MESTRE (VENEZIA) – «La verità è che siamo pieni di immigrati che, giustamente, fanno figli. La scuola pubblica non è sotto la gestione del Comune, ma andrò a parlare con la preside, con i docenti, per capire perché ci sono insegnanti che devono svenarsi per dire ai bambini che devono mettersi le mutande. Se è così beh, è una cosa che interessa tutti. Siamo apertissimi all’integrazione, ma tocca a loro rispettare le nostre regole». Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro commenta così il caso della scuola “Cesare Battisti” di Mestre, dove su 61 bambini iscritti alla prima, solo uno è italiano.
«Qui si usano le nostre tradizioni»
Il Comune non ha competenza sulle iscrizioni: «Non posso imporre agli italiani di andare a iscriversi a una scuola di stranieri», dice Brugnaro. Ciò non toglie però che dovrebbero valere «le stesse condizioni per poter spiegare ai bambini i programmi scolastici e far sì che questi capiscano l’italiano, altrimenti che razza di integrazione stiamo facendo?». «Mio figlio – aggiunge Brugnaro – ha avuto tutti gli stranieri a scuola, i miei li ho tirati su proprio a “pane e sberle” (ironizza, ndr) e gli è andata bene. Però questo non vuol dire che accettiamo supinamente queste cose. Io ai miei, ai ragazzi, dico, imparate a difendervi, imparate a svegliarvi, a sapere le lingue, informatica, sport, competizione». Un tema che fa riflettere e che ha portato il primo cittadino a spaziare anche sul fronte dell’immigrazione, partendo dalla richiesta di salvaguardia per la cultura italiana, «che deve essere rispettata anche nelle cose minime», portando magari più attenzione a come si accolgono gli stranieri. «Non possiamo concedere le cittadinanze come se niente fosse». E ancora: gli insegnanti fanno fatica a dire ai bambini di andare «a lavare le mani perché forse non sono abituati. Questa roba qua non può passare. Bisogna che insegniamo le nostre tradizioni e che non possono usare le loro, qui si usano le nostre».