invito”.

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Un indicatore utile per i sistemi sanitari

Anche gli autori dell’editoriale che accompagna lo studio sono dello stesso avviso: la decisione di presentarsi al primo invito ha un valore simbolico e pratico che va ben oltre quel momento. Un alert precoce, utile ai sistemi sanitari per identificare un gruppo a maggior rischio su cui concentrare interventi personalizzati. Come reminder, telefonate, o sistemi automatici per fissare una nuova data. Una strategia che trasformerebbe l’invito iniziale in una “porta d’ingresso” alla prevenzione proattiva a lungo termine, da mettere in atto prima che le donne si allontanino definitivamente dallo screening.

Un ultimo aspetto, infine: la possibilità di studiare le motivazioni di chi non partecipa al primo invito, attraverso sondaggi o interviste, per cogliere barriere reali (culturali, organizzative, percezioni) e mettere in campo soluzioni ad hoc.