L’INAIL, con la scheda informativa “Le malattie psichiche sul lavoro“, pubblicata in data 8 settembre 2025, ha fatto luce su dati e tendenze relativi alle malattie psichiche correlate al lavoro, per un ripensamento delle politiche di prevenzione e tutela della salute mentale. La scheda fornisce una panoramica dei dati disponibili sulle malattie psichiche sul lavoro partendo dagli archivi INAIL di denunce e indennizzi e utilizzando le informazioni fornite dai sistemi Malprof e Marel.
Le malattie psichiche causate da condizioni stressanti o traumatiche in ambito lavorativo rientrano tra le patologie professionali non tabellate, la cui origine lavorativa dev’essere dimostrata dal lavoratore. La nuova scheda informativa del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’INAIL sottolinea la complessità della diagnosi e del riconoscimento di tali malattie, a causa della rigidità dei criteri diagnostici e delle difficoltà nel distinguere tra fattori lavorativi e personali, ma vi è sicuramente anche una sotto denuncia di queste malattie: infatti, il Rapporto mondiale del 2022 della World Health Organization sulla salute mentale stima che il 15% degli adulti in età lavorativa presenti un disturbo mentale.
Nel quinquennio 2019-2023, l’INAIL ha ricevuto 2.047 denunce per malattie psichiche, ma ha riconosciuto solo il 7,3% dei casi. A titolo comparativo, le patologie non psichiche nello stesso periodo hanno ottenuto un tasso di riconoscimento del 47,1%: questi dati evidenziano la tipicità delle malattie psichiche, non facilmente diagnosticabili e la cui origine lavorativa è di difficile individuazione.
Tra le patologie più frequentemente associate allo stress lavoro-correlato figurano i disturbi dell’adattamento, il disturbo acuto da stress e il disturbo post-traumatico da stress. Particolarmente rilevante è anche il ruolo delle molestie e violenze, come mobbing e bossing, che possono sfociare in patologie psichiatriche gravi.
Meritevoli di attenzione sono anche i dati che riguardano la frequenza delle malattie psichiche in relazione al genere, all’età, alle attività e alle professioni che hanno più contatto con l’utenza.
L’analisi settoriale evidenzia come i comparti più coinvolti siano l’assistenza sanitaria (11,8%), il commercio al dettaglio (9,8%) e la Pubblica amministrazione (6,3%). Le professioni maggiormente interessate includono medici, infermieri, portantini, commessi e impiegati amministrativi. Il Prr (Proportional reporting ratio) ha mostrato forti associazioni tra malattie psichiche e ambiti specifici, come banche e fondi d’investimento, call center e Pubblica amministrazione, confermando la necessità di approfondire gli specifici fattori di rischio psicosociale in questi settori.
Lo studio del Dimeila conclude sottolineando l’urgenza di migliorare la sorveglianza sanitaria, sensibilizzare i medici competenti affinché sappiano cogliere i sintomi precoci di disagio psichico e potenziare la comunicazione tra medico e lavoratore e offrendo alcuni consigli per prevenire le patologie psichiche in ambito lavorativo.
Per il benessere organizzativo sul luogo di lavoro possono essere scelte misure tecniche organizzative e procedurali volte al miglioramento delle politiche aziendali di comunicazione, non solo tra lavoratore e medico competente, ma anche con tutte le figure che declinano salute e sicurezza negli ambienti di lavoro. La disponibilità e l’analisi dei dati anonimi collettivi ex art. 35, D.Lgs. n. 81/2008, ad esempio, può rappresentare una delle strategie per la programmazione di interventi mirati ed efficaci.
Ulteriore elemento chiave potrebbe essere l’informazione adeguata e comprensibile ex art. 36, D.Lgs. n. 81/2008, in relazione alle problematiche relative alla salute mentale.
Infine, l’Istituto evidenzia che la tutela della salute mentale sul luogo di lavoro richiede un approccio che integri politiche organizzative, programmi di benessere e supporto all’individuo. I recenti documenti Who-Ilo (International Labour Organization) e della Siml (Società Italiana della Medicina del Lavoro) sottolineano l’importanza di tutelare la salute mentale nei luoghi di lavoro attraverso interventi organizzativi mirati alla prevenzione dei rischi psicosociali, formazione dei datori di lavoro e dei lavoratori sulla promozione della salute mentale e supporto all’inclusione dei lavoratori con disturbi mentali (reinserimento al lavoro, accomodamento ragionevole).