Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, annuncia tramite il suo social network Truth, nuovi dazi a partire dal 1° ottobre, fino al 100% sui farmaci, del 25% su tutti i camion pesanti prodotti fuori dagli Usa, del 30% sui mobili imbottiti e del 50% sui mobili da cucina, i lavandini da bagno e i prodotti correlati. Questa volta Trump sta imponendo dazi usando la Sezione 232 del Trade Expansion Act, anche perché a livello giuridico non c’è ancora il giudizio della Corte Suprema degli Stati Uniti. Questa ha infatti accolto il ricorso di Trump, fissando un’udienza d’urgenza per novembre e il nodo da sciogliere è se il Presidente Usa avesse la facoltà di imporre dazi ai partner commerciali, senza passare per il Congresso, visto che due tribunali hanno invece ritenuto illegittima l’azione di Trump. La tempistica accelerata prevede che i giudici si riuniscano per la discussione orale nella prima settimana di novembre. Questa volta, l’escamotage usato è la Sezione 232 che consente invece all’Amministrazione Trump di imporre tariffe senza l’azione del Congresso, se le importazioni sono considerate una minaccia alla sicurezza nazionale.

Gli ultimi dazi annunciati dal presidente americano non dovrebbero però colpire l’Unione europea. Il portavoce della Commissione ha infatti precisato come l’accordo di luglio stabilisca che

«gli Stati Uniti intendono garantire tempestivamente che l’aliquota tariffaria, composta dalla tariffa Npf (nazione più favorita) e dalla tariffa imposta ai sensi della Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, applicata ai prodotti originari dell’Unione Europea soggetti alle misure della Sezione 232 su prodotti farmaceutici, semiconduttori e legname, non superi il 15%».

Si tratta di un «massimale chiaro». Dopodiché ha aggiunto che la Ue e gli Usa «continuano a impegnarsi per l’attuazione degli impegni della dichiarazione congiunta, esplorando al contempo ulteriori ambiti per esenzioni tariffarie e una cooperazione più ampia». Il riferimento è al vino e al comparto dell’acciaio.

Restando focalizzati su quest’ultimo punto, la Commissione dovrebbe imporre, nelle prossime settimane, dei dazi difensivi proprio sull’acciaio e sui prodotti da esso derivati provenienti dalla Cina, compresi tra il 25 e il 50%. Lo afferma il quotidiano finanziario tedesco Handelsblatt, citando alti funzionari europei. Ma non finisce qui, perché parallelamente l’Ue starebbe anche pianificando di vincolare l’assegnazione degli appalti pubblici a regole di tipo “Buy European”. Questo significa che metropolitane, ponti e linee ferroviarie dovranno, in futuro, essere costruiti con acciaio verde europeo.

Le grandi imprese e le società di noleggio auto dovranno inoltre essere spinte, tramite quote, a preferire auto elettriche europee per le proprie flotte. 

Le ultime mosse di Trump e i paesi colpiti

«Imporremo un dazio del 100% su qualsiasi prodotto farmaceutico di marca o brevettato, a meno che un’azienda non COSTRUISCA il suo stabilimento farmaceutico in America», ha scritto Trump in un post su Truth Social. In un post separato, Trump ha poi anche annunciato dazi del 25% su «tutti i camion pesanti prodotti in altre parti del mondo». Il presidente ha spiegato che le nuove tariffe doganali sui camion pesanti sono stati motivati da «molte ragioni, ma principalmente dalla sicurezza nazionale». Gli annunci del Presidente Usa non sono però finiti perché sempre dal suo social network ha scritto: «Applicheremo un dazio del 50% su tutti i mobili da cucina, i lavandini da bagno e prodotti correlati», a partire dal primo ottobre, e «un dazio del 30% sui mobili imbottiti». Tariffe imposte visto che, secondo i dati della Commissione Usa per il Commercio Internazionale, nel 2022 le importazioni, principalmente dall’Asia, hanno rappresentato il 60% di tutti i mobili venduti, incluso l’86% di tutti quelli in legno e il 42% di tutti i mobili imbottiti. Percentuali non compatibili con l’obiettivo di rilanciare l’industria manifatturiera attraverso politiche protezionistiche. Da sottolineare inoltre come la nuova offensiva tariffaria sta riaccendendo i timori di inflazione negli Stati Uniti.

Farmaci, Svizzera e Singapore i più colpiti

Focalizzandoci sui farmici e i dazi fino al 100%, il paese che più sarà colpito da queste nuove tariffe sarà la Svizzera. Secondo i dati dell’US Census Bureau, nel 2024 gli Usa hanno importato farmaci per 21,7 miliardi di dollari dalla Svizzera. Da sottolineare però che l’annuncio di Trump, secondo cui i dazi non si applicheranno alle aziende che intendono effettuare nuovi investimenti negli Stati Uniti, significa che i giganti farmaceutici come Roche, Novartis e AstraZeneca dovrebbero essere esentati, dati i loro piani di investimento.

Altro paese che subirà un forte contraccolpo sarà Singapore con un export pari a 19,3 miliardi di euro. Anche il Regno Unito potrebbe essere colpito da queste nuove tariffe, ma non è ancora del tutto chiaro. Nel suo accordo commerciale con gli Usa si menzionava il fatto che si sarebbero prese in considerazione tariffe speciali nel caso ci fossero stati nuovi dazi legati alla Sezione 232. Il problema è che al momento non è stata ancora concordata alcuna tariffa formale.

Sui camion, Messico e Cina i più colpiti

Per quanto riguarda invece i camion, i più colpiti saranno il Messico, con export nel 2024 verso gli Usa pari a 50,5 miliardi di dollari, il Canada (9,8 miliardi di dollari) e la Cina (1,2 miliardi di dollari).

Nelle prossime settimane sono inoltre previsti altri dazi sulle importazioni critiche, compresi i semiconduttori e i minerali critici. Il suo governo ha anche avviato indagini sulle importazioni di robotica, macchinari industriali e dispositivi medici che potrebbero avere effetti ad ampio raggio per i produttori nazionali.

Riproduzione riservata