di
Aldo Simoni

Evelina Sgarbi ha inoltrato al giudice civile un’istanza affinché sia nominato un amministratore di sostegno per il padre, convinta che non sia più in grado di seguire i propri interessi. La madre di Alba: «Tante cose non vere su Vittorio»

«Mia sorella Evelina sta esagerando. Come fa a parlare, se non sa nemmeno come sta nostro padre? Veramente non la capisco». Alba Sgarbi, 26 anni, da Tirana, dove risiede con la madre (la cantante lirica albanese Kozeta) è un fiume in piena. La convocazione presso il Tribunale di Roma è stata, per lei, del tutto inaspettata. Una iniziativa di Evelina, che ha inoltrato al giudice civile un’istanza affinché sia nominato un amministratore di sostegno per il padre Vittorio, convinta che l’ex sottosegretario «non sia più in grado di seguire i propri interessi» dopo la lunga malattia, per depressione, che lo ha costretto a lungo in ospedale. 

«Non si può giudicare la salute di un padre – prosegue Alba – vedendolo una sola volta, in ospedale, al Gemelli, per 5 minuti, ad aprile. Le sue accuse sono completamente fuori misura». 



















































Quando ha saputo della convocazione in Tribunale, ha chiamato Evelina? 
«No, non le ho telefonato e nemmeno lei ha cercato me. Neppure mi ha chiamato per sapere come stesse papà, perché io ero, e sono, la più informata. Sono stata più di sei volte a Roma per restare con lui. E ogni volta mi fermavo per vari giorni. Ho preso un appartamento in affitto, vicino al Gemelli, per stargli vicino più tempo possibile». 

Suo padre ha appena annunciato che sposerà Sabrina Colle, l’attrice e modella, di 52 anni, che dal 1998 gli è vicino. 
«Si, e ne sono contenta. Anzi, doveva sposarla prima. Sabrina è stata con lui giorno e notte in ospedale. Non l’ha mai lasciato in tutti questi mesi. Ed era proprio papà che la cercava, che la voleva al suo fianco in ogni istante. Non hanno certo deciso gli altri per lui». 

Da quando non sente suo padre? 
«Lo sento spessissimo. Sono in continuo contatto con lui. Non è vero che non risponde al telefono, perché noi ci sentiamo regolarmente, così come risponde agli amici. Ecco perché posso affermare che oggi sta molto meglio rispetto a qualche mese addietro». 

Da quando non lo vede? 
«Da due mesi. Non sono potuta tornare prima perché, recentemente, è morta mia nonna (la madre di Kozeta) che mi ha cresciuto, qui in Albania». 

Dunque vive stabilmente a Tirana? 
«Sono rientrata perché ho appena finito un master a Oxford in Comunicazione, ed ora vivo tra l’Italia e l’Albania». 

Il 28 ottobre, in Tribunale, a Roma, ci sarà? 
«Certo. Sarà l’occasione per comunicare di più sia tra di noi che con papà. Spero in un accordo». 

Però suo padre dice che Evelina lo ha trascinato in Tribunale perché è esosa, perché non le basta quello che ha. 
«Devo dire che papà ha sempre sostenuto, noi figli, regolarmente. E’ un padre molto affettuoso che ci ha seguito anche da lontano. Ci ha sostenuto ed aiutato in ogni momento, in base alle esigenze di ognuno di noi. A me ha dato un po’ di meno perché, qui in Albania, le spese sono più basse che in Italia. Ma ogni mese, puntualmente, ci versa il mantenimento». 

Ma allora perché Evelina ha intrapreso la strada del Tribunale? 
«Credo che abbia subìto pressioni esterne». 

E di questo ne è convinta anche Kozeta (madre di Alba) che aggiunge: «Vittorio ha avuto una vita straordinaria, con tanti amici. Ma anche con tanti nemici. Sono state dette, su di lui, tante cose non vere, infamanti. La depressione ne è stata una diretta conseguenza». 

Kozeta (“Cosetta” la chiama lui) è rimasta in ottimi rapporti con Vittorio. «Quando l’ho visto in ospedale, era magrissimo. Mangiava poco o nulla. Oggi è rinato». 

Su di lei, sono state scritte parole infelici, che è andata a letto con Vittorio perché suo marito era impotente. 
«Si, le ho lette. E sono tutte falsità. Io ho conosciuto Vittorio alla fine di un mio concerto nell’aula di Montecitorio. Me ne innamorai subito. Poi, in Albania, io e mio marito fummo coinvolti in un drammatico incidente stradale e lui finì in rianimazione. E’ stato in coma per un anno, poi è morto. Tra l’altro mio marito aveva già un figlio con una sua precedente compagna. Quindi, come vede, ho letto solo cose infamanti». 

Strano destino quello di Sgarbi, il critico d’arte più famoso d’Italia. L’uomo che per decenni ha sfidato tutto e tutti, che ha tuonato contro colleghi, politici, giudici, oggi si trova a gestire un rapporto familiare lacerato e, al tempo stesso, a difendere la propria autonomia. Nella speranza che non intervenga un amministratore di sostegno. Lo deciderà il giudice il 28 ottobre.


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26 settembre 2025 ( modifica il 26 settembre 2025 | 18:38)